Arredi ecclesiasticiRestauro del Mobile

Coro dei Conversi a Padula

Fonte: Istituto “M. T. Caiazzo” – dalla tesi specialistica di  Biagio Ventura, studente dell’Istituto (pubblicazione 30/11/1999)

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La Certosa di Padula e il Coro dei Conversi

La certosa di Padula, o di San Lorenzo, è una certosa situata a Padula, nel Vallo di Diano, in provincia di Salerno. Si tratta della prima certosa ad esser sorta in Campania, anticipando quella di San Martino a Napoli e di San Giacomo a Capri.
Occupando una superficie di 51.500 m², contando su tre chiostri, un giardino, un cortile ed una chiesa, è uno dei più sontuosi complessi monumentali barocchi del sud Italia nonché la più grande certosa a livello nazionale[3] e tra le maggiori d’Europa.
Dal 1957 La Cerosa di Padula
ospita il museo archeologico provinciale della Lucania occidentale e fu dichiarata nel 1998 patrimonio dell’umanità dall’UNESCO assieme ai vicini siti archeologici di Velia, Paestum, al Vallo di Diano e al parco nazionale del Cilento. Dal dicembre 2014 fa parte dei beni gestiti dal Polo museale della Campania. Nel 2015 ha fatto registrare 72.936 visitatori. Di fronte all’altare maggiore, in direzione verso la controfacciata, c’è il coro dei padri, caratterizzato anch’esso da intarsi lignei cinquecenteschi con 36 scene del Nuovo Testamento sullo schienale, altrettante 36 scene di Santi e eremiti sul sedile e 28 scene di Martiri databili al 1503 sull’inginocchiatoio.Notazioni tratte da maccarunera.com

Interventi precedenti di restauro

Non erano riscontrabili grossi interventi strutturali precedenti l’ultimo restauro. L’ unico intervento documentabile è quello effettuato dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S di Salerno e di Avellino del 1983 che mirava a fermare il degrado impellente delle tarsie con fermature e velinature  estese.

Stato di conservazione 

Lo stato di decoesione e la mancanza di adesione al supporto delle tarsie del coro, erano notevolmente estese pur essendo variabili nelle entità fra pannello e pannello. Era necessario un intervento di fermatura e fissaggio. In molte zone mancava il supporto ligneo, su cui poggiavano le tarsie, che andava ricostruito. Alcune zone del coro (alla curva dell’ala destra e all’estrema sinistra) erano state completamente mangiate e svuotate da un grave attacco di termiti, oltre a quello estesissimo su tutto il coro degli insetti xilofagi. Tutto il tessuto ligneo superficiale ne risultava assottigliato e indebolito.

Molti pannelli risultavano privi di ogni traccia della tarsia originale presentando solo il supporto. Molte cornici erano scollate o mancanti. L’ intera struttura piana ed intagliata era ricoperta  da uno spesso strato di sporco, oli e vernici ossidati.

L’ intervento di restauro

Durante l’intervento di restauro si sono seguite le seguenti fasi:

Disinfestazione globale cautelativa (l intervento di restauro precedente aveva già ottenuto l’indebolimento dell’attacco degli insetti xilofagi)

Consolidamento generale del materiale ligneo con resine acriliche in soluzione.

 Risanamento della struttura lignea consistente in:

1.   Ricostruzione del supporto di base degli elementi dove risultava mancante, alcuni braccioli e mensole che scandiscono i pannelli, completamente svuotati sono stati risanati dopo lo smontaggio previo la costruzione di una cassaforma con una costruzione a muretto di piccoli parallelepipedi in essenza di balza, sostenuti fra loro da una pasta di legno e ricostruendo così il supporto interno degli elementi più fatiscenti.

2.   Ricostruzione del supporto piano dei pannelli intarsiati tramite l’inoculazione di polvere di legno legata con resine acriliche.

3.   Risarcimento degli elementi mancanti o solo scollati.

Fissaggio dei difetti di adesione delle singole porzioni di tarsia accompagnando la riadesione e pressando sulle zone interessate.

L’operazione di Pulitura è stata eseguita in due fasi in due diversi momenti:

1.   All’inizio del lavoro si è proceduto alla esportazione delle polveri incoerenti, dei materiali di accumulo sui piani orizzontali, negli interstizi, nei sollevamenti della tarsia.

2.   Dopo le prioritarie operazioni di consolidamento, risanamento, fissaggio, si è proceduto alla esportazione delle vernici e degli oli ossidati, delle gocciolature, del guano delle mosche con solventi volatili e Decapant.

Reintegrazione : Poiché gli intagli non presentano mancanze di grandi dimensioni, sono stati integrati con legno di noce non differenziato, incollato con colla animale plasticizzata con trementina veneta.

Le piccole lacune della tarsia, che creavano problemi conservativi, sono state reintegrate portandole a livello con cera d’api mista a colofonia e ad essenza di trementina colorata con terre fino a raggiungere il colore del contesto.

Lucidatura protettiva finale: effettuata con cera d api diluita in essenza di trementina. 

Il Restauro conservativo

Il restauro conservativo, contrariamente a quanto molti hanno creduto fino a qualche decennio fa, è un restauro che deve attenersi a regole ben precise, regole che troviamo nella Carta del Restauro, che rappresenta il documento a cui ogni buon restauratore deve attenersi, salvo casi particolari.

Questo documento prevede non il rifacimento del mobile, bensì il suo recupero; per restauro conservativo si intende, quindi, un metodo scientifico atto a preservare ed a trasmettere al tempo futuro il manufatto in tutta la sua integrità.

Questo tipo di restauro consente di conservare le tracce del tempo che fanno comunque parte della storia del mobile.

Sverniciature aggressive, spatinature, rifacimenti massicci, stuccature selvagge e sostituzione di pezzi vecchi con nuovi, anche quando non è necessario, sono, queste, tutte azioni che il restauro conservativo non può ammettere, viceversa richiede di utilizzare materiali reversibili, rispettare la patina ed intervenire in maniera tale da rendere sempre visibile ciò che si aggiunge: si deve sempre poter distinguere il vecchio dal nuovo. Un tassello riportato, una stuccatura o un rigatino devono sempre distinguersi onde evitare falsi storici.

Un restauro conservativo è un restauro che prevede il minimo intervento sul manufatto; l’ideale sarebbe disinfestare, consolidare e spolverare in modo da intervenire ed alterare il meno possibile.

Bisogna fare una considerazione a parte per ciò che riguarda le aggiunte successive: per stabilire se queste devono essere rimosse o meno, ci si deve accertare che non siano state realizzate in passato da un artigiano molto rinomato, da un vero artista nel campo. In questo caso le aggiunte successive non devono essere rimosse in quanto fanno parte della storia di quel mobile; viceversa, se necessario, possono anche essere rimosse.

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