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Documento di Anghiari

Documento del Restauro del Mobile Antico di Anghiari

Premessa

Il Centro Tecnologico di Restauro di Anghiari, nella necessità di pervenire a regole comuni sull’attività di restauro di manufatti in legno e specificamente del mobile antico, e in considerazione dalle precedenti carte del restauro (Carta di Venezia 1964, Carta del restauro 1972 e Carta CNR 1987),  ha ritenuto opportuno redigere il presente Documento sul Restauro del Mobile Antico che, pur non avendo finalità giuridiche, consenta di proporre una elencazione di principi che possano orientare l’intervento di conservazione e di restauro del mobile antico.

Particolare importanza per la risoluzione dei problemi relativi al restauro e alla conservazione del mobile antico assume lo studio della qualità e delle caratteristiche dei materiali costruttivi, soprattutto in funzione della loro reazione a fattori climatici e ambientali.Altro fattore importante per la determinazione di corretti criteri operativi è la destinazione dell’oggetto da restaurare. Se da una parte, in caso di collocazione in sede museale o espositiva, si può privilegiare un tipo di intervento essenzialmente conservativo, nel caso in cui venga restituita all’oggetto la sua funzione d uso, il restauro potrà essere più consistente e articolato. Mentre cioè in un contesto espositivo anche un oggetto con evidenti lacune e staticamente non adeguato assolve perfettamente alla propria funzione di testimonianza storica e artistica, riteniamo che, in ambito domestico e nell’uso quotidiano, il mobile debba riacquistare tutte quelle valenze estetiche e funzionali che ne hanno determinato l’origine e accompagnato la storia.
Questo non significa affatto legittimare ricostruzioni indiscriminate o completamenti arbitrari, che sono sempre e comunque da evitare, semplicemente indica un orientamento di restauro che, dove possibile e quando adeguatamente supportato da una esaustiva documentazione, consenta all’opera d arte di ritrovare la sua piena funzionalità e non ne comprometta la leggibilità dal punto di vista volumetrico e cromatico.
Di seguito il Documento tratta dell’approccio al restauro di manufatti d arte ( Metodologia – fasi, Metodologia – tipologie): riporto queste pagine per informazione . Nel campo del restauro del mobile comune, quali sono i mobili che potranno passare per mano di un amatore hobbista, tali procedure possono sembrare “esagerate”. Ma lo spirito deve essere comunque lo stesso: salvaguardare l’oggetto dalla distruzione ed assieme ad esso la memoria storica che gelosamente può custodire.

 
Metodologia – tipologie

Per agevolare la stesura del documento, e per semplificare la nomenclatura per la redazione della “certificazione di qualità”, abbiamo ritenuto opportuno articolare le possibilità di intervento in tre tipologie generali: 

Restauro Conservativo

si intende per restauro conservativo ogni intervento che non consideri l’aggiunta di elementi mancanti.

Rientrano in questa tipologia interventi di:


1.1) Conservazione e prevenzione; Tutti quei provvedimenti che non comportino un intervento diretto sull’opera.(Rif. “Carta del restauro 1972”, art.4).
Valutando ogni singolo caso, sarà verificata la situazione ambientale e climatica del manufatto e saranno fornite tutte quelle indicazioni (anche per quanto riguarda la normale manutenzione e pulizia delle superfici) che ne possano prolungare l’integrità nel tempo.
1.2) Disinfestazione; L eliminazione degli agenti di deterioramento biologico consiste nel distruggere gli individui infestanti presenti nel manufatto, nel predisporre le condizioni affinché questi non possano svilupparsi in seguito e nell’impiegare, in fase di restauro materiali che non possano essere di nutrimento per tali organismi. Per la disinfestazione sono da impiegare gas tossici che non danneggiano né la struttura né l’aspetto estetico. E da limitare l’uso di impregnanti antitarlo a quei prodotti già sperimentati da tempo che non alterino l’aspetto e i rapporti cromatici delle varie essenze legnose.
1.3) Pulitura e finitura delle superfici. . . . . Deve essere eseguita in modo da rispettare la patina del legno e comunque non deve mai arrivare alla nuda superficie della materia. (Rif. “C.R. 1972”, art.6, c.5; art.7 c.2). Per la finitura superficiale dovranno essere adottati tecniche e materiali congrui al periodo storico a cui l’opera appartiene.
1.4) Ricomposizione di opere andate in frammenti. Questa operazione può essere eseguita solo quando esistano precisi documenti o testimonianze storiche che possano indicare quale fosse stato l’aspetto dell’opera finita. Gli interstizi eventualmente colmati dovranno essere realizzati con una tecnica che ne permetta il riconoscimento.

Integrazione parziale

Si intende per integrazione parziale l’operazione di restauro che considera l’aggiunta di elementi mancanti.
L integrazione è ammessa solo quando sia possibile comprovare la mancanza di ciò che si intende aggiungere, quando sia effettivamente indispensabile per la fruizione funzionale ed estetica dell’opera, e solo quando vi siano elementi o informazioni storicamente accertabili che possano suggerire come dovesse essere l’aspetto originale dell’opera.
Non sono comunque realizzabili integrazioni ex novo di zone figurate o inserimenti di elementi determinanti per la figuratività dell’opera. Le parti integrate dovranno essere realizzate in maniera tale da risultare differenziate dal contesto originale, ma non oltre la misura che non ne comprometta la leggibilità e i rapporti cromatici.
In questo contesto sono da intendersi proibiti completamenti in stile con legname di patina antica, ricostruzioni arbitrarie, rimozioni o demolizioni che cancellino il passaggio dell’opera attraverso il tempo, a meno che non si tratti di limitate alterazioni deturpanti o incongrue rispetto ai valori storici ed artistici dell’opera.

Riedizione Critica

Si intende per riedizione critica la creazione ex novo di oggetti del passato, utilizzando materiale nuovo e non proveniente da opere preesistenti.
La creazione può essere copia di un originale esistente, ricostruzione filologica di opere irrecuperabili, oggetto nuovo di interpretazione storico-stilistica, e può essere finalizzata alla ricontestualizzazione del frammento.
L operazione sarà sempre preceduta da un rigoroso studio di carattere storico, stilistico e iconografico, e guidata dal rispetto di tutte le tecniche originali storicamente accertate e dall’uso di materiali coerenti al periodo storico cui si fa riferimento.
In ogni caso l’intento non dovrà mai essere quello della creazione di falsi; sono quindi sempre proibite tutte quelle operazioni che tendano artificiosamente ad invecchiare le superfici dell’opera, ivi compreso l’uso di materiali antichi.
Ogni manufatto così realizzato avrà, in una zona che non ne disturbi la godibilità, una targhetta affissa che indichi la data di esecuzione, il nome dell’artigiano esecutore e i riferimenti di archivio; sarà certificato dal Centro Tecnologico di Restauro come “oggetto nuovo di riedizione critica”. 

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