Il Laboratorio

Affilare gli attrezzi da taglio

In questo articolo vedremo le tecniche e gli strumenti utili per affilare gli attrezzi da taglio del nostro laboratorio.

Le pietre per affilare

Gli strumenti necessari per l’ affilatura sono le note pietre abrasive, dette coti. Si tratta quasi sempre di oggetti artificiali, conglomerati di polveri abrasive, né più né meno delle mole rotative. Ve ne sono di molti tipi in commercio. Il più delle volte le coti piatte che si trovano più facilmente sono a doppia faccia: un lato molto ruvido, di gradazione circa 200, mentre l’altro è di gradazione media, circa 500. Queste gradazioni si possono genericamente definire, rispettivamente, grossa e media. Nelle altre pagine si citerà anche l’uso della cote fine, con gradazione 6000.

Striscia di cuoio per affilare

È una cote di difficilissima reperibilità e, nell’uso, può essere sostituita dalla comune striscia di cuoio per affilatura. Mentre le coti si usano bagnadole con acqua, il cuoio abbisogna di un apposita pasta lubrificante.

Con l’uso, le coti si usurano non uniformemente, perdendo di planearità. A questo si rimedia appiattento la cote con l’uso di una tela vetrata di grana più grossa di quella della cote stessa.

Cote

Noi tutti conosciamo, almeno per averla vista su qualche illustrazione, la caratteristica cote oblunga che i contadini di altri tempi si portavano in un contenitore fatto dal corno di bovino allacciato alla cintura, per affilare di tanto in tanto la falce durante la mietitura o la falciatura del fieno. Per garantire una buona affilatura, la cote era tenuta costantemente umida dall’acqua contenuta nel corno.

Le coti di cui si parla in questa pagina sono invece piatte, e si appoggiano sul piano di lavoro per essere usate. Vanno tenute bagnate durante l’uso, fatto che ha dato loro il nome inglese di waterstones (a parte un infinità di altri nomi commerciali).

Gradazione delle coti

Le coti in commercio sono graduate in modo diverso dagli altri abrasivi. La tabella seguente compara le gradazioni delle coti (quando non sono naturali, sono ottenute attraverso la cementificazione di polveri di carburo di silicio o di ossido di alluminio), con la gradazione (mescola) dell’abrasivo usato per la tecnica della piastra alla Giapponese.

Ulteriori riferimenti si possono trovare sul sito Litigato Fratelli F. & M. s.n.c                  

Affilatura

Spianare bene il retro della lama:il primo passo per un affilatura durevole

L’ unico modo di avere un filo tagliente è l’ avere due superfici perfettamente piane che si intersecano. La planearità delle due superfici è il segreto di una buona affilatura. Troppo spesso il processo l’affilatura si concentra sul filo dello scalpello o della lama della pialla. Ma indipendentemente da quanto piatto e liscio sia il filo, la faccia posteriore dello strumento deve essere di uguale uniformità. In effetti, è dal processo di planarizzazione della faccia posteriore che l’affilatura incomincia.

Benchè possa apparire piatto di primo acchito, il retro di molte lame è spesso coperto di graffi ed altri segni. Se queste incisioni rimanessero, i loro vertici e valli creerebbero un filo a denti di sega. Di conseguenza il primo passo è di rimuovere tutti questi segni e lavorare il retro della lama fino a farla divenire perfettamente piatta e liscia. Questo si ottiene attraverso la molatura del retro che viene fatta a mano usando tre coti di diversa gradazione. Si tratta di usare una superficie abrasiva, inizialmente a grana grossa e poi più fine, per ottenere velocemente la planearità ricercata ed eliminare così tutti i segni lasciati dalla molatura di fabbrica.

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