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Restauro di un cassettonato ligneo

  

Consolidamento

È un operazione di ripristino della coesione e della stabilità di un materiale che tende a salvaguardare e conservare quanto più possibile l’opera in tutte le sue componenti costitutive originali.
Consiste nell’impregnare la materia di sostanza consolidante. Questa deve avere proprietà di elasticità e resistenza alle sollecitazioni meccaniche, deve essere una sostanza fluida che abbia la capacità di ridare la coesione originaria ai materiali disgregati da processi di alterazione in atto. Le sue caratteristiche fondamentali sono una buona capacità di penetrazione e bassa viscosità.
In passato erano usati come consolidanti anche le cere, le miscele di oli e le vernici.
Oggi le più usate sono le resine acriliche ed epossidiche.
Tra queste si ricordano le acriliche come paraloid B72 e primal AC33, le viniliche come idrossido di bario ,silicati di etile e silicone.
Per quanto riguarda le opere policrome, i problemi di consolidamento si riferiscono soprattutto allo strato di preparazione e pellicola pittorica.
Anche in questo caso si deve operare un attenta scelta del consolidante più opportuno, quindi che abbia le caratteristiche fisico-meccaniche il più vicino possibile a quelle dell’elemento da trattare, perché in caso contrario si otterrebbe l’effetto opposto causando in seguito gravissimi danni.
Nel trattamento delle zone soggette a sollevamento, può essere utile impregnare la superficie, protetta da carta giapponese, con primalAC33, e abbassare poi con un termocauterio. In questo modo la parte sollevata si abbassa e si fissa.
Il consolidamento è un operazione che deve essere effettuata, più di altre in modo attento e preciso, a cui si deve dedicare tutto il tempo necessario.
È una fase fondamentale per tutte quelle successive, infatti un errato consolidamento vanificherebbe tutti gli interventi a seguire.
È un operazione essenziale per quanto riguarda l’obbiettivo del restauro, che è quello di prolungare il più possibile la vita e la fruizione dell’opera.

Intervento di consolidamento applicato al cassettonato
Appurato che il supporto ligneo non presenta particolari indebolimenti strutturali, solo in alcuni punti in cui l’attacco xilofago è stato più concentrato, si può intervenire iniettando paraloid B72 localmente, con percentuali crescenti dal 5% al 12%.
Metodologia che permette la corretta penetrazione del prodotto.
Il consolidamento della pellicola pittorica e della preparazione, essendo quest’ultima di ridottissimo spessore, verrà effettuato col primal AC33, applicato sul manufatto tramite pennello e carta giapponese.
La carta permette che il prodotto rimanga a contatto con la policromia, riduce al minimo la perdita di frammenti, anzi ne permette il recupero venendo questi ultimi ricomposti nelle loro sedi tramite pressione effettuata con tamponi di cotone o stoffa.
L utilizzo della carta giapponese riveste un ruolo molto importante perché ha il duplice compito di tramite per il prodotto consolidante e opera anche una prima fase di pulitura; infatti nelle sue fibre vengono
inglobate le particelle del pulviscolo e dell’inquinamento atmosferico depositatesi sulla superficie. 
 

 
Pulitura

La pulitura consiste nel rimuovere dall’oggetto il deposito di superficie o di vernici ingiallite, rendendo l’opera maggiormente leggibile, rispettando i processi di adattamento dei materiali della superficie nei confronti dell’ambiente e l’invecchiamento dei costituenti organici e inorganici dell’opera, la patina. Essa è eseguita con solventi che portano il materiale da asportare ad uno stato colloidale facilmente removibile, o con reagenti che rompono il legame molecolare dello strato che si vuole eliminare. Come ogni intervento di restauro anche la pulitura deve essere programmata ed eseguita sulla base di un indagine diagnostica . Per le opere policrome si eseguono delle prove di pulitura per sperimentare i solventi più adatti e la loro reattività sulla stratigrafia del film. Le prove, ovvero i tasselli di pulitura, vengono effettuate in zone delimitate da un tratteggio bianco (realizzato ad acquerello, facilmente removibile) e identificate da una sigla. E preferibile realizzare i tasselli di piccole dimensioni (massimo 1cmx1cm) ,in punti che non siano a vista. La pulitura può essere meccanica o chimica. Quella di tipo meccanico si esegue con l’aiuto d utensili come bisturi, lame, metodologie all’avanguardia sono ultrasuoni, microsabbiatrici e laser; viene definita meccanica perché non prevede l’uso di sostanze chimiche, anche se i due tipi di pulitura si possono integrare. La pulitura chimica prevede quindi l’utilizzo di un solvente. L azione di quest’ultimo può essere prolungata con l’apporto d impacchi di polpa di cellulosa o carta giapponese. Il supportante è imbevuto di solvente e applicato sulla superficie da pulire; importante e che esso sia capace di rilasciare la soluzione con estrema gradualità. L impacco ha il vantaggio di poter essere adattato alla forma della zona dove si deve intervenire ed applicato per il periodo voluto. I solventi possono essere di varia natura, quindi d origine acida o basica, utilizzati anche in soluzioni e miste. Gli acidi fanno parte della famiglia chimica capace di impartire la colorazione
rossa alla cartina di tornasole e di generare sali per neutralizzazione con basi. Si dividono in, acidi inorganici o minerali (ex: acido solforico,
carbonico, cloridrico) e organici come l’ossalico e linoleico. Essi agiscono sciogliendo le proteine e per la pulitura si usano solo quelli più deboli e più volatili. Le basi invece sono una famiglia di composti chimici sia inorganici sia organici che colorano di blu la cartina di tornasole. Sinonimo di sostanze alcaline, talvolta utilizzati nei trattamenti di pulitura, le basi agiscono sulle sostanze grasse e acide. Nei restauri, possono essere impiegate basi deboli come l’ammoniaca. E preferibile pulire una prima metà dell’oggetto, dividendolo in senso verticale con una linea tratteggiata bianca, così da evidenziare e testimoniare la validità dell’intervento. Ogni fase di pulitura deve essere documentata fotograficamente dall’inizio alla fine.

 

Intervento di pulitura applicato al cassettonato

Seguendo i principi soprelencati, eseguiremo alcune prove di pulitura per assicurarci di utilizzare il solvente più adatto.
I solventi che intendiamo testare sono:

ACQUA DISTILLATA
ACQUA E ALCOOL (rapporto 1/1)
ALCOOL
CONTRAD e MEK in diverse diluizioni (10%,15%,20%)

In base all’esperienza acquisita durante lo svolgimento del corso, possiamo presumere che il solvente più indicato per le nostre esigenze risulti essere il contrad2000, diluito con acqua distillata al 15%.
Questo è ideale nel caso in cui la policromia non presenti ridipinture, vernici ingiallite o ossidate particolarmente tenaci, ma solo uno strato omogeneo di depositi atmosferici dovuto ad una mancata manutenzione e a un naturale invecchiamento.
Dal punto di vista pratico, eseguiremo l’operazione stendendo il prodotto con l’impiego di tamponi, di diverse dimensioni a seconda della zona trattata.
Essendo il contrad2000 un solvente che continua ad agire nel tempo, possiamo calibrare la pulitura anche sulle basi di questa caratteristica, neutralizzando poi la sua azione con il mek.
È importante sottolineare che la pulitura è comunque un operazione soggettiva legata in parte a caratteristiche di sensibilità e buon senso del restauratore.

 

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