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Palazzo Levi: gli Affreschi

L’ esame dello stato di conservazione degli apparati decorativi del piano nobile di Palazzo Lupi poi Levi ha permesso di identificare le principali forme di alterazione, lì origine e i processi di degrado, cercando di risalire dagli effetti alla causa.

Diagnosi sullo stato di conservazione degli Affreschi

L’ esame dello stato di conservazione degli apparati decorativi del piano nobile di Palazzo Lupi poi Levi ha permesso di identificare le principali forme di alterazione, lì origine e i processi di degrado, cercando di risalire dagli effetti alla causa. L’ intervento di restauro conservativo sarà subordinato all’acquisizione di questi dati che permetteranno di calibrare la qualità, l’ampiezza e soprattutto i limiti del trattamento.
La mappatura del degrado eseguita su un rilievo grafico già predisposto ha guidato l’ osservazione e permesso di rintracciare tutti i piccoli o grandi segnali presenti sulla superficie oggetto di studio, in modo tale da poter stabilire l’ intervento di restauro più opportuno.
In questo caso specifico, è stato possibile discriminare tra danni causati dall’azione degli agenti chimico-fisici, dai materiali costituenti l’intonaco (ad esempio imputabili a difetti nella tecnica esecutiva) e danni indotti, ricollegabili cioè a precedenti interventi di restauro eseguiti maldestramente e senza alcuna caratteristica conservativa.

Affresco centrale dell’atrio

Il dipinto murale dell’atrio, raffigurante divinità mitologiche tra le nuvole, è l’ unico ad essere stato realizzato con la tecnica dell’affresco. Le decorazioni delle volte sono, infatti, pitture a secco eseguite applicando i colori su un intonaco già asciutto.
La tecnica ad affresco si distingue, invece, perché la stesura dei pigmenti, generalmente sciolti in leganti acquosi, avviene su un intonaco di calce ancora bagnato (da qui il termine ” a fresco” o “affresco”). Quando l’anidride carbonica dell’aria reagisce chimicamente con l’idrossido di calce contenuto nell’intonaco bagnato si attua il processo cosiddetto di carbonatazione, a seguito del quale i pigmenti appena stesi diventano parte integrante dello strato di intonaco. Anche sul piano della conservazione il degrado dell’affresco è in parte diverso rispetto quello individuato sulle pitture a secco.  

 

L’ affresco dell’atrio si presenta in discreto stato di conservazione, i maggiori danni sono derivati dall’azione combinata di diversi fattori: infiltrazioni di acqua, variazioni termoigrometriche, fenomeni di assestamento statico e precedenti restauri.

Tutto l’ affresco presenta forme di usura sia dell’intonaco che della pellicola pittorica dovute ai movimenti ascensionali e discensionali dell’umidità, talora associati ai processi di solubilizzazione del carbonato di calcio dell’intonaco e di cristallizzazione dei sali solubili.

Palazzo Lupi poi Levi: Piano nobile, affresco  della volta dell’atrio

La superficie affrescata presenta aree interessate da difetti di adesione e coesione dello strato pittorico, da minimi distacchi, crettature e lievi fessurazioni relative agli strati del film pittorico.
Nel corso di precedenti restauri sono state eseguite stuccature e ridipinture per integrare parti della decorazione poco visibili (il fenomeno interessa in modo particolare la cornice a stucco di contorno all’affresco) Inoltre, l’impiego di fissativi aventi proprietà consolidanti hanno causato alterazioni dell’aspetto cromatico e tonale con conseguenti contrazioni ed irrigidimenti dell’intonaco e creazione di zone traslucide e scure.
Il fenomeno più diffuso è quello relativo alla presenza di depositi superficiali incoerenti (polveri) costituiti principalmente da fuliggine, depositi carboniosi e, in generale, polveri grasse untuose – sedimentate in debole spessore anche in forma di velo opacizzante – il cui accumulo è favorito anche dai movimenti ascensionali dell’aria riscaldata dai radiatori.
Per quanto riguarda invece lo stato di conservazione della cornice a stucco di contorno all’affresco, sono state individuate forme di alterazione cromatica e tonale imputabile all’uso di prodotti non idonei; ridipinture eseguite in maniera piuttosto grossolana (occorrerebbe, infatti, verificare tramite stratigrafie se al di sotto delle tinte attuali esistono tracce di altre coloriture) e depositi superficiali incoerenti, principalmente polveri grasse ed untuose e residui carboniosi.

Considerata l’entità diffusa di questi fenomeni negli elaborati grafici si è preferito indicarli unicamente in legenda.

Dipinti murali delle volte

I dipinti murali delle tre volte oggetto di studio si presentano in pessimo stato di conservazione anche a causa degli scarsi interventi di manutenzione ordinaria che hanno interessato l’intero piano nobile.
Anche in questo caso le principali forme di degrado sono imputabili all’azione congiunta di diversi fattori: agenti chimico-fisici (vecchie infiltrazioni di acqua, variazioni termoigrometriche), difetti nella tecnica esecutiva dell’intonaco, fenomeni di assestamento statico e precedenti interventi di restauro.

L’ analisi accurata della superficie dipinta ha permesso di rintracciare forme di decoesione della pellicola pittorica e circoscritte formazioni saline imputabilia vecchie

Palazzo Lupi poi Levi: Piano nobile, particolare  della volta dell’atrio infiltrazioni di acqua (oggi risarcite), a sbalzi termoigrometrici ed escursioni termiche.

La diminuzione di adesione tra gli strati preparatori (in questa caso tra l’intonachino e l’arriccio) ha provocato un lieve peggioramento delle caratteristiche meccaniche originarie, con conseguente disgregazione, esfoliazione, rigonfiamento e distacco del film pittorico (soltanto nella volta della prima camera il fenomeno del distacco ha interessato l’intero strato di intonaco fino al supporto murario sottostante, lasciando a vista i mattoni) e perdita di porzioni di decorazione, rese in ampie zone ad uno stato polverulento.
In prossimità dei piani di imposta delle volte e nei punti angolari sono visibili diffuse crettature e fessurazioni di diversa entità presenti nel microspessore della pellicola pittorica, queste ultime quasi certamente attribuibili a fenomeni di assestamento statico dell’edificio.
Sulle fessurazioni più estese sono state eseguite, in maniera piuttosto grossolana, stuccature debordanti a coprire, in taluni punti, parte della decorazione.
L’ impiego nell’esecuzione dei dipinti murali di malte e leganti non idonei e il successivo utilizzo di prodotti inadeguati ha provocato alterazioni nell’aspetto cromatico e tonale delle pitture, con conseguente formazione di zone traslucide e scure.
Nel corso di precedenti interventi di restauro, la realizzazione di rappezzature e ridipinture atte a risarcire le lacune derivate dalla perdita di ampie porzioni di decorazione, ha contribuito a modificare ulteriormente le cromie e gli impianti decorativi originari. L intera superficie si presenta, infine, ricoperta da depositi incoerenti (polveri) costituiti principalmente da fuliggine, depositi carboniosi e, in generale, polveri grasse untuose – sedimentate in debole spessore anche in forma di velo opacizzante – il cui accumulo è favorito anche dai movimenti ascensionali dell’aria riscaldata dai radiatori.

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