La Diagnostica

Diagnostica: La Craquelure

Fonte: testi liberamente tratti da “Tecniche fotografiche per la documentazione delle opere d arte” di Manfredi Faldi, Claudio Paolini ( Manfredi Faldi: Restauratore di dipinti ed esperto di diagnostica artistica, laureato in Storia dell’Arte all’Università di Firenze). Il Restauro dei dipinti e  sculture ligneeGiuseppina Perusini di  del Bianco Editore

Non appena il dipinto è terminato, indifferentemente dalla tecnica utilizzata, inizia a deteriorarsi, sia per azione degli agenti ambientali sia per una propria intrinseca instabilità. Fenomeni fisici, chimici e biologici alterano in vario modo la materia di cui è composta l’opera , ad esempio causando delle trazioni meccaniche che sono a loro volta responsabili di gran parte dei danni riscontrabili sul supporto, sulla preparazione ed anche sul film pittorico

Da un attento esame delle crettature (o craquelure) è spesso possibile risalire alle cause che le hanno generate e, conseguentemente, ottenere utili informazioni sulla struttura dell’opera.

Le fenditure raggiungono gli strati più profondi o si limitano alla superficie del dipinto, si diramano secondo reticolati variabili, rettilinei o concentrici che, intersecandosi tra loro, formano le caratteristiche isole dalle dimensioni e dalle forme più varie.
Il fenomeno può essere evidenziato con l’uso della macrofotografia, ulteriormente esaltato con la luce radente e studiato in comparazione con gli esami in transilluminazione, infrarosso trasmesso e radiografia ai raggi X.

Elementi costitutivi della craquelure sono: linea di frantumazione, isola, bordo , apertura e profondità del taglio.
La linea di frantumazione corrisponde al taglio che che si forma attraverso gli strati pittorici, la cui forma e dimensione varia a seconda della cause che le hanno generate. L’intersecarsi delle diverse linee di frantumazione genera isole di materia separata di forme e dimensioni variabili. Con bordo si intende il profilo esterno del taglio che può essere netto e tagliente o irregolare e stondato.
La distinzione e lo studio di questi elementi hanno permesso di giungere ad una classificazione dei differenti tipi di craquelure

La craquelure detta di essiccamento interessa soltanto gli strati superficiali di vernice e colore, è dovuta ad anomale contrazioni della materia stessa e si forma, perciò, nelle prime settimane successive all’applicazione della pittura, anche se talvolta può continuare ad estendersi in profondità negli anni.

La linea di frantumazione è in questo caso larga e irregolare, con solchi che raggiungono, eccezionalmente, anche un centimetro o più di larghezza. La profondità è limitata al livello dello strato pittorico che, a seguito di trazioni interne attuate dal processo di essiccamento, è ancora abbastanza morbido tanto da essere soggetto a deformazione plastica. I bordi delle isole hanno, perciò, un’apparenza fluida e grumosa e i larghi cretti lasciano spesso intravedere lo strato sottostante.

La craquelure detta di invecchiamento compare quando il film pittorico e lo strato preparatorio sono oramai completamente essiccati e quindi non più in grado di sostenere lo sforzo esercitato dalle fluttuazioni dimensionali del supporto.

La linea di frantumazione è invariabilmente sottile, uniforme, relativamente diritta o appena incurvata, può estendersi per una considerevole lunghezza prima di intersecarsi con un’altra frattura. Le isole che si vengono a formare sono in rapporto con lo spessore degli strati: più questi sono spessi più è largo l’intervallo fra le linee di frantumazione. La natura del supporto influenza ovviamente la forma del cretto in quanto all’origine delle trazioni: troveremo addensamenti di craquelure laddove le tensioni sono più forti come agli angoli e verso i margini nei dipinti su tela e secondo le venature del legno nei dipinti su tavola. I bordi avranno spigoli acuti denotando una frantumazione a essiccamento già avvenuto.

La craquelure di invecchiamento si origina dal supporto e si apre come sottile crepa, dalla forma a V col vertice verso il basso, attraverso tutti gli strati dalla preparazione alla vernice. In radiografia ai raggi X si evidenzia come linea scura molto diversa dall’immagine formata dal craquelè di essiccamento. Anche in transilluminazione o infrarosso trasmesso sarà evidente la profondità del cretto. Ovviamente l’osservazione potra essere resa possibile solo nel caso in cui il supporto sia sufficientemente trasparente all’infrarosso alla luce visibile, come nel caso di questa tela.

Crettature non presenti in superficie ma rilevate con questi mezzi possono essere dovute a ridipinture di parti dell’opera o all’utilizzazione di un vecchio dipinto come supporto per l’esecuzione di una nuova opera, operazione non rara nel campo della falsificazione.

L’analisi della craquelure come verifica dell’autenticità di un dipinto deve sempre essere molto cauta. E’ vero che la craquelure è da sempre considerata come un fattore di autenticità (o meglio di antichità) di un’opera, ma è altrettanto vero che esistono numerosi metodi per procurarla artificialmente. Certo riprodurre una falsa crettatura che penetri anche la preparazione, con isole concave che distaccano i propri bordi dal supporto nella tipica forma a “scodellina”, è sicuramente più difficile che ottenere una semplice craquelure di essiccamento facendo slittare uno strato su un altro, ma allo stesso tempo non dovrà essere considerato autentico tutto ciò che provoca immagini radiografiche. Alcuni sistemi usati nella falsificazione delle opere d’arte, come l’arrotolamento della tela con una preparazione fragile dopo aver accelerato l’essiccamento del colore, provocano cretti profondi e dall’aspetto più che verosimile.

I bordi, che appena formati sono ad angolo retto, col tempo tenderanno a consumarsi, anche a causa del loro rilievo. Interessante sarà osservare questo particolare della crettatura al microscopio o con la macrofotografia, ma non è detto che il falsario lo abbia trascurato.

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