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Torre medievale di Frugarolo: messa in sicurezza

Studio ARC

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Recensione dalla stampa: Il Piccolo Alessandria e dintorni

In questo intervento occorre comprendere che si è intervenuti su uno dei monumenti più importanti del territorio alessandrino, lasciato per anni nell’abbandono e nell’incuria più totale, pur essendo custode di “lacerti” di storia di grande valore.

Nell’aprile 2015 hanno avuto inizio i lavori di messa in sicurezza e recupero strutturale dei sistemi di copertura della Torre medievale di Frugarolo, in Cascina Torre, della relativa aderenza seicentesca, degli intonaci di coronamento e di quelli del prospetto est.
La Torre di Frugarolo con le relative aderenze è un bene culturale sottoposto a tutela ai sensi del D. Lgs.42/2004 e ss.mm.ii., oltre che uno dei più interessanti monumenti del territorio alessandrino.

Scheda di Intervento

torre di frugarolo lato ovest PRIMA-003

Proprietà: Sig.ri Giuseppe e Alessandra Alferano, Simonetta Cermelli e Pier Damiano Malfatti (tutti rappresentati dal Sig. Giuseppe Alferano)
Alta vigilanza: Soprintendenza Belle Arti e il Paesaggio delle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Cuneo, architetto Stefano Borghini (fase progettuale) e Monica Fantone (fase di intervento)
Progettazione e direzione dei lavori intervento architettonico: Architetto Antonella B. Caldini, specialista in restauro dei monumenti, di Acqui Terme
Progettazione e direzione dei lavori intervento strutturale: Ingegnere Giancarlo Cermelli di Alessandria
Ditta esecutrice opere edili (assimilabili OG2): Barberi F.lli di Barberi Mauro e C. S.A.S. di Casal Cermelli (Al)
Ditta esecutrice restauro/recupero superfici di finitura (assimilabili OS2A): Gazzana Restauri Srl di Acqui Terme (Al)

Gli affreschi della Torre

L’importanza storico-artistica di questa struttura è principalmente legata alle vicissitudini dei suoi splendidi affreschi quattrocenteschi, illustrativi delle gesta di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda ai quali era stata dedicata nel 1999 un’importante mostra curata dal Prof. Enrico Castelnuovo, docente di Storia dell’Arte Medievale della Scuola Normale Superiore di Pisa, che aveva raccolto da musei e collezioni di tutta Europa diverse e qualificate testimonianze sull’immaginario cavalleresco del Tardo Medioevo. Il ciclo arturiano alessandrino è risultato essere, a livello europeo, la più antica testimonianza a noi nota di “camera picta” dedicata alle gesta di Lancillotto.

Il progetto di restauro

L’intervento eseguito è stato valutato sulla base delle esigenze reali dell’organismo architettonico e, nel contempo, della salvaguardia del suo valore storico e documentale, tenendo conto del fatto che la zona oggetto intervento era la stessa che aveva custodito per anni gli affreschi quattrocenteschi e che conservava ancora sugli intonaci delle pareti segni grafici e lacerti di indubbio valore storico.

Già in fase progettuale l’intervento sulla copertura della Torre aveva comportato una valutazione dell’intervento con riguardo alle norme tecniche per le costruzioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008 in quanto l’obiettivo primario era di non cambiare il comportamento globale della struttura, soprattutto ai fini della resistenza alle azione sismiche.

Le capriate
Torre di Frugarolo copertura prima del restauro

Sempre in fase progettuale si era auspicato di conservare almeno una delle quattro capriate in opera, auspicio che non è stato possibile rispettare in quanto durante le fasi di smontaggio dell’orditura secondaria e primaria hanno palesato i loro limiti strutturali soprattutto in ragione del grado di marcescenza degli elementi portanti.

E’ stato invece possibile contribuire al rafforzamento del punto di contatto tra muratura e tetto mediante la realizzazione di un cordolo-tirante ligneo perimetrale opportunamente connesso alla muratura esistente e alle orditure in legno del tetto, formando un bordo superiore resistente a trazione, un elemento di ripartizione dei carichi agli appoggi delle orditure del tetto e un vincolo assimilabile ad una cerniera tra murature ed orditure.

Durante la rimozione delle quattro grandi capriate sono stati verificati gli originali alloggiamenti per posizionare le nuove nella medesima posizione. Durante queste operazioni ci si è accordi che la loro distanza non era uguale e che non erano neppure perfettamente parallele, ciò nonostante non sono state apportate modifiche ricollocando le nuove capriate nei medesimi alloggiamenti delle vecchie.

La Copertura: le pianelle

Durante le fasi di smontaggio della vecchia copertura si è anche prestata massima attenzione alle pianelle in cotto preesistenti che sono state accatastate in cortile e ripulite, previa verifica degli elementi ancora utilizzabili e non.

Torre di Frugarolo particolare copertura durante il restauro

Durante la fase di verifica dei singoli elementi si è avuto modo di verificare la leggera curvature delle pianelle originali. Gli elementi mancanti sono stati integrati con nuovi provenienti dalla vicina fornace di Sezzadio.

La Copertua: i copponi

Durante la rimozione del vecchio manto di copertura ci si era accorti che in corrispondenza del colmo erano stati originariamente impiegati i cosiddetti copponi, tipici del costruito storico locale, in seguito sostituiti dal doppio coppo. In corso d’opera, la possibilità di recuperare vecchi copponi da una delle vicine cascine, ha fatto sì che in corrispondenza dei colmi siano stati collocati i copponi di recupero posti in opera con malta di calce.

I piuviali e grondaie

In accordo con la Committenza e il funzionario di zona della Soprintendenza si è deciso di porre in opera pluviali e grondaie, originariamente non esistenti, al fine di attrezzarsi nei confronti dei sempre più frequenti eventi alluvionali coniugando l’esigenza reale con quella del minimo impatto nella salvaguardia dell’edificio storico: per questa ragione i pluviali, adeguatamente dimensionati alla portata delle grondaie, sono stati collocati limitatamente al prospetto est e nord, lasciando liberi gli altri due lati, decisamente più visibili.

Gli intonaci esterni e considerazioni per il oro restauro

Il recupero degli intonaci di coronamento della Torre e di quelli del prospetto est dell’aderenza seicentesca è stato anticipato da una campagna stratigrafica tesa ad accertare la presenza di strati sovrapposti di intonaco e di coloriture al fine di ricostruire le principali vicissitudini storiche delle deu fabbriche.
Sulla facciata est dell’aderenza seicentesca sono stati individuati due strati principali di intonaco, oltre ad una serie di rappezzature e rifacimenti attribuibili a diverse azioni manutentive avvenute nel corso degli anni; sul coronamento della Torre è stato rintracciato un solo strato di intonaco eseguito in occasione dell’intervento di tamponatura della sopraelevazione.

Torre di frugarolo lati sud-est prima del restuaro

L’analisi ravvicinata del paramento murario del coronamento ha poi permesso l’individuazione di alcuni elementi significativi, testimoni silenti della presenza di un impianto decorativo realizzato a due colori (colore giallo e colore mattone scuro) probabilmente in ccasione dell’intervento di sopraelevazione (e comunque prima della realizzazione degli intonaci). Tale decorazione, di cui restavano solo tracce cromatiche, consisteva in una coloritura eseguita direttamente sui mattoni del coronamento e nella stilatura dei giunti. Questa particolare decorazione bicroma è stata rintracciata anche in corrispondenza delle losanghe in mattoni che in origine costituivano l’originario coronamento della Torre (prima della sopraelevazione).

Il sopralluogo congiunto effettuato nel giugno 2015 alla presenza del funzionario della Soprintendenza, architetto Monica Fantone, della proprietà, della direzione dei lavori e del Restauratore ha dato modo di decidere, non con poche difficoltà, la strategia di restauro più opportuna per il recupero degli intonaci di coronamento e della facciata est dell’aderenza.
Si è anzitutto deciso di trattare in maniera differente la Torre dall’aderenza in ragione del fatto che i due corpi di fabbrica non sono coevi: per questa ragione l’intervento sulla facciata est ha avuto come obiettivo il recupero dell’intonaco più antico che è stato consolidato nei diversi punti effettuando, laddove mancante o completamente eroso, risarciture a livello allo scopo di consegnare a questa facciata un’unitarietà di immagine complessiva.
La scelta di intervento in corrispondenza del coronamento della Torre è stata più complessa in quanto ha dovuto coniugare le esigenze del restauro con la richiesta (per certi versi comprensibile) della Committenza di vedere il lavoro “finito”.
Si è quindi stabilito di procedere in questa maniera: in corrispondenza del coronamento dove la quantità di intonaco superstite era piuttosto considerevole si è deciso di consolidare e recuperare quanto più possibile l’intonaco esistente e conservarlo, di procedere alla rimozione delle piccole porzioni completamente decoese ed irrecuperabili e di realizzarlo ex-novo laddove mancante o rimosso, il nuovo intonaco a calce è stato realizzato con la medesima componente materica dell’esistente, medesima curva granulometrica e tessitura ma in leggero sottolivello.

Si tratta, come è comprensibile, di un intervento teso ad essere leggibile unicamente da vicino, pur nella consapevolezza che una volta che saranno smontate le ponteggiature nulla sarà più percepibile.
La fascia sottostante il coronamento è stata, invece, trattata in maniera diversa per due ragioni principali: la prima dovuta al fatto che in questo caso la quantità di materia superstite era ridotta e pertanto l’integrazione sarebbe potuta davvero risultare eccessiva e la seconda dovuta al fatto che le informazioni emerse in fase di campagna stratigrafica dimostravano con certezza che anche il cornicione era intonacato e quindi la riproposizione dell’intonaco anche in corrispondenza di questa fascia avrebbe certamente richiesto la ricostruzione del cornicione in laterizio e la sua successiva intonacatura (in questo caso l’integrazione sarebbe risultata eccessiva soprattutto in considerazione del fatto che su quasi tutto il lato nord il cornicione era mancante).
Pertanto sulla fascia sottostante il coronamento ci si è limitati a consolidare e conservare i lacerti di intonaco superstiti, lasciando a vista il paramento murario in laterizi laddove mancante di intonaco.
L’immagine attuale della parte sommitale della Torre consente di leggere chiaramente le vicissitudini storiche che l’hanno interessata, denunciando le fasi di sopraelevazione, quelle di modifica ed integrazione subite negli anni.

Valutazioni finali

Nella valutazione complessiva di questo intervento occorre comprendere che si è intervenuti su uno dei monumenti più importanti del territorio alessandrino, lasciato per anni nell’abbandono e nell’incuria più totale, pur essendo custode di “lacerti” di storia di grande valore.
L’auspicio è che, terminate queste fasi fondamentali di messa in sicurezza, consolidamento e recupero della copertura della Torre e dell’aderenza, si valuti l’opportunità di mettere in sicurezza e consolidare i sistemi voltati interni, eventualmente ipotizzando in un progetto di recupero globale una lottizzazione dei singoli interventi.

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