Il MobileLe Fasi del Restauro

Il Restauro della doratura

Fonte: Daniela Scottoni
Introduzione e storia

L’ oro è sempre stato il metallo prezioso più ricercato e ancor oggi porta senza contrasti il titolo di “re dei metalli” che gli fu dato dagli antichi.
Era già conosciuto durante l’età neolitica. I più antichi segni del fascino dell’oro sull’uomo neolitico sono perle da collana e laminette graffite che abbozzano forme umane, di fiori, di animali o di figure fantastiche.
La tecnica di saldare l’oro e di colarlo nelle forme varie risale al periodo che va dal XXIX al XX sec. a.C. presso antiche civiltà greche. Sono state rinvenute nelle tombe dell’acropoli di Micene lame di pugnali riccamente decorate da aurei rilievi. In tempi anche più Antichi la lavorazione di metalli preziosi era già molto sviluppata in Oriente, specialmente presso gli Assiro-Babilonesi.

Durante il periodo ellenistico in Grecia la lavorazione dell’oro raggiunge il culmine della sua perfezione tecnica ed artistica. Vari Stati della Grecia e molte colonie custodivano il loro tesoro pubblico presso il santuario, depositandovi i metalli preziosi come in una banca. Poco dopo l’oreficeria acquista importanza nella Roma imperiale e repubblicana. Ma è soprattutto nel periodo paleocristiano, nei primi secoli del Cristianesimo e sotto l’influenza dell’arte bizantina, che oggetti preziosi entrano nelle chiese come offerte dei fedeli e poi come suppellettili di uso liturgico. Sono notevoli le custodie, o calici, o croci, o candelabri ed altri oggetti di questo tipo.

Nel medioevo tutti i paesi d’ Europa producono, specialmente per i bisogni di culto, oggetti d oro e d argento e soprattutto con l’arte gotica la nuova architettura induce gli orefici a riprodurre in oro ed argento, in dimensioni ridotte, archi, guglie, statue sotto baldacchino, le finestre e le altre parti costruttive caratteristiche del suo stile.
La tecnica della doratura in foglia cominciò ad essere applicata addirittura in epoca egizia e si diffuse in tutte le culture, orientali ed occidentali. Il lavoro del doratore si associò a quello dell’intagliatore poiché il legno prima di ricevere la foglia d oro veniva intagliato e lisciato accuratamente.

I metalli

ORO:

L’ oro è un metallo prezioso, di colore giallo-rossastro, lucidissimo se levigato, molle e duttile. E inalterabile all’aria e non è quasi mai impiegato allo stato puro perché troppo molle e legato all’argento o al rame che lo rendono più duro.
E abbastanza diffuso in natura in piccole quantità e più precisamente nei terreni alluvionali o nelle rocce quarzose qua e là disseminato solo o unito a altri minerali, o argento, pirite, sotto forma di pagliuzze, polveri e granelli.
Le zone più ricche di oro sono il Sudafrica, l’America, Russia Australia. L Italia è scarsissima di giacimenti d oro e si concentra nella zona della Val d Aosta e per quanto riguarda i terreni alluvionali è limitato nei fiumi Po, Dora, Ticino.
L’ oro adoperato comunemente in doratura si presenta in fogli. Ciò avviene riducendo l’oro in fogli molto sottili di spessore variabile da mm. 0,00001 a mm. 0,00008 o anche minore. Tali fogli sono raccolti in libretti, di carta sottile di creta rossa.
Il costo del libretto varia a seconda dei carati dell’oro cioè della sua più o meno purezza.

ORO IN POLVERE:

Si ottiene macinando finissimamente l’oro

ORO FALSO:

E detto comunemente “orone” ed è costituito in gran parte di rame unito ad altri metalli (zinco, stagno, piombo) in quantità diversa Il suo colore è più o meno giallo come l’oro vero però meno lucente quando è levigato. Anch’esso si presenta in fogli sottili, di spessore leggermente superiore all’oro e per questo risulta più facile e comoda la sua applicazione.

ARGENTO:

Metallo nobile, il più malleabile dopo l’oro, il più bianco e duttile. Il suo peso specifico è di 10,5. Fonde a 960, assorbendo ossigeno dall’aria, che rilascia poi raffreddandosi. Ad un altissima temperatura, può essere trasformato in vapori, che sono verdastri. E naturalmente molto molle; perciò lo si allega al rame per renderlo più duro. Non si ossida all’aria ,né a caldo né a freddo ma bensì in contatto con ozono. E alterabilissimo alle esalazioni solfidriche le quali lo anneriscono. A contatto prolungato dei sali da cucina (cloruro di sodio) si corrode assumendo un colore nero-verdastro.
E particolarmente diffuso sotto forma di cristalli, lamine, filamenti, masse più o meno voluminose, in Cile, Bolivia, Messico, Perù, Australia, Spagna e in Italia in Sardegna.
Come l’oro per il restauro si presenta in fogli sottili che costituiscono il libretto. Tali fogli hanno spessore fino a mm. 0,000025.

Argento in polvere

ALLUMINIO:

E un metallo di colore bianco, simile all’argento e molto lucente, malleabile e duttile. Ha il pregio di essere inalterabile all’aria a qualunque temperatura; però ridotto in lamine sottili o in polvere a lungo andare perde la sua brillantezza e si ossida.
Il libretto che contiene i fogli di alluminio è a basso costo.

Il laboratorio

Il laboratorio di restauro del doratore deve avere alcuni requisiti essenziali al fine di poter svolgere un buon lavoro di restauro.
Innanzitutto il luogo che deve essere asciutto, arieggiato, comodo e ordinato.
Poi l’illuminazione che può essere naturale o, in mancanza di essa, artificiale con lampade a “luce solare”
Infine l’igiene e pulizia con l’eliminazione di polvere, la pulizia dei pennelli e in generale di tutti gli strumenti che vengono utilizzati

L’ attrezzatura

Essendo il restauro di doratura un lavoro di tipo prevalentemente manuale non sono necessarie grandi e costosissime attrezzature.

L’ attrezzatura di base consiste in:

spatole d’ acciaio di forma e grandezza variabile. Vengono utilizzate soprattutto per stuccare o per modellare le decorazioni.

spugne naturali usate per lavare e pulire le superfici o per distendere mordente o turapori al posto dei pennelli

raschietti di diverse forme e grandezze, di acciaio con manico di legno e lama affilata. Vengono usati per rendere la superficie stuccata liscia e perfetta senza la necessità della levigatura con carte abrasive o pomice

cuscinetto di cm.25×15 formato da una struttura-base di legno, imbottito con uno strato di ovatta e ricoperto da pelle di vitello in modo che sia soffice. La pelle deve essere sempre pulita per evitare che si rovini la lamina d oro che viene adagiata su di essa. E facile da fare.
pennello formato di peli finissimi di coda di vaio disposti a ventaglio, generalmente tra due fogli incollati, di cartoncino. Serve per prelevare le foglie d oro dal cuscinetto e adagiarle sulla superficie da decorare. Deve essere leggermente ingrassata per far aderire meglio la foglia e ultimato il lavoro pulita con una spazzola delicata.

coltello con lama di circa 180/200mm. e larga 25/30mm., affilata quanto basti per tagliare le foglie senza rovinare la pelle che riveste il cuscinetto. Oltre a tagliare la foglia nella dimensione che uno vuole, serve anche per prelevare la foglia dal libretto in cui è custodita. Per far ciò si appoggia la lama del coltello in mezzo alla foglia poi si alita dolcemente si fa sollevare il coltello insieme alla foglia piegata e si spiana sul cuscinetto. La lama va pulita con carta abrasiva di grana finissima.

brunitoi che servono per lucidare le foglie metalliche applicate. In genere sono di pietra d agata sagomata, molata e lucidata a perfezione ma esistono anche di altre pietre dure, di ematite, di vetro molato, acciaio. Sono sostenute da un manico di legno fissate da una robusta ghiera di metallo. Devono essere ben conservate e protette perché facilmente possono scalfirsi o rompersi

fornellino elettrico che serve per riscaldare “a bagnomaria” le colle utilizzate

•carte abrasive di diversa grana_..Servono per levigare lo stucco rendendo la superficie liscissima
pietra pomice anch’essa usata per la levigatura

pennelli di qualità, forma e misure diverse a seconda dell’esigenza. Ogni singola operazione richiede, infatti, un pennello particolare. Devono essere conservati con la massima cura in modo da non deformarli, puliti con solvente, lavati con acqua tiepida e sapone di Marsiglia e infine riposti con cura in appositi astucci. Essi sono generalmente di bue, di tasso, di cinghiale, di martora, di puzzola e di vaio.

Strumenti utili ma non indispensabili:

•paglietta d acciaio finissima,

•tornio,

•cavalletti,

•bisturi con lame diverse,

•passino

•stracci,

•pelle di camoscio o di vitello.

I prodotti necessari sono:

•la colla di coniglio,

•gesso di bologna

•sverniciatore,

•terre e tempere (di colore terra di siena naturale e bruciata, terra d ombra bruciata, ocra gialla e nero),

La materia o superficie su cui si può applicare la foglia metallica può essere di diverso tipo e più precisamente:

•il legno

•carta, cartapesta

•cuoio

•tessuti

•intonaco

•vetro

•metalli

•ceramica e porcellana

Noi ci occuperemo dell’applicazione della foglia sul legno.

Esame dell’oggetto da restaurare

L’ oggetto da restaurare può richiedere diversi interventi. Ciò dipende dalla natura dell’oggetto, dal suo valore, dal suo stato di conservazione, dagli interventi che ha già subito.
Prima di tutto occorre osservare il pezzo con molta attenzione prima di procedere alla pulitura. Ed è proprio qui che inizia il lavoro di restauro perché ci dobbiamo fare un idea di come procedere e in che cosa consisterà il nostro lavoro.
Esaminando il pezzo già siamo in grado di capire se esso è ricoperto dalla sottilissima lamina d oro, o d’ argento, se la lamina è falsa o se sono stati usati smalti o porporina color oro e argento, o infine se è stato meccato.

La pulitura

Questa fase è importantissima perché oltre a farci capire meglio il lavoro eseguito, scopriamo lo stato di conservazione del pezzo e ci facciamo un idea di come proseguiremo il lavoro di restauro.
Dopo aver spolverato accuratamente si procede alla pulitura che può essere di due tipi:

a) superficiale e leggera
b) a fondo

In tutti e due i casi bisogna evitare assolutamente di rovinare il pezzo Quindi è bene fare delle prove su piccolissime superfici o parti nascoste perché data la delicatezza della vecchia doratura si può incorrere in rovinose scagliature.

La pulitura superficiale e leggera si effettua quando siamo in presenza di un oggetto non particolarmente sporco e si utilizza la colla di pesce diluita a caldo con acqua. Essendo questo tipo di colla gelatinosa (è la famosa “gelatina” che si usa per preservare e guarnire i dolci) l’acqua non fa in tempo a penetrare perché raffreddandosi si addensa, si gelatinizza, evitando quindi di fradiciare gesso e legno che costituiscono il materiale-base della doratura. La colla riscaldata si applica sulla superficie da pulire con un pennello e con un tampone di ovatta si strofina leggermente e si rimuove la gelatina. Si procede per piccole superfici senza insistere ulteriormente. Finito il lavoro si cosparge con la segatura per far assorbire l’umidità rimasta e si può usare una fonte di calore moderata per l’asciugatura definitiva.

La pulitura a fondo si effettua quando il pezzo è particolarmente sporco e va fatta con molta cura e attenzione evitando l’eccessivo logoramento e la rimozione del sottile strato di metallo che provocherebbe operazioni di restauro ulteriori e alquanto laboriose. Si utilizzano solventi come alcool, acetone, nitro, il “polish”, lo sverniciatore applicati con pennello o batuffolini di ovatta. C è da dire che essendo oro e argento metalli particolarmente resistenti lo sverniciatore, usato con molta cura, non intacca assolutamente la superficie. Viene applicato in piccole quantità con un pennellino, si lascia agire per qualche minuto e subito rimosso con un tampone di ovatta o straccetto morbido di cotone soffregando leggermente e con uniformità. In seguito si tampona con solvente nitro per neutralizzare l’efficacia dello sverniciatore. E bene evitare l’uso dello sverniciatore per gli oggetti di un certo valore o pregio e in generale se lo sporco e le macchie risultano particolarmente difficili da asportare non bisogna assolutamente insistere, ci si deve rassegnare alla loro presenza dato che sono spesso la migliore ed anche la più bella testimonianza del tempo trascorso e della autenticità del pezzo (patina). Lo sverniciatore viene usato soprattutto se il pezzo ha subito un successivo intervento consistente nell’applicazione di smalti, porporine similoro sopra ad una antecedente doratura o argentatura. Questa usanza di cattivo gusto veniva fatta perché in presenza di graffi, ammaccature, fratture, lacune, logorii, si riteneva che questi fossero antiestetici e usando questo metodo, semplice da eseguire, si preferiva coprire totalmente la superficie. Una volta eseguita la sverniciatura, rimosso lo strato superiore, spesso ci capiterà, meraviglia delle meraviglie, di trovare la vera e autentica doratura originaria.
Un discorso particolare va fatto quando siamo in presenza della tecnica “mecca” (ved. Cap. ). In tali casi è sempre meglio iniziare con la pulitura leggera. Questo perché se viene utilizzato lo sverniciatore, alcool, o altro solvente lo strato dorato viene completamente rimosso lasciando intaccato lo strato sottostante costituito dall’argento. Solo nel caso in cui la vernice ricoprente è particolarmente rovinata è bene rimuoverla per poi passare alla riverniciatura a gomma lacca per ridare all’oggetto l’effetto oro. Altrimenti si fanno dei piccoli ritocchi sempre a gomma lacca nelle parti lacunose, rovinose e logorate.

L’ incollaggio e il consolidamento
Fonte: Roberto Passeri, Docente dei corsi di Doratura e Restauro della doratura presso i laboratori di Florence Art

Le cause del degrado:

Moltissimi sono i motivi che causano le cadute della doratura negli oggetti decorati con questa tecnica. Le cause sono molteplici e sono di natura traumatica ambientali. Per trauma si intendono spostamenti, urti accidentali, etc. e per ambientali, causate dalla variazione dell’umidità relativa dell’aria o l’aggressione di insetti xilofagi. I danni consistono essenzialmente in cadute di materia, rigonfiamenti,  e avvallamenti che causano la decoesione della materia dal supporto.

L’intervento:

Mappatura: Con un dito si comincia a picchiettare sulla superficie che si ritiene decoesa e quando si trova la parte da ricollegare, si segnala con un gessetto morbido. Dopo di che, una volta individuate tutte le parti da ricollegare, si inizia l’operazione vera e propria.

Operazione di Fermatura (consolidamento ndr): è necessario per questa operazione avere a disposizione i seguenti materiali:

due siringhe ipodermiche
dei piccoli pesi
carta japonese
melinex
cera d’api liquida (sciolta in trementina)
della colla di coniglio calda
del cotone idrofilo assorbente

In una delle due siringhe si tiene dell’alcol e nell’altra avremo la colla di coniglio calda. Proteggeremo inizialmente le parti dorate da ricollegare con della cera che proteggerà il nostro oro dall’aggressione del liquido acquoso contenuto nel alcol e nella colla essendo l’acqua il maggiore nemico della doratura.

Si inizia cercando un foro d’accesso nella parte sollevata o decoesa e inietteremo dell’alcol con la prima siringa e questo servirà per trovare la strada per la colla che inietteremo subito dopo. Avendo cura di assorbire con accuratezza il liquido che potrebbe ristagnare dopo le iniezioni. Dopo di che con un foglio di carta japonese, sovrapponendo un foglio di melinex, si appoggierà il peso che consentirà di fare aderire la doratura al supporto ligneo.

Per le operazioni di fermatura possiamo avvalerci anche di strumenti di supporto come il termocauterio, (un piccolo ferro da stiro con una temperatura suggerita che va da 45 a 65 gradi centigradi) questo può aiutarci a far riaderire la materia sollevata. La riadesione avviene perchè la colla precedentemente inserita da noi , con questa temperatura fluidifica. Quando avremo completamente fermato e fatto riaderire la superficie precedentemente detta, passeremo alla fase successiva che consisterà nel pulire e ristuccare le superficie mancanti.

Pulizia prima della stuccatura delle lacune: Gli spazi lasciati dalle cadute di materia normalemente hanno i bordi sporchi. Essenziale prima della stuccatura, sarà la pulitura della base e la pulitura dei bordi, altrimenti nella fase del restauro, resteranno evidenti. La pulitura andrà eseguita con molta attenzione e molta cura perché la sgrassatura  del supporto se bene eseguita consentirà una buona adesione dello stucco che noi applicheremo. La pulitura anticamente veniva fatta con solventi naturali, tipo l’aceto caldo e tutt’ora  l’alcol. I residui più resistenti verranno eliminati con strumenti meccanici tipo rasoi o bisturi.

Dopo questo fase passeremo alla stuccatura che avverrà con uno stucco fatto in maniera tradizionale, (mai usare uno stucco sintetico) che sarà meno forte dell’ammanitura originale. Per meno forte si intende con una dose di colla più debole.

La stuccatura e la ricostruzione

Viene preparato lo stucco per otturare fori, spaccature, crepe o per spianare superfici.

Preparazione dello stucco

Per questa operazione dobbiamo preventivamente preparare la colla di coniglio. Questa si trova in commercio sotto forma di tavolette o granuli. Si lascia riposare la colla con acqua fredda per una notte intera, ciò facilita lo scioglimento. In seguito si riscalda la colla a bagno maria fino ad ebollizione, mescolandola spesso.
Si procedere a stendere a caldo la colla sulla superficie da dorare, velocemente. Si toglie la colla rimanente dal fuoco e si aggiunge il gesso di Bologna di primissima qualità preventivamente setacciato. La quantità di gesso deve essere quanta se ne assorbe la colla senza mescolare. Dopo l’assorbimento totale si aggiunge dell’acqua e si riscalda, mescolando. Se il gesso non si è completamente sciolto o in caso di grumi è opportuno passarlo con una calza di nylon. Esso va steso a caldo con un pennello velocemente ed abbondantemente. E bene stendere il gesso 2 o 3 volte aspettando che si asciughi ogni volta.

Su una lastra di vetro si versa il gesso di Bologna e si aggiunge in piccole quantità la colla di coniglio precedentemente riscaldata. L impasto deve avere una certa consistenza ma malleabile e morbido (simile al lobo di un orecchio). Esso viene applicato con l’apposita spatola. Essendo questo uno stucco che tarda molto a far presa (circa 12 ore) possiamo modellarlo con comodità ma va preparato in piccole quantità perché il suo effetto collante avviene in breve tempo. Per evitare il suo veloce raffreddamento è consigliabile utilizzare il palmo della mano, che emana calore, per impastare gesso di Bologna e colla.

Le ornamentazioni e le riproduzioni a stucco

(cap. da introdurre) vedi anche Riproduzioni intagli con calco

La levigatura e la scartavetratura

E necessario che il lavoro di levigatura sia perfetto, eseguito con molta cura e scrupolo. La fretta è spesso causa di errori a volte irreparabili. La mano dell’operatore dev essere leggera, ferma e decisa; solo così si ottiene una superficie ben levigata. Non bisogna premere troppo perché ciò provocherebbe brutte e dannose striature rendendo necessario il lavoro di stuccatura. La levigatura va eseguita quando la stuccatura è completamente asciutta, ciò avviene dopo circa 12 ore.
Un materiale poco usato ma molto efficace è la pietra pomice. Viene usata inumidita con acqua, o olio di lino o petrolio. Prima di adoperarla si strofina sopra una superficie di marmo o altra materia per spianarla e questa operazione va ripetuta ogni volta che viene utilizzata per levigare per eliminare il gesso impastato in modo da averla sempre pulita.
Altro materiale usato è la carta abrasiva che può essere usata a secco, ad acqua o ad olio. In quest’ultimi due casi non si deve esagerare con acqua ed olio al fine di non rovinare alcun particolare e bisogna spesso pulire o cambiare la carta adoperata per evitare che essa, impastandosi, provochi danno. Gli oli usati devono essere seccativi (olio di lino crudo, di noce) mai l’olio di vasellina che avendo come caratteristica la non seccatività impedisce che qualsiasi mordente o vernice aderisca perfettamente.
La levigatura a secco, ad acqua e ad olio si possono alternare tra di loro a seconda della convenienza.
All’inizio del lavoro si usano carte vetrate di grana grossa n.120, 180, 220, 240 poi si procede con quelle più fini n.400, 600, 800, 1000, 1200 fino ad ottenere una superficie liscissima.
E opportuno ogni tanto spolverare accuratamente per eliminare ogni traccia di polvere. Per rendere ancora più liscia la stuccatura alla fine strofinare la parte con pelle di camoscio o di vitello.

L’ apprettatura e la mordenzatura

Consistono nelle operazioni che servono a preparare la superficie per far aderire le foglie metalliche.
L appretto di bolo (usato nella doratura a guazzo) si applica sulla superficie ben levigata. Il bolo si trova in commercio già preparato poiché la sua composizione non è facilmente eseguibile ed è in tre tonalità: rosso mattone, giallo ocra e nero. Viene scelto in base al colore del bolo esistente nel pezzo che si vuol restaurare. Il bolo va sciolto in poca acqua fredda e aggiunto alla colla di coniglio precedentemente riscaldata. Viene steso rapidamente a caldo con un buon pennello senza ripassare sullo stesso punto. Se si vuole una maggiore brunitura è necessario passare due o più mani di bolo, altrimenti è sufficiente una sola mano. Quando l’apprettatura è ultimata si lascia asciugare.
Anche i mordenti o missioni (usati appunto nella doratura a missione) servono a far aderire la foglia. I primi contengono pigmenti colorati, i secondi sono trasparenti. Anch’essi si trovano in commercio già pronti. Hanno un tempo di essiccazione variabile dai 15 minuti, 30 minuti fino a 12 ore. In realtà il momento giusto per applicare la foglia metallica è quando appoggiando il dito sulla superficie lo strato si dice che “canta” e cioè il dito non deve scivolare (ciò significa che si è asciugato troppo e di conseguenza la foglia non aderisce) né appiccicarsi troppo.

La ridoratura e la decorazione

Se sono state eseguite con esattezza le operazioni di preparazione delle superfici da trattare si può procedere all’applicazione della foglia metallica, senza che si verifichino difetti antiestetici.
E questa la fase più delicata del lavoro che deve avvenire senza fretta e con molta pazienza, perché solo a queste condizioni il lavoro avrà buon esito. La pratica e l’esperienza poi lo renderà perfetto.
Per prelevare la foglia dal libretto di creta si poggia il coltello sopra di essa e si soffia leggermente, la foglia si piegherà e delicatamente si trascina sul cuscinetto. L oro e l’argento sono particolarmente sottili e quindi l’operazione è delicatissima.
La foglia stesa sul cuscinetto viene tagliata in pezzi più o meno grandi (a seconda della lacuna da colmare) e collocati a distanza tra loro per evitare che non si sovrappongono, non si raggrinziscano. Bisogna cercare di evitare gli sprechi, altrimenti, specie per l’oro, il lavoro diventerebbe troppo dispendioso. I piccoli scarti non vanno mai buttati perché possono essere sempre utili a dorare piccoli intagli nascosti.
Prima di dorare se si vuol una maggiore lucentezza del metallo si deve prima brunire (lucidare) il bolo con la pietra d agata, rendendo così liscia la superficie.
Il procedimento dell’applicazione della foglia è diverso a seconda se la foglia è vera o falsa.
Nel primo caso si deve far bollire un po d acqua, aspettare che si raffreddi e aggiungere qualche goccia di colla di coniglio. Con un pennello si bagna la superficie, abbondantemente, un po alla volta. Si preleva la foglia, precedentemente tagliata in misura più o meno grande, con il pennello di martora. Quest’ultimo deve essere ingrassato strofinando i peli sul viso o ungendolo con pochissimo olio di paglierino altrimenti fa foglia non aderirebbe sul pennello. La foglia viene così trasportata e posata sulla superficie con molta grazia avendo cura che essa non si frastagli e si rovini. Con un batuffolo di cotone inumidito si preme leggermente sulla foglia in modo da far uscire l’acqua in eccesso, le bolle d aria, togliere le grinze e distenderla . Questa operazione deve essere effettuata con molta delicatezza per evitare che la foglia si rovini. Si procede poi a dorare una parte per volta fino a riempire tutta la superficie con la foglia. Una volta ultimato il lavoro si spiana definitivamente la foglia.
Nel secondo caso l’applicazione è più semplice perché la foglia essendo meno sottile, è più facilmente trasportabile con il pennello di martora unto con olio di paglierino. Essa viene posata sulla missione quando essa “canta” e con un batuffolo di cotone inumidito si spiana e si tolgono le grinze.

La brunitura

Bisogna aspettare che la foglia d oro applicata sia completamente asciutta, in genere in estate l’attesa va dalle 5 alle 8 ore ed in inverno si deve attendere 20 /24 ore, per evitare che lo strato sia troppo molle o troppo secco.
La foglia d oro e d argento si lucida con appositi brunitoi, in particolare con la pietra d agata. Viene scelta quella che ha la forma più adatta e più conveniente per il lavoro da eseguire. Prima di lucidare per facilitare lo scorrimento della pietra si ricorre alla lubrificazione usando delle sostanze adatte, in quantità minime come il talco, o l’olio. La pietra deve essere utilizzata con mano leggera, ferma e sicura e con una pressione regolare in modo da schiacciare la foglia e nello stesso tempo la rende lucida e brillante.

L’ invecchiamento e la patina d antico

(cap. da introdurre)

La conservazione e la documentazione

(cap. da introdurre)

L’ esercizio della professione

(cap. da introdurre)

2 pensieri riguardo “Il Restauro della doratura

  • valeria mallia

    avrei bisogno di leggere il capitolo riguardante l’invecchiamento e la patina, anch’io ho avuto il piacere e l’onore di lavorare con Roberto Passeri e la notizia della sua dipartita è stata come un pugno allo stomaco.
    grazie

    Rispondi
  • Buongiorno, si è stata una grave perdita.
    Purtroppo i capitoli in attesa non potranno essere completati.
    Ti consiglio di inserire il tuo quesito sul nostro Forum per poter avere un suggerimento fornito da esperti o semplici appassionati del settore.

    Rispondi

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