Arte & Artigianato

Degrado nei tessuti antichi

 

Fonte: Le forme di degrado nei tessuti antichi, di Maria Consiglio de Lorenzo
 

Premessa

Circa un anno fa ho avuto l’occasione di studiare e schedare, grazie alla fiducia della prof.ssa Doretta Davanzo Poli Storica del Tessuto e del Costume, dei frammenti di tessuto d abbigliamento e d arredo settecenteschi della collezione di Feliciano Benvenuti, personaggio di spicco nel panorama veneziano. Ha ricoperto nel corso della sua esistenza (morto nel 1999) numerose cariche finanziarie, economiche e culturali oltre a essere nel suo tempo libero un grande collezionista e amatore d arte; infatti le sue raccolte spaziano dalle stampe cinquecentesche alla raccolta di reperti tessili delle più svariate epoche.
La catalogazione da me compiuta si riferisce esattamente a cinquantaquattro frammenti che mi sono stati gentilmente consegnati dall’Avv. Ludovico Marco Benvenuti, figlio del collezionista.
Avvalendomi della mia esperienza, intendo spiegare quali sono le maggiori cause di degrado tessile causati da una non adeguata conservazione.

I frammenti della collezione Benvenuti sono per la maggior parte di piccole e medie dimensioni di forma rettangolare o quadrata e irregolare.
I tessuti sono realizzati con filati ottenuti dalla lavorazione di fibre naturali: sono costituiti prevalentemente da seta, che è di origine animale, e in minore quantità da lino, cotone e canapa, che sono invece di origine vegetale. Nella maggior parte dei casi la decorazione prevede anche l’impiego dei filati metallici, quali oro e argento; grazie alla loro elevata malleabilità, i due metalli nobili, possono essere battuti in lamine sottilissime; queste vengono applicate a supporti di diversa natura (membrana animale, papiro, carta) quindi tagliate in strisce sottilissime, che nei frammenti sono utilizzate in due modi diversi: ritorte attorno ad un anima di filo di seta, a formare quindi un filo rivestito di lamina d oro o d argento, oppure usate da sole come filati per trame supplementari, prendendo il nome di trame d oro o d argento lamellare.

Il modo di conservazione dei frammenti non risulta essere a favore per una loro durata nel tempo, causando delle forme di degrado. Tutti i frammenti hanno, come supporto, fogli di cartoncino, di diverso colore, grossezza e dimensione. In molti casi due frammenti sono applicati affiancati su un unico foglio di cartoncino. Sembra che l’accoppiamento sia stato fatto seguendo un criterio: talvolta pare che si sia voluto mettere insieme due tessuti eseguiti con la stessa tecnica o con lo stesso tipo di motivo decorativo, altri tessuti databili pressoché nello stesso periodo.
Il modo in cui i frammenti sono stati applicati al supporto sono diversi. Nella maggior parte dei casi essi sono stati incollati con una colla di tipo vinilico. In alcuni casi è stata incollata l’intera superficie del rovescio del tessuto, in altri solo qualche piccola area tale comunque da garantire il fissaggio al supporto. In una minoranza di casi il frammento è assicurato al cartoncino per mezzo di quattro punti fatti con ago e filo fissati agli angoli.
Spesso sui cartoncini a fianco dei tessuti sono scritti in penna e a matita dei numeri, annotati anche su piccole etichette adesive attaccate sul lato di alcuni cartoncini. Si tratta molto probabilmente di ciò che resta di uno o più tentativi di inventariazione.

 
Cause di degrado

La prima fondamentale tappa dello studio d arte è un attenta analisi del manufatto al fine di assicurare le più corrette condizioni di conservazione per poter tamponare le forme di degrado a cui l’oggetto d arte è soggetto nel corso degli anni. Il concetto di conservazione è un tema di vasti orizzonti che abbraccia l’ampia gamma di materiali cui un oggetto d arte è fatto o composto.
Quando si parla dei tessili antichi il discorso e l’atteggiamento nei loro confronti diventa particolarmente delicato.
Tre sono i più importanti agenti di degrado per i tessili:

Luce;
Polvere;
Umidità.

La luce è il nemico più pericoloso e ha la capacità di suscitare nelle fibre tessili e nei materiali coloranti, una reazione chimica che porta al degrado il manufatto tessile; perciò una delle regole fondamentali per garantire la sicurezza dei tessuti è quella di non esporli mai in presenza della luce diretta del sole e di calibrare l’illuminazione artificiale.
La polvere, data la sua natura granulare, si infila facilmente tra gli intrecci delle fibre, le cementa e crea così attrito tra le fibre stesse; inoltre è particolarmente nociva perché trasporta le sostanze inquinanti che vengono assorbite dalle fibre.
Anche l’umidità può provocare gravi danni ai tessuti come per esempio le variazioni nelle dimensioni e nella forma della stoffa; l’assorbimento di umidità da parte del tessuto provoca, infatti, un rigonfiamento delle fibre mentre al contrario, la perdita di umidità porta ad un restringimento in diverse misure da fibra a fibra. Tali movimenti producono alla fine lacerazioni.
 

Quando i tessuti sono soggetti all’azione di questi tre agenti di degrado o a un cattivo restauro nel corso degli anni a causa del loro utilizzo e poi della loro esposizione e conservazione in luoghi museali, possono presentare alcune forme di danneggiamento che sono:

Alterazione dei colori dei filati;
Corrosione dei filati;
Corrosione dei filati tinti;
Lacerazioni;
Macchie;
Colla vinilica.

Un grave danneggiamento riscontrato durante lo studio dei frammenti, è stato lo sbiadimento dei colori, causato dalla fotodegradazione della seta a causa dell’azione della luce, nemica principale dei manufatti tessili. La luce naturale costituisce il pericolo maggiore a causa dei raggi ultravioletti; anche le lampade ad incandescenza, pur avendo un valore di energia UV sei volte minore rispetto a quella della luce del sole, possono risultare dannose perché producono un certo riscaldamento. Per quanto riguarda la seta, le lunghezze d onda visibili provocano uno sbiancamento delle fibre, mentre quelle invisibili possono produrre un ingiallimento. Anche l’ossidazione delle fibre può portare all’alterazione dei colori con l’assunzione di colorazioni rosate, gialle o brune. La luce quindi apporta nei tessuti la perdita di resistenza e, soprattutto, la variazione delle tonalità di colore provocata dalla reazione chimica della tintura.
La maggior parte dei frammenti che presentano filati metallici, hanno avuto un processo di corrosione; si tratta della specifica modificazione della composizione chimica superficiale del metallo ad opera sia dell’ossidazione che dell’azione elettrochimica. Come conseguenza la superficie perde lucentezza, aumenta l’opacità e anche il colore risulta alterato. L oro è praticamente inattaccabile da questo processo, mentre l’argento è molto reagente.

 

 

Condizioni ambientali, inquinamento atmosferico e luce provocano il degrado anche dei materiali coloranti. Un esempio esaustivo è il frammento n. 52 un caso in cui la fibra di seta broccata, tinta con coloranti neri, è quasi completamente scomparsa.

Frammento n. 52

 

Il fenomeno di decadimento è infatti accentuato nel caso delle tinture ottenute con il concorso di ferro come mordente, le quali provocano col tempo, come reazione secondaria in presenza di umidità, la distruzione delle fibre. 
Sono inoltre evidenti nella maggioranza dei frammenti, numerose cuciture e rammendi realizzati con fili estranei a quelli che compongono le stoffe, ciò suggerisce che in tempi precedenti, sono stati effettuati interventi di riparazione. Frequenti sono anche le lacerazioni; questo tipo di danneggiamento è diffusissimo soprattutto in prossimità dei punti più deboli, le cuciture, in cui il tessuto viene piegato e, di conseguenza, subisce continuamente una sollecitazione meccanica.
In alcuni reperti tessili sono state riscontrate delle macchie, di colore marrone biancastre o anche la presenza di muffe e colla.
Mentre per alcuni frammenti lo stato di conservazione si può considerare discreto, altri risultano invece notevolmente rovinati.

Una delle maggiori cause che ha contribuito ad indebolire notevolmente le fibre delle stoffe in esame è la colla vinilica utilizzata per fissare i frammenti sui supporti cartacei; per staccare le stoffe dal cartone infatti, si sono riscontrate parecchie difficoltà, e, in alcuni casi, qualche filato è addirittura rimasto incollato sul piano cartaceo mentre spesso pezzi di carta sono rimasti attaccati sul rovescio delle parti staccate. La colla è molto dannosa perché, oltre ai problemi soprascritti, interagisce chimicamente con le fibre tessili, alterandone le proprietà fisiche, soprattutto il colore e la flessibilità. Inoltre, le parti incollate risultano essere particolarmente dure al tatto.

Successivamente alla schedatura, i frammenti, precedentemente staccati, anche se solo parzialmente, sono stati fissati al loro supporto per mezzo di quattro punti cuciti agli angoli con ago e filo. Questa operazione viene fatta per garantire che i frammenti, anche se l’efficacia della colla venisse meno nel tempo, siano per sempre assicurati al supporto. Questo metodo presenta il vantaggio di non essere invasivo, la colla invece è molto dannosa, non solo per le difficoltà di cui si è detto in precedenza, ma anche purché viene a interagire chimicamente con le fibre tessili, alterandone le proprietà fisiche, soprattutto il colore e la flessibilità. Spesso infatti le parti incollate si presentano dure, ma estremamente fragili.
Una volta avvenuta l’analisi dei frammenti, e quindi dopo averli datati è stato possibile assegnare ad ognuno di loro un numero di inventario, che segue una progressione cronologica. Pertanto l’ultima fase del lavoro è stata l’applicazione di un cartellino per ogni tessuto, su cui è stato scritto il corrispondente numero di inventario. Anche in questo caso usare un cartoncino assicurato per mezzo di un filo cucito ad un angolo del frammento permette di essere certi che esso non si staccherà mai dal tessuto, come potrebbe invece avvenire nel caso di etichette adesive, molto diffuse per questa operazione, il cui potere collante diminuisce nel tempo, staccandosi spesso e determinando la perdita del numero di inventario.

Bibliografia di riferimento:
PERTEGATO Francesco, I tessili: degrado e restauro, Firenze, Nardini, 1993.

 

 

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