Arte&Dintorni

Perchè mi piacciono le cornici

Se entriamo in un museo o in una chiesa e ci fermiamo ad osservare con particolare attenzione i dipinti, sicuramente veniamo colpiti dai colori o dalle stupende immagini.

Ma se guardassimo con più attenzione …

Fonte: Oroecolore , Laboratorio Scuola per il restauro  di opere dorate e dipinte

Perché mi piacciono le cornici antiche …

Se entriamo in un museo o in una chiesa e ci fermiamo ad osservare con particolare attenzione i dipinti, sicuramente veniamo colpiti dai colori o dalle stupende immagini.

Ma se guardassimo con più attenzione, vedremmo che ogni opera è impreziosita da una cornice e se la cornice è originale, probabilmente assomiglierà almeno per qualche aspetto ad un’altra che circonda un altro quadro coevo. La cornice come il dipinto, deve essere considerata un opera di tutto rispetto, sarebbe uno sbaglio non soffermarsi ad osservarla meglio.

Molte cornici rappresentano come il dipinto, l’espressione artistico – culturale dell’epoca a cui appartengono. Il loro concepimento è spesso opera dello stesso pittore o di artisti e architetti al quale con consuetudine egli si affidava. Lo scopo della cornice è di impreziosire il dipinto senza che questo possa esserne soffocato, in altre parole dovrà essere in armonia con esso. Affinché la visione dell’insieme avesse il giusto equilibrio, la cornice doveva essere studiata nelle dimensioni, nella larghezza dei volumi e negli spessori, ma non era ancora sufficiente, si dovevano anche studiare le cromie e i contrasti dei metalli.

A questo punto diventa importante conoscere le tecniche che permettevano di raggiungere gli effetti più disparati. I materiali che venivano usati erano gli stessi che ancora oggi vengono utilizzati.

Esistono ancora gli artigiani in grado di utilizzare correttamente il gesso di Bologna, i boli, i metalli preziosi e di creare con essi oggetti in tutto e per tutto simili a quelli antichi, naturalmente utilizzando le tecniche tipiche delle varie epoche.

E facilmente intuibile, quanto fossero importanti le sinergie fra il lavoro degli artisti e quello degli artigiani, e quanto fossero determinanti le conoscenze tecnico-pratiche dell’artigiano che doveva realizzare l’opera cercando di incontrare il gusto dell’artista.

Per coloro che si dovessero appassionare agli oggetti di antiquariato in legno dorato, sarà sicuramente affascinante entrare in un laboratorio di un restauratore dove ancora oggi è possibile respirare una aria romantica, fatta di piccole soddisfazioni. Il restauratore rappresenta una figura professionale che si pone, per chi lo osserva, a metà fra il tecnico e l’alchimista, non è raro infatti vederlo mescolare sostanze curiose non meglio identificate.

In realtà molte delle sostanze che si vedono sui palchetti sono di origine antica e molte addirittura introvabili in diverse parti del mondo.

Le sostanze sono quasi sempre di natura vegetale o minerale e il restauratore mescolandole con parsimonia e spesso di nascosto, contribuisce ancora di più a creare un aura di mistero intorno a questo mestiere.

Quando riuscirete a strappargli qualche informazione rimarrete assolutamente allibiti dal suo modo di parlare con estrema naturalezza del Sangue di Drago, dell’Aloe, della Gomma Gutta, oppure di quella Arabica, della Sandracca e Gomma Lacca e di un infinità di altre sostanze, tanto da farvi pensare di essere piombati in un’altra epoca, magari alla presenza di Mago Merlino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Translate »