Il Laboratorio

Gli attrezzi del falegname andati perduti nel tempo

A volte ci capita di vedere un raro attrezzo del falegname e ci domandiamo a cosa serviva. Ecco le risposte alle vostre domande.

Scuola di Restauro Genova

Fonte: Autori vari

Molte volte all’interno di cantine o sopra i banchi dei rigattieri o presso i mercatini d’antiquariato, si possono notare uno strano attrezzi del falegname e così sorge la curiosità: a cosa servivano esattamente?

Ovviamente, avendo l’utensileria elettrica soppiantato e sostituito gli attrezzi manuali, molti non vengono più fabbricati. Inoltre certe lavorazioni svolte attraverso questi non si eseguono più in quanto il legno massello è sempre meno utilizzato. Poiché un buon restauratore del mobile non può farne a meno di utilizzarli, deve esattamente sapere come fare.

Pialletto a denti

Uno degli attrezzi del falegname ancora in uso è il Pialletto a denti. Esso è sempre molto ridotto nelle dimensioni. Serve per creare solchi o righe sulla “carcassa” del mobile in legno povero come pioppo o pino. La superficie così diventa maggiormente aggrappante per la colla usata per la posa della lastronatura o l’impiallacciatura..

Chiaramente le superfici di incollaggio divenivano più ruvide e più estese grazie a tali “righe” che favoriscono anche la fuoriuscita delle bolle d’aria e della- colla in eccedenza.

Attrezzo del falegname
Pialletto a denti per impiallacciatore

Ecco la funzione di tale pialletto, detto anche “da impiallacciatore”, riconoscibile dal “passo”, ovvero la cosiddetta inclinazione della lama che anziché essere abbattuta di 45°, come nelle normali pialle, è posizionata tra i 70° e i 90°, oltre che per il filo della lama dentellato.

Sponderuola

Attrezzo del falegname
sponderuola

Un altro degli attrezzi del falegname facente parte dei pialletti è la cosiddetta “sponderuola”, lunga circa 20 – 25 centimetri e stretta circa 1,5 – 2 centimetri. Presenta una lama larga quanto la sua suola. I normali pialletti che invece risultano molto più larghi e possiedono la lama lievemente ridotta rispetto alla loro larghezza. La sponderuola crea solchi o scanalature che appaiono come veri e propri scalini.

Sponderuola modanatrice
Attrezzo del falegname
sponderuola modanatrice

Dal precedente utensile deriva la “sponderuola modanatrice” che presenta le stesse misure, ma con una differente forma della suola che, anziché essere piatta, è concava o convessa.
Questa se passata su uno scalino di legno lo scolpisce uniformemente conferendogli una forma contraria. Ad esempio, la sponderuola concava arrotonda uno spigolo vivo rendendolo convesso, il cosiddetto “quarto d’uovo”. Alcuni mobilieri e tutti i corniciai ne possedevano di varia forma, combinazione e dimensione, per poter realizzare bordi sagomati. Oggi giorno le frese rotanti sagomate svolgono lo stesso compito nella realizzazione delle forme.

Incrostatoio
Attrezzo del falegname
incrostatoio

Dall’unione di una sponderuola e di una battuta regolabile di appoggio, nasce “l’incorsatoio” che, se munito
di un solo dente, si impiega per creare lungo i bordi l’incastro cavo detto “mortasa”, se munito di due denti si impiega per ottenere l’incastro detto “tenone”. Tenone e mortasa costituiscono i cosiddetti “maschio e femmina”, ossia le due parti di un incastro.

Coltello a petto

Un ulteriore insolito attrezzo del falegname è il cosiddetto “coltello a petto” o “a due manici”, che assomiglia ad una mezzaluna da cucina, da cui differisce per quanto concerne il tagliente che, anziché trovarsi all’esterno della
lama, compare all’interno. Viene impiegato sempre impugnandolo con entrambe le mani e trascinandolo
verso di sé “a petto”.

Attrezzo del falegname
coltello a petto

Esso serviva per molteplici seguenti mansioni: il boscaiolo scortecciava il tronco quasi come pelare una patata; il falegname asportava gli spigoli dei travi rendendoli da quadrati a ottagonali e infine quasi tondi poiché essendo così grandi non potevano essere torniti;
il bottaio creava nelle assi dritte scavi concavi come l’interno delle assicelle costituenti una botte; il seggiolaio creava i piccoli braccioli mossi di una sedia; si potevano inoltre realizzare anche le parti convesse come le zone esterne delle botti o le gambe ricurve delle sedie “a sciabola” difficili da realizzare con le normali pialle.

Pinza allicciatrice
Attrezzo del falegname
Pinza allicciatrice

Sempre menzionando gli attrezzi manuali del falegname, magari mimetizzata tra tenaglie, martelli e pinze arrugginite accatastate in un deposito, si può scorgere la rarissima e poco conosciuta “pinza allicciatrice” o “stradaseghe” ideata per agire direttamente sui denti dei segacci sia piccoli che anche molto grandi con il fine di storcerli alternativamente uno a sinistra e uno a destra.

Lo scopo, ieri come oggi in caso di tagli meccanici, è di fare in modo che il taglio ottenuto dai denti così divaricati sia almeno 1,5 volte più largo dello spessore della lama. In caso contrario, durante la procedura del taglio, la lama rimarrebbe stritolata tra i due estremi del solco scavato senza potervi scorrere ne in avanti ne indietro.


Martellina

Come ultimo e raro attrezzo del falegname che alcuni vecchi artigiani ricorderanno è la cosiddetta “martellina” o “martello da impiallacciatore”.

Il suo aspetto la rende simile al classico martello; presenta lo stesso manico in legno e la testa metallica munita di due estremi dei quali uno normalissimo a forma di battente e l’altro a forma di spatola.

Quest’ultimo risulta essenziale durante l’applicazione della lastronatura o, in epoche successive, delle impiallacciatura, mediante l’uso della colla animale “a caldo”.

La martellina veniva lasciata a scaldare sul fuoco, per poi passarla sulla lastronatura o sull’impiallacciatura dal lato a forma di spatola, quasi come
fosse un ferro da stiro. Con la stessa, usata all’altro estremo, si conficcavano piccoli chiodi che venivano
asportati il giorno successivo.

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