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Tornire il Legno

Il tornio

Il tornio, per metalli o per legno, viene definito tecnicamente macchina utensile ad asportazione di truciolo , e permette la realizzazione di superfici tonde, cilindri, coni, sfere, e chi più ne ha più ne metta.

Nella versione per legno la macchina e molto semplice, è costituita da una testa motrice ed una banchina su cui si posizionano il porta utensile e la contropunta.
La testa motrice è collocata nella parte sinistra della macchina, ed è costituita dal motore, che, (normalmente) tramite un sistema di pulegge, trasmette il movimento all’albero, il quale, tramite un trascinatore, un platorello o un mandrino, lo trasmette al pezzo in lavorazione.

Tornio moderno

In alcune macchine la testa può essere ruotata di 90 gradi, in modo da poter lavorare trasversalmente pezzi di diametro molto elevato, potenzialmente limitato solo dall’altezza della macchina da terra o dall’altezza del soffitto, ma molto più realisticamente intorno al metro.

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Ferri per tornire

Il portautensile serve da appoggio per l’utensile, di norma è di norma una barra, sorretta da un supporto, a sua volta fissato su un braccio posizionato sulla banchina, regolando opportunamente il supporto ed il braccio può venir posizionato opportunamente, sia per tornire longitudinalmente, ovvero in direzione parallela al pezzo in lavorazione, sia per tornire trasversalmente, cioè in direzione perpenicolare all’asse del pezzo.
In alcuni casi può essere utilizzato un portautensile più lungo, che permette di lavorare un pezzo su tutta la lunghezza senza doverlo spostare.
La contropunta è semplicemente una punta coassiale all’albero, può spostarsi longitudinalmente sulla banchina per essere posizionata dove serve, ed ha il compito di sorreggere la parte del pezzo in lavorazione più lontana dalla testa, può essere fissa o rotante, nel qual casa è di solito montata su cuscinetti a sfera.
Su alcune macchine è possibile smontare la contropunta, montata su un cono morse, e montate al posto un mandrino per effettuare forature.

Gli utensili

Gli utensili per tornire il legno sono costruiti in acciaio al carbonio oppure in acciaio HSS, questi ultimi derivano direttamente dagli utensili per metallo, e sono migliori sia come resa che come durata dell’affilatura, ma costano circa il doppio rispetto ai corrispondenti al carbonio.
C’ è poi la possibilità di autocostruirseli, se si ha un poco di pratica sulla mola non è poi così complicato, io ne ho molti fatti partendo da vecchie lime, come materiale è ottimo, solo, se si sporge molto dal poggiautensile, è facile che si spezzino.
Gli angoli di affilatura sono abbastanza elastici, in quanto l’utensile verrà manovrato a mano, l’importante e non averli troppo acuti, perchè, avendo poco materiale sul tagliente, aumenta il ridchio di surriscaldamento e di rottura.
Gli utensili si possono dividere in cinque faniglie: scalpelli, sgorbie, intagliatori, bedani ed alesatori.

Scalpello

Gli scalpelli sono utensili a profilo rettangolare, possono avere il tagliente solo frontalmente oppure anche sui lati, si utilizzano per realizzare parti cilindriche o coniche, oppure, opportunamente manovrati, per forme convesse.


Scalpelli: dal catalogo Stubai

Sgorbia

Le sgorbie sono utensili a profilo curvo, il tagliente può essere dritto oppure curvo (come in figura), sono disponibili in varie misure e curvature.


Sgorbie: dal catalogo Stubai

Il tagliente dritto viene usato normalmente per sgrossare il pezzo, mentre il tagliente curvo si presta meglio per realizzare parti concave, in questo caso si può utilizzare anche uno scalpello con il tagliente opportunamente sagomato.

A sgrossare

Possono avere il fronte del filo diritto o ad unghia con la cima rotondeggiante. L estremità alte dei fianchi sono leggermente smussati, giusto per non far grippare il ferro nel legno quando
taglia di fianco. La curvatura del ferro è abbastanza pronunciata.
Lo smusso è corto, 30° di pendenza.
La misura fondamentale è di 20 o 25 mm.

A sagomare

Il fronte del filo è ad unghia (praticamente metà ellisse) ma l’estremità alta dei fianchi è notevolmente stondata per non creare indentature nel legno quando si fanno spallature o insenature.
E la sgorbia di impiego generale da usare sempre salvo per la sbozzatura, tagliatura o quando si rendono indispensabili gli altri tipi di ferri.
Le misure fondamentali sono: 6, 10 e 16 mm.

Intagliatore

Gli intagliatori sono caratterizzati da un marcato profilo a V rovesciata, e sono utilizzati, normalmente, per creare dei motivi di abbellimento, oppure per creare gole, o per squadrare (matenendolo inclinato) il fondo di queste.


Intagliatori: dal catalogo Stubai

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Bedano
I bedani sono utensili a sezione rettangolare e tagliente obliquo, vengono utilizzati per creare incisioni, anche molto profonde, per via della loro forma sono utensili molto rigidi, e perciò più precisi degli scalpelli .

Bedano: dal catalogo Stubai

Alesatore

Gli alesatori, data la loro particolare forma, si prestano per lavorare l’interno di vasi, coppe. ciotole ecc.

Alesatore:dal Catalogo Stubai
L’ affilatura degli utensili

Gli utensili, per lavorare al meglio delle loro possibilità, vanno tenuti costantemente affilati. L’affilatura consiste nel ripristinare il tagliente, cioè lo spigolo vivo dell’utensile che lavora a contatto con il legno, che viene smussato dal calore e dall’attrito prodotti dalla lavorazione.
Per effettuare questa operazione l’ideale sarebbe di disporre di una mola ad acqua, la quale, ruotando a bassa velocità ed essendo costantemente bagnata dall’acqua, non provoca surriscaldamenti dell’ acciaio, con conseguente perdita delle caratteristiche dell’acciaio derivanti dai trattamenti termici a cui è stato sottoposto in fae di fabbricazione.
Purtroppo non tutti dispongono della mola ad acqua, allora si può ovviare con il seguente procedimento:
Con una mola a secco (almeno questa bisogna averla) si riprende il tagliente, lavorando sempre contromola, cioè come se dovessimo tornire la mola, avendo cura di dare passate leggere e di tenere a portata di mano un contenitore con un poco di acqua per bagnare l’utensile dopo ogni passata, per raffreddarlo.
Nel caso che l’utensile si riscaldi troppo, la parte bruciata diventa scura, dal violaceo al nero a seconda del tipo di acciaio e della temperatura a cui è arrivato, in questo caso bisognerà aver pazienza e togliere la parte scura, e ricominciare l’operazione con più calma.
Dopo aver ripreso il tagliente alla mola, anche utilizzando mole a grana molto fine, questo tende sempre a rimanere rigato dalla mola stessa, per cui è necessario passare il tagliente con una pietra ad olio o ad acqua (io utilizzo quella che si usa per la lama delle falci) in modo di renderlo il più possibile liscia.
Questa operazione è molto più importante di quel che si creda, perchè da una buona affilatura dipende il grado di finitura che riusciremo a dare al legno.
Personalmente, io tra due affilature alla mola eseguo acune affilature solo con la pietra, utilizzo la mola solo quando non riesco più a far tagliare l’utensile in altro modo, in questo modo gli utensili durano molto di più.

(vai all’approfondimento)

L’ autocostruzione degli utensili

Gli utensili,da tornio hanno il difetto di essere difficilmente reperibili (almeno dalle mie parti) e anche abbastanza cari, allora vale la pena di cimentarsi nell’autocostruzione.
Io ho utilizzato due sistemi differenti, il primo sistema è quello più classico, ho recuperato delle vecchie lime, che sul ferro oramai scivolavano, producendo tanta fatica e poco risultato, e le ho promosse ad utensili da legno, semplicemente affilandole nella forma che mi serviva, tra l’altro gli unici alesatori che ho sono fatti proprio in questo modo.


Utensili autocostruiti con gambi di maschi

Questi utensili vanno abbastanza bene, tengono anche bene il filo per molto tempo, l’unico problema è la fragilità, mai provare a sgrossare con uno di questi utensili, e mai sporgere dal poggiautensili per più di pochi centimetri (regola d oro, comunque, per qualunque utensile), perchè è facile che si spezzino.

Il secondo sistema che ho usato per costruirmi gli utensili è più macchinoso, ma mi stà dando grandi soddisfazioni; ho recuperato dei gambi di maschi rotti, utilizzati per la filettatura meccanica, sono in ottimo acciaio HSS, e li ho saldati su un pezzo di tondino (ottimo quello liscio per edilizia), dopodichè li ho molati nella forma desiderata, in questo modo ho ottenuto degli utensili con una durata eccezzionale e che lasciano una finitura davvero ottima, con il difetto però di essere estremamente fragili nel punto in cui sono saldati, per cui anche qui bisogna utilizzarli con la massima cura, anche perchè quando si spezzano diventano veri proiettili.

Tipi di tornitura

Vi sono due tipi di tornitura, a seconda di cosa si vuole ottenere possiamo tornire un pezzo longitudinalmente per ottenere pezzi lunghi e sottili, per esempio per fare una colonnina, oppure trasversalmente per ottenere pezzi di ampio diametro, per esempio per fare un piatto, naturalmente i due tipi di tornitura possono venir combinati, per esempio per fare un portafrutta dovremo tornire trasversalmente due ciotole di misura diversa, e longitudinalmente faremo invece la colonnina che li unisce.

Il legno

Il legno da tornire andrà scelto con una certa cura, cercando di evitare i pezzi che presentano evidenti fessurazioni o nodi morti, per evitare che, per effetto della forza centrifuga, si stacchino dei pezzi durante la lavorazione.

Tornitura longitudinale

Generalmente per tornire un pezzo longitudinalmente lo si deve montare sul tornio tra punta e contropunta, bisognerà quindi cercare il centro delle due estremità e marcarlo con un punzone o facendo un forellino di diametro leggermente minore del diametro della contropunta e della punta di trascinamento, dopodichè potremo piantare la punta di trascinamento con un martello di legno o di gomma, fino a quando vedremo che i dentini della stessa marcano decisamente il pezzo, poi potremo montare la punta di trascinamento, montare il pezzo, e stringere decisamente la contropunta verso la punta, fino a quando sentiremo il pezzo ben saldo sulla macchina.

Sgrossatura

La sgrossatura consiste nel portare il pezzo grezzo (che può essere un pezzo di ramo, oppure un listello, o un pezzo di asse) ad una forma regolare, da cui si potrà quindi ricavare il particolare che abbiamo in mente.
Una volta fissato il pezzo sul tornio, bisogna avvicinare il più possibile il poggiaferri al pezzo,tenendolo leggermente più in alto del centro dello stesso, controllando, facendo ruotare a mano il pezzo stesso, che non inteferisca con le eventuali irregolarità dello stesso, poi si può avviare il tornio alla velocità più bassa possibile.
Come primo utensile si usa la sgorbia a sgrossare. Le prime passate devono essere eseguite con il manico basso e la punta appena a sfiorare le sporgenze del legno poi, mano a mano che il tondo prende forma, si alza il manico e si affonda di più la punta. L inclinazione sul piano verticale del ferro va trovata sperimentalmente in modo da attenuare il più possibile gli urti.
La passata è bene farla in due tempi: da un estremità verso il centro e ripartire dall’altra estremità dando maggiore spazio a quella che si sente sforza meno il legno e produce meno vibrazioni.
Sul piano orizzontale l’inclinazione deve essere tale che la punta guardi in avanti rispetto all’avanzamento specialmente quando le fibre del legno sono perpendicolari all’asse del tornio, quando sono parallele la punta può stare anche diritta.
Nella passata da destra a sinistra la mano sinistra afferra il fondo dell’utensile, la mano destra tiene il ferro in prossimità della punta e la guida nella passata. Nella passata da sinistra a destra s invertono le mani e ci si gira sul fianco opposto a quello di prima.
Se il pezzo grezzo è un listello, sarà bene smussare il più possibile gli spigoli, altrimenti il pezzo può subire forti colpi o scheggiature che compromettono l’integrità del pezzo stesso.
Quando si sgrossa un listello le cui vene sono perpendicolari all’asse del tornio e magari il legno è duro e scontroso la sgorbia tende a dare forti colpi del tutto imprevedibili che possono causare grosse infossature, scheggiature e se si è sfortunati al distacco del pezzo dal mandrino; questo perché si lavora di testa alle vene. Appena è possibile conviene lasciare la sgorbia e prendere il bedano largo ben affilato usato di testa o leggermente di spigolo a secondo di come va il taglio; in aggiunta lascia una superficie molto rifinita rispetto a quella della sgorbia.
In linea generale quando si lavora di testa su pezzi irregolari conviene lavorare di spigolo con il ferro leggermente inclinato sul piano orizzontale.

Sagomatura

Alla fine della fase di sgrossatura dovremmo aver ottenuto un cilindro più o meno regolare, la prossima operazione consiste nel portare questo pezzo anonimo alla forma ed alle dimensioni che avevamo in mente, per fare questo conviene, per prima cosa, se abbiamo delle misure precise da rispettare, segnare con una matita i punti più importanti sul pezzo, facendolo ruotare lentamente a mano, in modo che, anche durante la rotazione, avremo una traccia ben visibile.
A questo punto possiamo avviare il tornio, ad una velocità superiore a quella che avevamo utilizzato per la sgrossatura, poi si può cominciare a dar forma al pezzo, utilizzando di volta in volta gli utensili più adatti allo scopo, avendo cura di tenerli ben affilati, in modo di ottenere una finitura il più possibile liscia. Conviene tenere per ultimi i particolari più minuti, ed i pezzi con diametro minore, per evitare che durante la tornitura di altre parti il pezzo si metta a vibrare o si spezzi.
Durante la tornitura dei particolari con diametro molto piccolo conviene aumentare ulteriormente la velocità.

Levigatura e finitura.

Adesso il nostro pezzo è quasi finito, la forma è quella definitiva, manca solo più il tocco finale, per togliere gli ultimi segni degli utensili e rifinirlo al meglio. Tra l’altro il tornio è l’unica macchina che consente di partire da un pezzo grezzo e di ottenere un pezzo completamente finito senza toglierlo dalla macchina.
Il poggiaferri non serve più, quindi conviene toglierlo, o portarlo il più lontano possibile dal pezzo, poi avviamo il tornio alla velocità più alta possibile, e cominciamo a passare la carta abrasiva, partendo da una grana abbastanza grossa, facendo attenzione a non calcare troppo, per non asportare i particolari più piccoli, poi passeremo ad una grana media e ad una fine, facendo sempre atenzione a non calcare troppo, perchè l’attrito può produrre bruciature sul pezzo stesso. Per questo motivo è preferibile utilizzare la carta abrasiva, rispetto alla tela, perchè quando comincia a scaldare si sente sulle mani, ed è quindi più difficile arrivare a bruciare il pezzo.
Quando abbiamo finito con la carta, passiamo alla paglietta d acciaio (va bene anche quella per lavare le pentole), questo toglie anche le ultime righette prodotte dalla carta.
Adesso, se il pezzo deve essere ulteriormente lavorato (dipinto, pirografato, intagliato od altro) o se deve essere utilizzato a fini alimentari, lo possiamo smontare dal tornio, altrimenti possiamo, durante la rotazione, applicare con un panno un leggero strato di cera neutra, poi lasciarlo fermo per una decina di minuti, e successivamente, sempre in rotazione, passare un panno pulito e morbido, meglio se di lana, questo darà al nostro pezzo un ottima finitura semilucida.

Sicurezza e salute

Introduzione

La tornitura del legno, tra le lavorazioni di falegnameria non è certo tra le più pericolose, non essendoci, come su pialle, toupie o seghe circolari, degli utensili rotanti (e taglienti) ad alta velocità, comunque sarà bene, prima di accendere il tornio, riflettere su alcuni punti.

L’ ambiente di lavoro

Per tornire il legno non serve certo un locale particolare, un normalissimo garage va più che bene, l’unico problema è che si producono delle notevoli quantità di trucioli e polvere (specialmente durante la finitura), per cui conviene cercare di proteggere ciò che si trova all’interno del locale.
Io ho tirato una corda tra due pilastri, dietro al tornio, ed ho appeso uno di quei teli che si trovano nei magazzini per il far da sè, in questo modo trucioli e polvere rimangono vicino al tornio, e evito di sporcare troppo gran parte dal resto del locale.

L’ abbigliamento

Durante la tornitura saremo molto vicini ad un pezzo di legno che gira ad una discreta velocità, e che, specialmente durante le prime fasi di sgrossatura, ha delle sporgenze e degli appigli che possono agganciare i nostri indumenti o quanto altro di svolazzante abbiamo addosso, con conseguenze spiacevoli.
Di conseguenza conviene fare in modo di non avere addosso collane, braccialetti od altro, di non avere maniche molto ampie o grembiuli svolazzanti, e di tenere legati i capelli se sono molto lunghi, sarebbe utile evitare anche i guanti, se non sono più che attillati.
Per completare la dotazione individuale consiglio un paio di occhiali antinfortunistici (o uno schermo di quelli che si utilizzano con il decespugliatore), per proteggere gli occhi dai trucioli sparati durante la lavorazione, ed una mascherina antipolvere, specialmente quando si leviga il pezzo, perche la polvere del legno, oltre ad essere fastidiosa, può provocare allergia.
Personalmente utilizzo una di quelle tute bianche, in un solo pezzo, che si trovano nei magazzini per il far da sè, che, oltre a essere ben chiusa sulle maniche, evita anche di sporcare il resto dell’ abbigliamento, e alla fine del lavoro si pulisce facilmente con aria compressa.

Un pensiero su “Tornire il Legno

  • michelone

    articolo ben strutturato ed esauriente grazie

    Rispondi

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