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Discesa agli inferi

Brano biblico: Ef. 5, 14
Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: «Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà».

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 La tavola proviene dall’ordine festivo dell’iconostasi della chiesa della Dormizione a Volotovo, presso Novgorod. A partire dalla fine del XIV secolo., e soprattutto nel XV sec., nelle raffigurazioni della Discesa agli inferi nell’arte bizantina e russa si sottolinea la luce divina che irradia dal Salvatore e trasfigura coloro che languiscono negli inferi (cfr. anche l’icona). Il Salvatore ha vesti chiare e luminose, e la sua figura è circonfusa da un aureola. Cristo si china verso gli uomini, si abbassa fino a loro, e il drappeggio del mantello che svolazza sulle sue spalle sottolinea appunto quel movimento verso il basso. Ai lati di Cristo sono raffigurati più giusti di quanto avvenisse in precedenza. A sinistra Adamo, Davide e Salomone, il profeta Daniele e Giovanni Battista. A destra Eva, Mosè con le tavole della legge, il giovinetto Abele e altri giusti. Questi personaggi sono presentati secondo scorci e atteggiamenti pieni di vita, interloquiscono fra di loro discutendo su ciò che sta avvenendo, e sui loro volti sono visibili riflessi della luce celeste che scaturisce da Cristo. Lo stesso paesaggio è raffigurato diversamente, le montagne si alzano bruscamente e sembrano muoversi, inclinarsi, esprimendo il fremito dell’universo intero.

L’ evento della discesa agli inferi era il tema riassuntivo delle catechesi battesimali; ogni catecumeno si poteva infatti riconoscere in quell’Adamo che Cristo era sceso a trasferire dalle tenebre alla sua mirabile luce (1 Pt. 2, 9)

Un antica omelia sul Sabato Santo poneva così sulle labbra di Cristo rivolto ad Adamo le parole stesse dell’invocazione battesimale in uso nella Chiesa apostolica: Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati A coloro che erano morti: Risorgete A te comando: Svegliati, tu che dormi (Ef. 5, 14)

 L icona della Discesa agli inferi della chiesa di Volotovo presso Novgorod proclama in modo inequivocabile questo messaggio pasquale.

Lavanda dei piedi

GV. 13, 1-15

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 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell`acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l`asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi raquo;. Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo raquo;. Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.Il tema di questa icona esalta in forma simbolica la virtù più apprezzata tra i monaci: l’umiltà. Xto, cinto ai fianchi da un asciugamano, lava i piedi a Pietro, che si porta turbato una mano alla fronte, come sforzandosi di comprendere quanto sta accadendo. Gli altri apostoli, che si preparano all’atto solenne della lavanda, sono raffigurati profondamente assorti: tutti riconoscono l’importanza dell’evento di cui sono testimoni. L iconografo è riuscito a esprimere magnificamente la ricchezza delle sfumature spirituali più impercettibili: ecco perchè la sua opera risulta tanto commovente. La coscienza dell’osservatore è involontariamente penetrata dal profondo significato dell’episodio descritto dal maestro. Le tonalità “melodiche” degli apostoli rivelano al meglio svariati stati d animo che hanno un tratto in comune: la particolare delicatezza del sentimento.

Lettura consigliata

Per una lettura approfondita dell’icona della Trinità di Rublev consiglio di leggere:

L’ icona della Trinità” di Gaetano Passarelli – Ed. La Casa di Matriona – Milano 1994

La Trinità

Brano biblico:  Gen. 17, 1-15

L`apparizione di Mamre

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 Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un pò di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fá pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov é Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda ed era dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio raquo;. Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C`è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso raquo;, perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso».

 La Trinità

Il teologo russo Pavel Florenskij spiega che l’icona di Andrej Rublev èdivenuta una delle espressioni mistiche più elevate in quanto ha tradotto in immagine la visione mistica di San Sergio di Radonez, il fondatore della Grande Laura della Santissima Trinità a Sergiev Posad (attualmente la Laura è sede dell’Accademia della Chiesa Ortodossa Russa). I n questa icona “il cerchio” si impone come motivo dominante di tutta la composizione: nel corpo piegato dell’angelo di destra, nell’inclinazione della montagna, dell’albero e della testa dell’angelo di centro. Un capolavoro d arte, la sintesi di un mistero della fede, un esperienza mistica di un cristiano riproposta quale soggetto di meditazione e di elevazione dello spirito. Diceva San Gregorio Nazianzeno: “Quando dico Dio intendo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Ed aggiungeva: “Non appena mi rappresento l’uno sono illuminato dallo splendore dei tre; non appena li distinguo sono ricondotto all’uno. Quando penso uno dei tre lo penso come il tutto e i miei occhi sono riempiti e il più mi sfugge”. Nello sfondo superiore sinistro tra la casa e l’albero vi era la dicitura: “la Trinità”, oggi appena percettibile nell’originale. Le tre  Persone non vengono identificate con scritte particolari, perchè l’iconografo ha preferito esprimere la sua contemplazione legandola ad un insieme di simboli, che la mente illuminata dalla luce del Signore può cogliere senza l’intermediazione della Parola. “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: “Mostraci il Padre?” Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Credimi: io sono nel Padre e il Padre è in me”  (Gv. 14, 8-11).

L angelo di destra è lo Spirito Santo. C è un dubbio che riguarda l’angelo di centro: se è il Padre o il Figlio e ciò determina ovviamente l’identità dell’angelo di sinistra. In Santo Stefano di Perm , contemporaneo più anziano di Rublev, e amico di San Sergio. Stefano porta un icona della Trinità della stessa composizione di quella di Rublev; intorno a ciascun angelo si legge una iscrizione in lingua zyrjane: l’angelo di sinistra porta il nome di “Py”, che significa il Figlio, l’angelo di destra quello di “Puiltos”, lo Spirito Santo e l’angelo di centro quello di “Ai”. il Padre. L angelo di sinistra, a colorazione piuttosto indefinita e trasparente è l’Inconoscibile; l’angelo di centro, con alle spalle l’albero della vita, dalla mano che benedice  la coppa e dalle vesti azzurro e bruno, simboli delle due nature del Cristo, è il Figlio; l’angelo di destra con le vesti verdi e blu, che esprimono bellezza e forza creatrice, è lo Spirito Santo.   Tutta l’icona è animata da un movimento che parte dall’angelo di destra, è trasmesso dall’inclinazione dell’angelo centrale e, raccolto dall’angelo di sinistra, rifluisce di nuovo verso l’angelo di destra, concludendo e perpetuando così la sua incessante circolazione. I tre personaggi hanno dei bastoni lunghi e rossi (il bastone era il simbolo del potere dell’individuo, della sua dignità ed autorità. I tre angeli sono seduti su degli sgabelli con piedistalli d oro, segno della differenziazione del mondo terrestre ed il mondo celeste e la supremazia di questo sulla terra. I troni con i piedistalli poggiano su uno sfondo verde smeraldo. Sta scritto, infatti, nell’Apocalisse 4, 3.6: “Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono(…) Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo”. I tre siedono alla stessa tavola, che ha il piano bianco su cui si trova la coppa contenente l’agnello del sacrificio. In questo bianco si trova un doppio rettangolo, simbolo della terra. Un colore accomuna i tre: è l’azzurro che  indica, l’immaterialità. la purezza e l’assoluto.

Icona  della Madre di Dio di Pocaev
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 L icona della Madre di Dio di Pocaev, detta “Pocaevskaja”, è collegata alla lavra di Pocaev, situata nell’Ucraina orientale e fondata verso la metà del XIII secolo. Le sue origini si vogliono far risalire al  1198, quando un monaco ed un pastorello avevano avuto in quel luogo un apparizione della Vergine; ma un dato certo si ha nel 1559, anno in cui il metropolita greco Neofit fece dono di una icona della Madre di Dio alla nobildonna Anna Erofeevna Gojska, la quale la collocò nella cappella del suo castello. L icona si rivelò presto miracolosa per una luce straordinaria che sprigionava attorno a sé e per una guarigione di un uomo cieco dalla nascita, Filipp Kozinskij, fratello di Anna. Dopo circa 30 anni, la devota proprietaria regalò l’icona al monastero di Pocaev, che divenne un centro di pellegrinaggi molto ricercato dalla pietà popolare per i prodigi che vi si registravano. Nel “Libro dei miracoli di Pocaev” centinaia sono le testimonianze: nel 1674 un monaco prigioniero dei Turchi si ritrovò sciolto dalle catene e fuori dal carcere, dopo aver invocato fervidamente la Vergine di Pocaev; nel 1704 un giovane, caduto in un pozzo, si salvò dalla morte, rivolgendosi in preghiera alla sacra icona; nel secolo XVII, negli attacchi dei Turchi contro il monastero di Pocaev, a volte i proiettili dei nemici rimbalzavano e andavano a colpire gli assedianti. I miracoli si verificarono anche quando l’icona, dal 1721 al 1831, passò in proprietà agli Uniati (ortodossi uniti a Roma) e ne furono testimoniati oltre 500. Il fatto sta a dimostrare che la Vergine accorda il suo aiuto a chiunque le si rivolga con fede, sia esso cristiano-cattolico, greco-ortodosso, protestante, ebreo e musulmano. L icona di Pocaev, che, ogni mattina, con il canto del tropario “Porta invalicabile”, viene calata lentamente fino ad altezza d uomo per essere vicina ai monaci e ai pellegrini, rappresenta questo punto luminoso di riferimento verso l’unità degli uomini e delle religioni

Contemplandoti o Vergine, nella santa icona nell’atto di sorreggere  con le tue mani immacolate Colui che con la divina sua destra sorregge l’universo intero,  Dio divenuto Bambino  per la salvezza del genere umano, con amore irresistibile ti glorifichiamo e con immensa devozione ti baciamo.

L’icona è  opera di un iconografo ignoto di Costantinopoli. Questa icona è ritenuta un esemplare fondamentale della pittura del XII secolo E fu portata da Costantinopoli a  Kief nel 1131 quale dono  dell’imperatore Costantino per le nozze del principe di quel paese. Qui rimase pochi anni, fino a quando il principe Andrej Bogoljubskij, dopo essersene impadronito, la portò a Vladimir.Dopo il 1395 fu solennemente portata Mosca, quale riconoscimento verso di Lei per la salvezza di Mosca dall’invasione di Timur i lang. L’icona di Vladimir del tipo Elousa, cioè della tenerezza, in realtà combina questo tipo con quello più classico dell’Hodigitria –

Colei che mostra la via – La Vergine della tenerezza stringe il Bambino al seno e accentua il lato materno di Maria. Il volto di Maria è mirabile per lineamenti e per intensa spiritualità. Gli occhi della Vergine sono mesti e sembrano esprimere la tristezza del mondo, il naso aristocratico è lievemente ricurvo e le labbra sottili ed esangui sono prive di qualsiasi materia (il volto della Vergine è il volto di una madre e i suoi grandi occhi sono aperti sull’infinito. La sofferenza di una madre, delle madri, che in Lei si sono per secoli immedesimate.

Immagine della Chiesa che porta in sè la salvezza pur attendendola ancora, che confessa questa salvezza e contempla la Resurrezione attraverso la Croce). Il piccolo Gesù, diversamente dai bambini pieni di gioia di vivere dei dipinti italiani, è molto serio. La Vergine è rivestita di un grande manto orlato d oro, chiamato – maphorion – , con i capelli raccolti in cuffia. e il modo di vestire usato dalle donne sposate, quando comparivano in pubblico o in presenza di estranei, ai tempi della vita terrena di Gesù in ambito siro-palestinese. Il Bambino indossa , invece, solo il – chiton -, una tunica colorata, attraversata ai fianchi da una cintura. Nell’icona la Madre di Dio con la mano sinistra indica il Bambino, cioè indica la Via da seguire, Colui a cui conviene rivolgersi.

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