Pianoforte Steingraeber & Sohne
a cura di Stefano Rogledi
Domanda
Egregio sig. Rogledi,
La consulto per avere una stima del valore di un pianoforte verticale Steingraeber n°3361.che possiedo da 25 anni e che ho usato e accordato con regolarità fino ad oggi..
Le invio, a tal fine, delle foto del pianoforte.
Posso dire che la meccanica è ancora quasi perfetta e l’unica accortezza suggeritami dall’accordatore è stata sempre quella di accordare il pianoforte 4-5 comma più basso per mantenere più a lungo l’accordatura.In attesa di una Sua risposta, Le porgo i miei ringraziamenti.
Massimo
Risposta
Gentilissimo Sig. Massimo,
complimenti per il suo pregiato e antico pianoforte. Il marchio “Steingraeber & Sohne”, fondato nel 1823 da Eduard Stiengraeber è da considerarsi a tutti gli effetti tra quelli storici. La sua immagine è legata agli ambienti dell’alta Aristocrazia del tempo. Lo strumento opus 3361 è databile con certezza 1876. In quel periodo la ditta di Bayreuth produceva circa 250 strumenti all’anno. Dopo il 1896 il marchio passò a Georg e Burkhardt Steingraeber, figli del fondatore, aggiungendo alla denominazione originale la dicitura “& Sohne”. La produzione, sia per i verticali che per gli strumenti a coda, è sempre stata di alto livello qualitativo.
Il valore storico è sicuramente di rilievo. Purtroppo non conosco le condizioni tecniche, se queste fossero ideali, la cifra di euro 3000/3500 apparirebbe realistica.
Rimango senza dubbio perplesso circa la scelta di accordarlo al di sotto dei canonici 440 Herz per assicurare maggior tenuta (?).
Quando lo strumento è strutturalmente sano, non c è motivo di temere alcunchè. Diverso se, al contrario, mostra sintomi di cattiva tenuta dell’accordatura; in quel caso non si ottiene alcun beneficio anche facendo “uno sconto” sulla tensione totale delle corde. Il somiere semplicemente “tiene” o non “tiene”, o tiene poco. A qualunque (ragionevole) frequenza si accordi il pianoforte, la tenuta dell’accordatura nel tempo è identica.
Nei dettagli questo discorso si spiega così: innanzitutto il costruttore progetta lo strumento in base dell’altezza; la prima operazione è quella di determinare e ottimizzare la cordiera (cordiera=distribuzione del diametro delle corde). Quest’ultima infatti è fondamentale per il suono dello strumento, insieme a tavola armonica, martelliera e punto di percussione dei martelli sulle corde. Il variare di una sola di queste caratteristiche, obbliga l’adeguamento delle altre.
Una cordiera progettata per suonare a una data frequenza, darà inevitabilmente peggiori risultati ad una frequenza differente, in special modo inferiore, come in questo caso.
Inoltre, per noi accordatori, l’interesse verso i comma è inesistente. Per il nostro lavoro quotidiano ci serviamo di Herz, cents e battimenti.

Ovviamente i comma stanno “dentro” a tutto ciò, ma sarebbe come calcolare la velocità di una Ferrari in base alla benzina che consuma. Secondo i calcoli matematici sui rapporti tra i suoni, 1 comma equivale a 23,48 cents.(1 cent=1 centesimo di semitono), quindi 23,48 x 4 o 5 comma fanno rispettivamente: 93,92 o 117,4 cents, cioè un semitono sotto il dovuto. Premendo una nota LA, per esempio, il suo pianoforte emette nella realtà un sol #. I kg sottratti alla cordiera (e alla tavola armonica ammontano a diverse centinaia, e la sensazione sonora sarebbe certamente differente quando si troverebbe a suonare su altri strumenti.
Attenzione: per portare eventualmente lo strumento a 440 Herz non serve nessuna operazione particolarmente complessa o costosa; solo un accurato procedimento nell’accordatura, onde evitare un rapido abbassamento di frequenza e un pò di attenzione a non rompere le corde, “abituate” ormai a tensioni inferiori. In compenso, ne guadagnerà senz’altro la sonorità .
Non voglio naturalmente entrare in polemica con il collega, sicuramente valido accordatore professionista, si tratta solo del mio personale punto di vista.
Due consigli: tratti e faccia trattare questo strumento con i “guanti bianchi”, tenga spento per l’eternità (se non lo ha ancora fatto) il piccolo calorifero che si intravede sul lato destro, proprio attaccato al pianoforte; sarebbe la sua morte.
Cordialissimi saluti,
Stefano Rogledi