Arte & ArtigianatoLa Carta

Restauro del libro: breve storia dell’opera

Indice

Titoli della tesi che verranno pubblicati a cadenza settimanale
La carta: storia e tecnologia 
La carta: cause di degrado
Restauro del libro: breve storia dell’opera 
Restauro del libro: stato di conservazione
Restauro del libro: la diagnostica
Restauro del libro: intervento di restauro 
Restauro del libro: glossario e bibliografia 

Il Matthioli nacque a Siena nel 1501, si laureò in Medicina all’Università di Padova ed esercitò, seguendo le orme del padre, la professione medica, in varie città d’Italia, tra cui Siena, Perugia e Trento.

Breve biografia di Pietro Andrea Mattioli (Matthioli), autore del libro

Nel 1540 si stabilì a Gorizia e pubblicò la sua opera più famosa, il Discorso… ne i cinque libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo tradotti in lingua volgare italiana, la prima edizione fu senza illustrazioni, e venne pubblicata a Venezia presso la bottega di Niccolò Bascarini nel 1544.

Essa era già in opera prima del 1533, e ne furono pubblicate almeno tredici pubblicazioni da altri editori tra cui Vincenzo Valgrisi. Dalla terza edizione, in poi (Venezia 1550) comparvero gli indici, e nel 1554 esce la prima edizione illustrata del Matthioli in italiano con le incisioni delle immagini ancora di piccolo formato; poi dall’undicesima, (1568) le figure furono più grandi e migliorate; le varie edizioni ebbero l’onore di esser tradotte in francese, in boemo e in tedesco, oltre a quelle in latino, note con il nome di Commentarii .

«Il libro rappresenta il più noto testo botanico-farmaceutico del XVI secolo, nel quale il commento alla traduzione del De materia medica di Dioscoride Pedacio, summa delle nozioni di medicina naturale del tempo, era integrato con aneddoti e notizie legati alla tradizione popolare e con l’aggiunta della descrizione delle virtù medicinali di centinaia di nuove piante, una buona parte delle quali sconosciute in quanto importate dall’Oriente e dalle Americhe e altre erborizzate direttamente dal M. nelle sue ricerche condotte nella Val di Non e sul monte Baldo».

Nel 1564 fu chiamato come medico di corte dall’Imperatore Massimiliano II; in quegli anni si era dedicato a realizzare le opere sulla medicina e la farmacopea e fu anche pubblicato il piccolo opuscolo, opera a sé, “Sul modo di Distillare le acque da tutte le piante e come si possono conservare i loro veri odori e sapori” e poi ristampato sempre a Venezia dal Valgrisi. Da soli quattro anni dopo, quest’opuscolo fu applicato in appendice ai Discorsi.

Il più grande botanico italiano del Cinquecento, il Matthioli, fu considerato anche uno dei più illustri fitografi , morì di peste a Trento nel 1577 e qui venne sepolto all’interno della cattedrale con un monumento in suo onore fatto erigere dai suoi due figli.

Descrizione stilistica del libro
Frontespizio di una edizione del libro

Descrizione stilistica del libro “I Discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli, medico sanese, ne i sei libri della Materia Medicinale di Pedacio Dioscoride Anazarbeo con i veri ritratti delle piante e animali

«In origine era composto da 832 In-4 tela. Ognuno degli 884 capitoli era dotato di un commentario ove, sulla base dell’eredità galenica e in particolar modo della propria ricerca e sperimentazione, il Matthioli argomentò contro errori fantasiosi di eruditi interpreti e magiche virtù come da tradizioni secolari. Ciascun capitolo è affiancato dall’immagine, della pianta poi descritta nelle peculiarità fisiche, dietetiche e curative».

Le illustrazioni sono state eseguite con la tecnica della xilografia in folio, con inchiostro nero.
I ritratti dei diversi soggetti a cui Matthioli si riferiva nei suoi scritti, tra cui piante, animali, erbe medicinali e insetti furono eseguiti dagli artisti Giorgio Liberale e Wolfgang Meyerpeck con naturalezza e minuziosità. Son stati rilevati ben 562 disegni, più di quanti ne fossero mai apparsi in
altri libri.

L’opera in esame, […], è arrivata in laboratorio mutila del frontespizio e del primo fascicolo nonché delle ultime carte; il dottor Tiozzo ha eseguito una ricerca, riuscendo a recuperare una copia della stessa ristampa in un mercatino dell’usato. Grazie a questa ricerca si è venuti a conoscenza del disegno originale sul frontespizio presumendo quindi, quale sia la marca tipografica (editoria Valgrisiana, Venezia) grazie al confronto con le diverse copie del libro.

Il frontespizio viene eseguito sempre con la stessa tecnica delle illustrazioni
all’interno del libro. Il simbolo tipografico è un serpente attorcigliato a un bastone a T sostenuto da mani che escono dalle nuvole.

Numerazione delle pagine

La stampa, nel senso più ampio del termine, è un procedimento per riprodurre immagini (che nella stampa tipografica sono le lettere): l’inchiostro viene applicato a una superficie opportunamente preparata (tavoletta per le immagini e tipo per le lettere) che lo riporta poi su un
materiale adatto a riceverlo.
Il volume in esame è composto da ternioni: tre bifogli uniti
assieme, che comprendono quindi 6 carte e contano 12 pagine.
Durante il restauro ho notato il modo in cui lo scrittore
numerava le carte: il modo è simile a quello utilizzato dal XII
con lo sviluppo della scrittura e della lettura. Nel caso del nostro libro questo insieme di segni veniva annotato nell’angolo in basso a destra (solo sul fronte, non sul recto) di ogni carta e indica la prima parola della pagina successiva. La numerazione poteva essere indicata sia dall’autore che dal copista e serviva soprattutto per il legatore, per non sbagliare ad unire i diversi quaderni durante la rilegatura.

L’uso della numerazione delle pagine si è sviluppata gradualmente, la troviamo nei manoscritti medioevali; inizialmente i quaderni erano segnati con parole chiave a valore di contrassegno. Più avanti si prese l’abitudine di
segnare le sequenze dei quaderni con numeri, lettere dell’alfabeto latino (23 caratteri) o altri segni.

Esempio di numerazione delle pagine su di altro libro

Nota: La modalità per la numerazione delle pagine era questa : prima si indicava il numero del quaderno seguito poi dal numero della carta in cui ci si trovava, tutto questo nell’angolo in basso del recto di ogni carta. Ad esempio: «il primo fascicolo di un libro contenente 8 carte e dunque 16 pagine, veniva normalmente individuato con la lettera A. nell’angolo della prima carta del fascicolo era dunque
indicata la lettera A, nella seconda era indicato A2 (o Aii in caso di numeri romani), nella terza A3, nella quarta A4, mentre nelle ultime 4 carte del fascicolo non era contenuta alcuna segnatura, perché di solito si numerava solo la prima metà delle carte di un fascicolo. Il fascicolo successivo sarebbe dunque stato indicato con la lettera B e via dicendo» nel nostro caso si tratta di un ternione.

La struttura del libro doveva velocizzare la ricerca degli argomenti; man mano che si sviluppò l’uso e la fabbricazione dei libri, venne migliorato l’Indice, che non era più come una semplice lista dei capitoli, ma era molto più complesso; diventò quasi uno schema degli argomenti contenuti nel
libro.

Inchiostro utilizzato nell’antichità

Scopriamo come venivano prodotti gli inchiostri nell’antichità proprio dal libro in questione.
Pietro Andrea Matthioli commenta nella sua opera il quinto libro di Dioscoride al Cap.CXXXIX:
«Della fuligine pittorica. SVOLSI ricogliere la Fuligine, che usano i dipintori, dalle fornaci di uetri: perciocché à questa si dà il primo luogo. Ha uirtù ualorosa di costringere, & di corrodere[…].
Dell’Atramento librario. Cap CXL. LO ATRAMENTO, con il quale scriuiamo, si ricoglie dalla fuligine condensata dal fumo della teda. Mettendosi in ogni libra di gomma tre once di fuligine di teda. Fassi anchora della fuligine delle ragie, & della fuligine pittoria detta di sopra […]

La gomma (lat. class. CVMMI, COMMI, GVMMI, n.indecl., e CVMMIS, COMMIS, GVMMIS, IS f.), che entra anche in molte composizioni di inchiostri attuali, deriva da un liquore che esce da screpolature di
alcune piante: ciliegi, peschi, mandorli, prugni, ecc.; all’aria si solidifica fino a risultare una massa solida, insipida ed inodora, che si può sciogliere nell’acqua ed altri liquidi. Si ritiene che la più importante, per
qualità, sia quella prodotta da diverse specie di Acacia del Nilo, ovvero quella che comunemente chiamiamo gomma arabica; ciò è in perfetto accordo con l’opinione degli antichi, dedotta dalle testimonianze di Plinio
il Vecchio e Dioscoride, che però si riferivano per lo più a proprietà medicinali.
»
Questo ci è molto utile per capire il tipo d’inchiostro utilizzato nella stampa da me restaurata.

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