Pianoforte verticale G. Mola
a cura di Stefano Rogledi
Domanda
Esimio Maestro,
relativamente all’articolo del Sig. Luigi vorrei sapere se i pianoforti “G. MOla” di Torino possono avere al posto della piastra di ghisa una piastra di legno molto dura e, nel caso mio, se un numero “20393” riportato all’interno del mobile potrebbe essere la matricola?
Distintii saluti, Nicola
Risposta
Gentilissimo Sig.Nicola,
purtroppo dalle foto visionate non posso rilevare nulla di tecnicamente interessante, eccetto lo stile dello strumento, collocabile intorno alla metà anni 20; il dato del presunto numero di matricola (20393) infatti collima con la tipologia del pianoforte in oggetto.
Tuttavia è necessaria una precisazione riguardo alla domanda da lei postami:
i pianoforti storici con telaio totalmente in legno sono spariti dal mercato ormai da svariati decenni.Si tratta di strumenti prodotti fino alle prime decadi del 1800, che non hanno retto all’azione prolungata della trazione delle corde. Personalmente, l’ultimo di cui ho ricordo, lo trovai qualche anno fa; un verticale di produzione italiana.
La scena che mi si presentò innanzi fu desolante: il telaio (e il somiere, parte che accoglie le caviglie di accordatura) completamente e drammaticamente “accartocciato”.
In un tipico pianoforte verticale del secolo 1800, la tensione totale delle corde arriva a circa 11 tonnellate; è giustificabilissimo un cedimento strutturale, anche a causa dello stress delle fibre del legno.
In uno strumento moderno con piastra in ghisa, tale tensione sale a 20-22 ( ) tonnellate. Ciascuna corda infatti esercita una trazione di circa 70-80 kg e più.
Nel suo caso, il pianoforte Mola presenterà certamente un telaio in ghisa probabilmente “finestrato”, cioè con somiere a vista, oppure con la piastra in ghisa che arriva fino all’altezza del somiere, lasciandolo scoperto.
Ci sono infatti due tipologie di progetto per questa parte dello strumento: somiere nascosto dal telaio di ghisa (ci sono solo i fori passanti nella ghisa), oppure come nel suo esemplare “a vista”, quindi con il telaio che offre un “contorno” al somiere stesso. In tutti i casi il legno utilizzato per la costruzione (del somiere) è sempre solidissimo, almeno si spera…in genere faggio, negli ultimi decenni in conformazione multistrato, incollato incrociando le venature. Una costruzione di questo tipo, se ben eseguita, risulta praticamente indistruttibile per le caviglie.
Precisiamo ancora una volta che il somiere, anche in uno strumento moderno, è SEMPRE di legno, dello spessore di circa 6-8 cm, saldamente avvitato al telaio di ghisa. Il legno infatti agisce come una “guarnizione” elastica al punto giusto, che avvinghia la caviglia permettendone al contempo lo scorrimento durante le operazioni di accordatura.
La piastra in ghisa serve perciò ad offrire tenuta e rigidità strutturale, non che un solido ancoraggio delle corde dal lato opposto al somiere. Allego due fotografie di un telaio “Mola”, tolto dalla sede per effettuarne la rilaccatura durante un restauro integrale, da me effettuato tempo fà. (notare nella seconda foto, il somiere “a vista” che accoglie le caviglie).
Molto probabilmente questo esemplare è tecnicamente simile allo strumento in suo possesso.
Non avendo foto interne del suo strumento non posso determinarne le condizioni.
Il valore di mercato è comunque abbastanza basso.
Cordiali saluti,
Stefano Rogledi