Il Laboratorio

Affilare gli attrezzi da taglio

Ripianare il retro del tagliente

La ripianatura del retro si ottiene usando diversi tipi di cote, gradazione sucessivamente più fine. Per semplicità, chiameremo le tre coti “grossa”, “media” e “fine”. Per una descrizione delle stesse vedi “Le pietre per affilare”.

Ripianatura del tagliente

Si inizia bagnando la cote grossa con un sottilissimo strato d acqua e quindi si appoggia il retro del tagliente, premendolo con entrambe le mani immediatamente dopo la fine del filo. Premendo forte, si struscia il tagliente da un estremità all’altra della piastra.

È molto importante controllare la progressione della ripianatura. Mentre il processo di smerigliatura progredisce, sul retro del tagliente inizierà a formarsi una superficie brillante. Quando tale superficie brillante si estenderà da un lato all’altro della lama, il retro avrà raggiunto la planearità necessaria.

Eliminazione delle sbavature

Infine si devono togliere le sbavature sugli angoli del tagliente. Questo si fa prima di passare alla lisciatura della superficie, e serve far sì che il tagliente non produca quei piccoli solchi sul pezzo di legno in lavorazione agli estremi della superficie di lavorazione.

Le sbavature si tolgono mantenedo il tagliente a 45° gradi circa sulla superficie della cote, strusciandolo un poco. L’ operazione deve continuare solo per il tempo necessario a togliere le sbavature, non a creare un bordino a 45°. Quindi qualche colpo per entrambi i lati dovrebbe bastare.

Dopo che il retro del tagliente è stato ripianato, si passa alla lucidatura, passando alla cote media. Anche con la seconda cote si segue la stessa tecnica a base d’ acqua. In questo caso, la pressione applicata non deve essere altrettanto grande, ma l’applicazione d’acqua deve avvenire più frequentemente, per tenere la superficie libera dal residuo che si viene formando (una poltiglia grigia, miscela dell’abrasivo di cui è fatta la cote e del ferro del tagliente). Qui una bottiglietta a spruzzo si può rivelare di grande utilità. L’obiettivo di questa operazione è lo strusciare il retro del tagliente sulla cote mantenuta la più libera possibile da residui, finché non si raggiunge la lucidatura. Ovvero l’assenza di qualsiasi graffio sensibile.

Infine si passa alla terza ed ultima cote, quella fine (nota: questa cote può essere rimpiazzata dalla striscia di cuoio, vedi ancora “Le pietre per affilare”) . Stesso procedimento fintanto che il retro raggiunge la lucidatura a specchio. Questo garantisce l’assenza di qualunque graffio od ondulazione microscopica, che altrimenti renderebbe il filo non perfettamente lineare.

Ora, tutto ciò appare come una grande quantità di lavoro. Effettivamente non ne è poco; ma è anche vero che è necessario solo raramente, vuoi alla prima affilatura di uno strumento nuovo, o per riparare seri danni causati da usura eccessiva.

Il procedimento quindi prosegue con la molatura del filo.

Impostazione dell’angolo di taglio e molatura del del filo

Affilare un tagliente è abbastanza facile, perlomeno in teoria: prima si ripiana e lucida il retro, poi si mola il filo all’ angolo di taglio desiderato ed infine si affila. Lavorare il retro è un operazione relativamente semplice, benchè, come descritto, richieda un po d olio di gomito. Ma molare ed affilare il tagliente è  decisamente un’altra cosa. Infatti durante l’intero processo di molatura ed affilatura la lama deve essere tenuta precisamente all’angolo di taglio desiderato, cioè ad ogni singolo colpo.

L’ obiettivo è sempre lo stesso: rimuovere del metallo per produrre un superficie piatta e liscia sul tagliente che intersechi con il retro ripianato e liscio. L intero procedimento inizia con la molatura del filo all’angolo di taglio voluto. Quale sia l’angolo di taglio “giusto” può essere il soggetto di discussioni infinite, spesso l’angolo di taglio non è così critico. Solitamente si imposta il filo a 25°, aggiungendo un microfilo a 30° o 35°, vedi fig. B1.

Un modo abbastanza veloce consiste nell’usare una mola rotativa per molare (impostare) l’ angolo di affilatura , e poi affilare a mano sulla cote. In questo caso, affilando a mano è abbastanza semplice tenere il tagliente (senza l’ausilio di altri attrezzi) cosicchè la punta ed il tacco formati dalla curvatura della superficie ottenuta con la mola rotativa si appoggino alla pietra. Con solo questi due punti appoggiati alla cote è facile evitare un andamento oscillatorio durante l’affilatura a mano, così che un angolo di affilatura costante sia mantenuto ad ogni passata.

In assenza della mola rotativa si può comunque affilare a mano con una serie di coti di grana sempre più fine. Ma bisogna fare molta attenzione a mantenere la lama sempre allo stesso angolo; cosa che si può fare quasi esclusivamente utilizzando uno strumento ausiliare apposito. Si usa la solita serie di tre coti. 

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