Arte & ArtigianatoLa Carta

La carta: cause di degrado

Gli inchiostri

Un altro partecipante alla composizione finale dei manufatti librari è l’inchiostro, con cui si scrive. Esso è composto da sostanze liquide o semiliquide, costituite da un pigmento (polveri fini insolubili), nero o colorato, organico o inorganico, e da un legante, di solito si utilizza la gomma arabica, la gelatina o l’olio, aggiungendo poi degli additivi antisettici, oppure additivi che donano una buona fluidità.

Il Dioscoride nel De medica materia, dice che si può preparare un inchiostro mescolando tre parti di nero fumo con una di gomma. L’inchiostro può essere impiegato sulla carta e anche sulla pergamena, ma anche su qualsiasi superficie preparata ad accoglierlo. Una caratteristica fondamentale è la rapidità nell’asciugare.

Gli inchiostri fecero la loro comparsa nel III sec. a.C. in Cina o forse in Egitto, hanno sempre avuto tantissime ricette diverse, ma nella preparazione di base rimasero stabili fino all’Ottocento gli inchiostri a base di carbone ed altri a base di composti metallo-tannici.

Dopo l’Ottocento si utilizzano Blu di Prussia (ferrocianuro ferrico) e coloranti sintetici (aniline, arilmetani)

Inchiostri a base di carbone

Sono stati introdotti in epoca antica per scrivere sui manoscritti, ma veniva impiegato anche nella stampa. La ricetta dice che sono composti da particelle di carbone, come il nero fumo o il nero di lampada, da leganti, medium, come la gomma arabica o da altri leganti (per la stampa si
preferiscono i medium oleosi) e da solventi acquosi (acqua, vino, aceto..). Possono variare il loro colore e le caratteristiche a seconda della materia prima utilizzata per la loro preparazione:

Il nero fumo, (antramentum romano) è costituito da carbonio amorfo molto puro ottenuto per combustione di sostanze di origine vegetale (legni resinosi o olii), di origine animale (ossa o grassi) o anche minerale (carbon fossile);

Il nero di lampada si otteneva raccogliendo il fumo di combustione di olii, tipo l’olio di lino, su di una superficie fredda, in modo da ottenere una polvere finissima, ciò consentiva di non usare processi di macinazione. Faceva ottenere dei risultati estetici magnifici e per questo si utilizzava soprattutto nella miniatura.

Inchiostri ferro-gallici

Gli inchiostri ferro-gallici sono composti da tannini idrolizzabili estratto tramite bollitura e fermentazione dalla noce di galla o da sostanze vegetali come legno e fogliame e da vetriolo verde (FeSO4) un minerale prodotto artificialmente per ossidazione di terre gialle tenute esposte all’aria e
agli agenti atmosferici oppure per evaporazione di acque ricche di questo componente.

Dal Seicento si ottiene per ossidazione all’aria e per lavaggio in acqua di pirite (FeS). Come legante si utilizzava la gomma arabica.
Questo tipo d’inchiostro è uno dei responsabili alla degradazione dei supporti cartacei. Sono quelli più utilizzati in Occidente dal Medioevo fino all’introduzione dei coloranti sintetici a metà Ottocento, sono i più difficili da asportare e i più penetranti nella fibra. Provocano la corrosione
della carta.

Inchiostri colorati

Gli inchiostri colorati venivano già utilizzati nel Medioevo, partendo da pigmenti minerali o da estratti di piante.

Ad esempio il rosso proveniva dal legno Brasiliano e dal Cinabro. Il primo tipo di legno veniva sminuzzato e lasciato a macerare in aceto o urina, poi alla poltiglia si aggiungeva, secondo la ricetta settecentesca, biacca e allume; come legante sempre la gomma arabica. Si otterrà un pigmento di color rosso bruno, opaco; molto solubile appena si applica, ma rimane molto stabile e poco solubile dopo l’asciugatura, anche per molti anni.
L’altro tipo di rosso, a base di cinabro veniva realizzato polverizzando proprio il cinabro, aggiungendovi dell’acqua o dell’aceto, in questo caso come legante si utilizzava anche l’albume d’uovo oppure sempre la solita gomma arabica. La materia prima si trova in natura come minerale,
ma già dal VIII secolo veniva prodotto artificialmente dagli arabi. Cennino Cennini nel suo libro spiega che per prepararlo bisogna pestarlo bene con acqua, sarà pronto a seguito del riscaldamento di zolfo e mercurio (“argento vivo”). Questo inchiostro è brillante e insolubile, con l’aria si ossida e diventa nero.

L’Indaco è uno tra gli inchiostri blu più diffuso prima del XVIII sec. Questo colorante è buono sia nel campo tessile che in quello artistico. Si ricavava da foglie di leguminose indiane, pestandole fino ad ottenere una polvere; questa poi doveva essere mescolata alla gomma arabica. È solubile e
molto sensibile all’umidità. Può sbavare.

Il Blu di Prussia (ferrocianuro ferrico) si ottiene per sintesi già alla fine del Seicento ma solo nel campo artistico, diviene un inchiostro utilizzabile per la scrittura non prima della metà del Settecento. È innocuo alla carta anche se contiene ferro.

Gli inchiostri e il loro effetto sul materiale cartaceo.

La varietà delle ricette e la naturale diversità delle materie prime danno origine a una varietà di fenomeni di degrado e alterazioni che interessano sia l’inchiostro che la carta come supporto.

Effetti sulla carta

Gli inchiostri ferro-gallici, nascono acidi e provocano corrosione della carta; il cosiddetto “degrado bruciante”, causa di enormi perdite nei materiali archivistici. Si tratta di reazioni complesse, molto probabilmente è un insieme tra ossidazione e idrolisi acida. Queste reazioni iniziano e procedono a gradi col danneggiamento. Per prima cosa si osserva la comparsa di un alone giallastro attorno alla parte scritta, andando avanti il problema si intensifica e l’inchiostro trapassa il foglio, vedremo questa macchia anche dal recto del foglio e spesso oltrepassa anche le carte
successive perforandole. Infine l’indebolimento del supporto cartaceo porta al distacco di queste parti corrose in piccoli frammenti lasciando intatte le parti vicine. Spesso i manoscritti acidi, sia a causa dell’inchiostro, sia per motivi di acidità di tutta la carta, rilasciano un odore particolare di carta bruciata.
Gli inchiostri miscelati a dei pigmenti sono vantaggiosi quando si stampa su carta perché il pigmento resta adeso alla superficie del supporto.
Gli inchiostri a base di carbone hanno leganti di origine organica, come l’olio di lino, quindi suscettibili alla decomposizione e all’attacco microbico. Chimicamente sono stabili perché il carbonio è inerte e generalmente non alterano il supporto.
Quindi alcuni motivi che provocano il degrado della carta sono: la quantità eccessiva di inchiostro, la ricetta sbagliata per preparare l’inchiostro, l’esposizione ai raggi UV, la variazione di umidità e
temperatura, ed infine l’infestazione fungina ad opera di acidi organici che si formano, per i composti ossidanti e per gli enzimi cellulositici.

Alterazione dell’inchiostro

Non solo la carta può subire dei danni, anche l’inchiostro stesso ne subisce; questo non è buono, perché se l’inchiostro si rovina, anche tutto il documento subisce delle trasformazioni. Di per sé l’inchiostro a carbone non danneggia la carta, ma :

  • Il pigmento da solo non penetra bene nelle fibre, se il legante ha perso consistenza questo causa lo spolvero dell’inchiostro, ossia di facile abrasione;
  • In presenza di alta umidità l’inchiostro può sbavare ed è facilmente dilavabile; altrimenti è insolubile se è in buono stato. Sono resistenti all’azione dell’acqua e a quelli ipocloriti, essendo a base grassa possono venire attaccati dai solventi organici (benzina, acetone, etere..)
  • Una buona cosa è che le particelle di carbone non sbiadiscono col trascorrere del tempo, e i pigmenti sono inattaccabili dai raggi solari e dagli agenti sbiancanti;
  • Non danno problemi di acidità

Invece gli inchiostri ferro gallici:

  • Possono divenire col tempo, più scuri, con conseguente degrado della carta. Forse a causa dell’ eccesso di solfato ferroso nell’inchiostro stesso.
  • Sono solubili, sia in acqua, sia sul foglio se a contatto con l’acqua. Non è ancora stato scoperto il perché.
  • Col tempo possono virare al rosso forse per la decomposizione di tannini, altri al grigio, mentre altri al marrone forse per la carenza di acidi tannici; alcuni scompaiono completamente. Questo tipo di inchiostro non è dannoso per la carta.
  • Attacco fungino: alcuni tipi di batteri e funghi possono far cambiare il colore perché rilasciano l’enzima tannasi sulla carta, e questo è in grado di idrolizzare il gallo-tannato in glucosio e acido gallico.

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