Il Mobile nella cultura

Il Mobile Veneto – Antiquariato Mobili

Fonte: Artigianato artistico veneto

 Il mobile veneto e quello veneziano in particolare, costituisce un genere che si distingue nel panorama del mobile italiano e che è conosciuto ed apprezzato, fin dal Settecento, in tutta Europa, tanto che buona parte della produzione del mobile settecentesco o fu costruita direttamente per committenti stranieri (fenomeno non frequente a quei tempi) o fu venduta ad acquirenti stranieri quando la Repubblica Veneta decadde definitivamente.
Una delle caratteristiche che tradizionalmente si assegna al mobile veneziano è quello di non essere, a differenza dei mobili di altre capitali europee, un mobile “di corte”, cioè di non aver sviluppato un proprio stile ben codificato, in quanto a Venezia mancava una corte, non vi erano cioè, dimore ed arredi stabilmente assegnati ad un principe e dunque in grado di sviluppare un proprio gusto; è una considerazione in parte vera, dal momento che il Doge e gli altri dignitari portavano i loro mobili in Palazzo Ducale e negli altri palazzi pubblici al momento delle loro elezione e gli arredi venivano prelevati dagli eredi alla loro morte, ma è vero anche che in alcune ricche famiglie nobiliari, i grandi monasteri (Santa Giustina a Padova, i Frari e San Giorgio a Venezia), le grandi cattedrali (Treviso, Verona,) e più tardi i Seminari, svilupparono un arredo connotato da precisi stili e riconducibile a deciso gusti, così da costituire tante piccoli corti.
Ma andiamo con ordine, tra i mobili veneti più antichi, il primato sembra spettare a manufatti di ambito padovano: vengono di solito citati quelli appartenuti al Petrarca e conservati nella casa di Arquà, assieme ad un armadio da sacrestia conservato nella cappella degli Scrovegni. Si tratta di una poltrona pieghevole intagliata, derivata dal “faldistorio” Medievale e di un armadietto per libri, risalenti agli anni 1368-69.
L’ armadio da sacrestia è decorato con palmette scolpite a rilievo e ad incavi trilobati. 

Nel Trecento le case ed i relativi arredi erano molto semplici e veramente pochi sono i manufatti ancor oggi conservati: guerre, devastazioni e soprattutto rovinosi incendi (allora piuttosto frequenti) hanno impedito la loro salvaguardia. Si sono salvati dalle distruzioni alcuni interessanti manufatti in legno scolpito e dorato (detti ancone) che racchiudono dipinti su tavola di carattere sacro, spesso composti in “polittici” e decorati con elementi architettonici (archiacuti, lesene, pinnacoli, ecc.). 

Specchiera in legno intagliato e dorato, Venezia, metà del XVIII sec.

 Il Quattrocento, grazie anche ad una più diffusa ricchezza, derivante dai floridi commerci con l’Oriente, segna un momento di ripresa del mobile e dell’arredo in Veneto, nella seconda metà del secolo, in seguito ai soggiorni padovani di artisti fiorentini, come Paolo Uccello e Donatello, si impone il nuovo gusto rinascimentale. L intarsio e l’intaglio raggiungono esiti estetici di grande pregio: la tarsia figurata, detta anche “pittorica”, conosce un eccellenza rara con i fratelli Cristoforo e Lorenzo Canozi di Lendinara che lavorarono agli stalli lignei del Santo a Padova, mentre Francesco e Marco Cozzi sono autori di soffitti intagliati e dorati (Capitolo della Scuola della Carità a Venezia), stalli lignei (a Santa Maria Gloriosa dei Frari e a San Zaccaria). Come spesso succede, questi mobili chiesastici influenzarono anche il mobile domestico.
I cassoni e le cassapanche venivano finemente decorati e spesso dipinti: Giorgione, Jacobello del Fiore, Giambellino e Liberale da Verona, per citare solo i più conosciuti, dipinsero cassoni, armadi, di cui rimane ancor oggi testimonianza nei musei.

Nel corso del Cinquecento la ricchezza della Repubblica Veneta comincia a declinare, anche se non diminuisce lo sfarzo dei mobili e degli arredi, le cronache riferiscono che a Venezia “Non è persona così miserevole che non abbia casse e lettiere di noce”. La tarsia pittorica viene un po abbandonata mentre l’intaglio ha grande diffusione. L ornamentazione dei mobili rispecchia gli elementi architettonici del tempo: lesene, mascheroni, grottesche, capitelli, volute e timpani ornano i cassoni, le credenze, gli tipi costruiti a Venezia e a Padova in quegli anni. 

Le Corporazioni
le corporazioni nell'artigianato del mobile

 Se esaminiamo il Seicento scopriamo una grande varietà di mobili e un altissima qualità nel confezionarli: gli artigiani veneti non producevano più solo per la nobiltà veneziana ma ricevevano ordinazioni da ricchi borghesi e da principi italiani e stranieri: i duchi di Mantova diedero incarico all’ambasciatore di reperire mobili pregiati a Venezia per il loro palazzo. I falegnami, marangoni in veneto, si riunivano in corporazioni che prendevano il nome di “fraglie” “arti” o “scuole” dal luogo di riunione, chiamato anche “albergo”. I marangoni si dividevano in casseleri, addetti a casse, cassoni nuziali e stipi; marangoni da fabbrica, addetti alla carpenteria e agli infissi nel settore edilizio; i marangoni da noghera, addetti alla costruzioni di mobili; i remisseri, gli unici autorizzati ad intarsiare, lastronare e impiallacciare; i marangoni da soaze, addetti a specchi e cornici, costoro collaboravano con gli squeraroli nelle costruzioni delle gondole ed erano detti marangoni da negro. 

Ebanisti Veneti

La gran parte dei mobili che esce dalle botteghe artigiane, pur essendo di grande pregio, non è firmata, alcuni nomi di maestri mobilieri, veri e propri artisti del legno, sono tuttavia conosciuti, tra questi Francesco Pianta il giovane (Venezia, 1632 c. -1692), guidato da uno spirito fantasioso, ha lasciato un impronta sicura nel mobile barocco veneto; Andrea Brustolon (Belluno, 1662 – 1732), allievo dello scultore Filippo Parodi, rimase insuperabile e insuperato nelle sculture lignee con le quali ornava i mobili e le cornici: Ca Rezzonico a Venezia conserva il famoso “fornimento Venier” composto da poltrone, portavasi e statue scolpite dal Brustolon che utilizzava prevalentemente il legno di noce.

Mobili Caratteristici
Cassettone a ribalta, Venezia, XVIII sec.

 Nel Settecento il mobile veneto raggiunge il suo massimo splendore, le botteghe artigiane di Venezia costituiscono il più fecondo centro di produzione di mobili in Italia; la sola Venezia contava oltre  trecento botteghe con circa duemila lavoranti. Più che il susseguirsi degli stili (Luigi XV, Luigi VI, ecc.) va sottolineata la grande varietà delle tipologie di mobili che si adattano ai nuovi costumi: la donna assume nella società un posto importante ed ecco che vengono creati mobili da donna come piccoli scrittoi, mobili da toilette, ecc.. Si diffonde il mobile laccato, anche se non si tratta di vere e proprie lacche orientali ma di imitazioni: il mobile viene prima dipinto con motivi floreali o con “cineserie” e quindi ricoperto dalla sandracca, una vernice trasparente. Interessante è la tecnica della “lacca povera” che consiste nel ricoprire i mobili incollando sulla loro superficie carte stampate e acquerellate, anziché dipingerli, la carta veniva quindi ricoperta con una vernice trasparente. 

La caduta della Repubblica Veneta colpisce anche la produzione artigianale dei mobili; nonostante l’Austria tenti di mantenere le vecchie corporazioni dei marangoni, nel 1806 essa viene definitivamente soppressa. 

 Durante l’ Ottocento il Veneto non solo subisce le mode d oltralpe ma vede pian piano disperdersi il grande patrimonio di mobili e di arredi che per secoli aveva abbellito le case e i palazzi. Tra gli artisti che influenzarono il gusto di quegli anni vanno ricordati Giuseppe Borsato, Giuseppe Jappelli, Giuseppe Zanetti e Giovanni Maretti. Il Borsato (1771 – 1849) fecondo interprete dello stile impero a Venezia dove ha lasciato la sua impronta nell’arredo del Palazzo Reale, è stato professore di ornato presso l’ Accademia di Belle arti e ha pubblicato un volume con modelli di mobili neoclassici e impero. Lo Jappelli (1783 – 1852), architetto e progettista di giardini, ha realizzato, a Padova, il Caffè Pedrocchi con un elegante e sobrio arredo in stile Impero.

Nella seconda metà del secolo tra i maestri mobilieri di maggior fama va ricordato Valentino Panciera Basarel (1829 – 1902) che, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia, aprì in città una bottega con il fratello Francesco. Il suo stile fu influenzato dal Brustolon, suo conterraneo, eseguì intagli in cirmolo, noce e ciliegio di grande pregio; per la loro bellezza e originalità suoi mobili comparvero nelle esposizioni internazionali italiane e straniere. 

Produzione mobili in stile di qualità

Il Novecento segna un nuovo modo di produrre e commercializzare il mobile: nasce la moderna industria del mobile che secondo un modello veneto già sperimentato in altri campi (l industria tessile, l’abbigliamento, la scarpa) che dà vita a laboratori industriali medio-piccoli dove sanno fondersi la perizia artigianale, la laboriosità dei veneti, un gusto sicuro e raffinato che si può far risalire alla tradizione del mobile veneto. Ora viene chiamato mobile in stile ma non è altro che la riproduzione puntuale e fedele di modelli sette-ottocenteschi che per la loro solidità, l’eleganza e la funzionalità, hanno mantenuto una persistenza quasi ininterrotta.
Alla produzione di mobili in stile, sviluppatasi a Cerea nel veronese, nel cittadellese e nel montagnanese, si affianca una presenza di antiquari, di botteghe artigianali di restauratori e di doratori che continuano l’antica e nobilissima arte dei marangoni veneti. 

2 pensieri riguardo “Il Mobile Veneto – Antiquariato Mobili

  • Marco Musiani

    Buongiorno, abbiamo ereditato dai nostri genitori mobili zona giorno artigianali stile veneto di Cerea – Bovolone, acquistati nei primi anni ’70 da Caucchioli a Bovolone, composti da cristalliera a 5 ante, tavolo e sedie. Sono in ottimo stato e vorremmo capire quanto possano valere e come fare per venderli.
    Avete qualche consiglio in merito?

    Saluti e grazie

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  • Buongiorno, i mobili da lei menzionati sono generalmente di buona qualità e sarebbe un peccato “svenderli” a prezzi che non rispecchiano il valore intrinseco di questi oggetti. Purtroppo il mercato dell’arredamento di questa tipologia di mobili è piuttosto stagnante. Se lei non ha fretta di vendere l’ideale sarebbe ricercare tramite la rete e opportuni canali di vendita amatori ai quali proporre anche singolarmente ogni pezzo. Se contrariamente dovesse avere urgenza di vendere in blocco dovrà accontentarsi di realizzare una cifra piuttosto inferiore vendendo tutto ad un commerciante.
    Per determinare poi il giusto prezzo, dovrebbe avvalersi di qualche professionista che visionando gli oggetti sia in grado di darle una quotazione. Diversamente potrebbe presumerla lei in autonomia visionando siti internet di vendita mobili Cerea e cercare quelli che potrebbero rientrare nella categoria di quelli che ha in possesso.
    La saluto cordialmente

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