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Chiesa di San Rocco

 

Chiesa campestre di S.Rocco a Felizzano (Al)

Analisi stilistica e diagnostica delle pitture murali absidali

Affreschi dell’Emiciclo Absidale

Sulla parete dell’emiciclo absidale, su uno sfondo stilizzato di colline, un’architettonica sequenza di colonne, a sostegno di una trabeazione, inquadra la Teoria degli Apostoli (Nota 12: Cfr. S. ARDITI – C. PROSPERI, Tra Romanico…, cit., p. 324

Al centro la Madonna con Bambino in trono che funge da asse di simmetria rispetto al quale sono allineati i Santi a formare gruppi di tre. Le figure sono rappresentate in piedi con alle spalle le colline e su queste le cime degli alberi di un viridario, due angeli benedicenti volano in cielo.

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Fig. 9: Pitture murali del dell’emiciclo absidale. Particolare della Madonna con bambino in trono.

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Fig. 10: Pitture murali del dell’emiciclo absidale. Particolare di San Rocco e San Michele Arcangelo.

La Madonna siede su un trono rinascimentale con il Bambino sulle ginocchia e tiene in mano il vecchio testamento del quale il Bambino volta le pagine, ha la corona in testa e la tunica è verde mentre il manto è rosso (fig. 9). Entrambi i visi sono piuttosto degradati e soprattutto quello della Madonna si presenta vistosamente ridipinto.
Alla destra della Madonna è rappresentato San Rocco (fig. 10), in posizione di riguardo essendo il Santo titolare della Chiesa, la figura è ben leggibile nella parte superiore mentre è andata perduta, quasi completamente, nella zona inferiore. Il Santo dei pellegrini, qui raffigurato forte e squadrato con una testa bionda e ricciuta, si appoggia al bastone del viandante e con la mano destra solleva la tunica a mostrare la piaga della gamba. Degli attributi cari al Santo è possibile individuarne almeno due: il bastone, simbolo dei lunghi pellegrinaggi che fece in nome della carità, lenendo piaghe fisiche e morali e la piaga, che rievoca il morbo della peste che San Rocco contrasse nei pressi di Piacenza (Nota 13).
Anche la presenza dell’Angelo alla sua sinistra non è casuale, è documentato, infatti, che quando San Rocco contrasse la peste nessuno voleva ospitarlo e, rifugiatosi nel bosco, gli apparve un angelo che lo curò e fece sgorgare acqua da una sorgente (nota 14).

Nota 13. Cfr. A. CATTABIANI, Santi d’Italia. Vita, leggende, iconografia, feste, patronati, culto, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2004, pp. 819-823..
Nota 14. Cfr. R. GIORGI, Santi, in S. ZUFFI, a cura di, I Dizionari d’Arte, Electa, Milano 2007, pp. 324-25.

  

Accanto a San Rocco si intravede un frammentario San Michele Arcangelo alato (fig. 10), del quale è ancora possibile rintracciare l’armatura e parte della lancia. La terza figura che originariamente occupava lo spazio sul limite sinistro (rispetto a chi guarda) è irrimediabilmente scomparsa e non si ha a disposizione alcun indizio per ipotizzare chi fosse.

Dall’altra parte del trono è ben visibile San Sebastiano (fig. 11), riconoscibile dalle innumerevoli flagellazioni, qui rappresentato giovane nel rispetto della tradizione. Il corpo, appoggiato ad una colonna, è piagato da frecce che lo attraversano (simbolo del primo martirio del Santo dal quale uscì morente ma salvo).

È importante sottolineare la presenza di questo Santo qui raffigurato insieme a San Rocco, l’elemento che li lega è il morbo della peste (San Sebastiano è, infatti, frequentemente invocato contro la peste in quanto il dolore dei bubboni era paragonabile a quello delle ferite inflitte dalle frecce) a rafforzare il ruolo importante del piccolo edificio campestre nato come anello di un percorso di edifici preposti all’accoglienza degli ammalati di peste (Nota 15: Cfr. A. CATTABIANI, Santi d’Italia…, cit.,pp. 858-858).

Alla sinistra di San Sebastiano si trova San Pietro (fig. 11), qui raffigurato nella consueta tipologia dell’apostolo (Nota16), con la testa china leggermente voltata a destra e nelle sue mani il libro e le chiavi (Nota 17), i due attributi più ricorrenti del Santo tratti dagli episodi della sua vita.

Nota 16:  La fisionomia di Pietro è stabilita già dal V secolo sulla base della descrizione di Eusebio di Cesarea (secolo III-IV): capelli corti e ricci, barba corta e crespa e tratti segnati. Cfr. R. GIORGI, Santi…, cit., pp. 304- 317.
 
Nota 17:La chiave consegnata da Gesù a Pietro è immagine, detta Traditio clavum, del mandato di Gesù che fondò la sua chiesa su di lui con la promessa di donargli le chiavi del cielo.

 Per ultimo San Lorenzo (fig. 11), quasi completamente privo delle cromie originarie ma ancora leggibile grazie alla presenza delle tracce incise ad affresco. Qui il Santo è raffigurato come Diacono, riconoscibile dalla dalmatica (Nota18) e tiene nella mano sinistra la graticola (Nota 19).

L’attuale stato di conservazione degli affreschi di San Rocco, databili presumibilmente intorno al XVI secolo, evidenzia un degrado più avanzato sulle pitture dell’emiciclo absidale rispetto a quelle del catino, complessivamente meglio conservate.

I primari fattori di deterioramento sono ricollegabili, anzitutto, al supporto murario sul quale sono state realizzate le pitture ed anche alle caratteristiche specifiche della tecnica esecutiva impiegata, a questi primi fattori si aggiungono i fenomeni di dissesto statico subiti dalla fabbrica nel corso degli anni, l’azione continua degli agenti di degrado e, infine, le azioni antropiche volontarie legate alle operazioni di manutenzione straordinaria e/o restauro (Nota 20).

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Fig. 11: Pitture murali del dell’emiciclo absidale. Particolare di San Sebastiano, San Pietro e San Lorenzo.

 Per ultimo San Lorenzo (fig. 11), quasi completamente privo delle cromie originarie ma ancora leggibile grazie alla presenza delle tracce incise ad affresco. Qui il Santo è raffigurato come Diacono, riconoscibile dalla dalmatica (Nota18) e tiene nella mano sinistra la graticola (Nota 19).
L’attuale stato di conservazione degli affreschi di San Rocco, databili presumibilmente intorno al XVI secolo, evidenzia un degrado più avanzato sulle pitture dell’emiciclo absidale rispetto a quelle del catino, complessivamente meglio conservate.
I primari fattori di deterioramento sono ricollegabili, anzitutto, al supporto murario sul quale sono state realizzate le pitture ed anche alle caratteristiche specifiche della tecnica esecutiva impiegata, a questi primi fattori si aggiungono i fenomeni di dissesto statico subiti dalla fabbrica nel corso degli anni, l’azione continua degli agenti di degrado e, infine, le azioni antropiche volontarie legate alle operazioni di manutenzione straordinaria e/o restauro (Nota 20).

   

Nota 18: È l’abito del Diacono e consiste in una tunica lunga fino ai piedi con stola a tracolla trapunta di croci.

Nota 19: La graticola è lo strumento del martirio di Lorenzo.
Nota 20:  Si devono, infatti, all’ultimo intervento di restauro risalente all’anno 1978, le numerose stuccature che interessano tutta la parte bassa della superficie affrescata (realizzate per impedire lo sviluppo del degrado al di sotto degli strati costitutivi) ed altre operazioni di integrazione pittorica.

  

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