Arte & ArtigianatoArte&Dintorni

Storia del ventaglio: Seconda parte – il legame con l’elemento fuoco

Fonte: dott.ssa Anna Checcoli

La forma del ventaglio, semicircolare, con angoli di apertura che variano nel tempo in modo non casuale, è la rappresentazione allegorica della vita: si apre, ha un inizio, una curva ascendente, un culmine, una curva discendente, una fine.

Anna Checcoli

La forma del ventaglio, semicircolare, con angoli di apertura che variano nel tempo in modo non casuale, è la rappresentazione allegorica della vita: si apre, ha un inizio, una curva ascendente, un culmine, una curva discendente, una fine. Si chiude.

Al suo interno può esserci di tutto. Ed in effetti sempre, in esso, è rappresentata la vita in qualche sua manifestazione. Esso è legato ai quattro elementi e all’energia di colei o colui che lo possiede e lo muove.

Da secoli è definito strumento di potere e seduzione, ma difficilmente si è cercato di dare una spiegazione che andasse al di là della semplice attrazione civettuola che esso, opportunamente agitato, poteva esercitare sugli altri, in special modo uomini, se a maneggiarlo era una donna.

In realtà, come detto all’inizio, il ventaglio aveva una correlazione con la purificazione. Si muoveva, nella sua forma di flabello dal lungo manico prezioso, per depurare l’aria circostante alle statue degli dei. I sacerdoti nel Tempio avevano questa sacra funzione, il flabello non era un mezzo casuale, essendo fatto di piume di struzzo, doppiamente, quindi, legato all’aria.

Si dice, fra l’altro, che lo struzzo deponga le uova ma non le covi; che, anzi, si sieda davanti ad esse e le fissi insistentemente: esse dunque si schiuderanno grazie all’energia trasmessa da quello sguardo materno.

In Egitto la penna dello struzzo era simbolo di giustizia e di equità, e l’origine di tale simbologia era che le penne di struzzo sarebbero tutte della stessa lunghezza.

La stessa Maat, dea della verità e dell’ordine universale fondato sulla giustizia, quando presiedeva alla pesatura delle anime veniva rappresentata con una piuma di struzzo sulla testa.

La psicostasia, fulcro della teologia egizia dell’oltretomba, mostra al centro una bilancia: in un piatto, chiuso in un’urna, il cuore del defunto, simbolo della sua coscienza; nell’altro piatto, la penna di struzzo della dea Maat, che fungeva da contrappeso.

Il ventaglio, dunque, oggetto apotropaico per eccellenza, nel muoversi crea, sposta, diffonde energie, allontana quelle malevole.

Contemporaneamente, utilizzato per fini estremamente pratici, alimenta il fuoco. Esso dunque gestisce due elementi base sul piano del quaternario: Aria e Fuoco.

Non è facile aprire lo scrigno dei segreti del ventaglio a chi, forse, non ne ha mai maneggiato uno, se non distrattamente. Quando lo si muove intenzionalmente sono le forze ctonie che vibrano all’unisono con le proprie energie. E’ per questo che rappresentava e comunicava la percezione del potere.

Questo incredibile accessorio nasce dalla natura, dalla terra, come già accennato. Agli albori si utilizzavano bastoncini, foglie…E nell’estrema complicazione della sua evoluzione alla terra rimarrà legato, essendo spesso costituito da legno, per quanto riguarda le stecche, da metalli preziosi, come oro e argento, abbelliti da pietre incastonate altrettanto rare, e da materiali vegetali o animali, come la pelle di capretto o di cigno.

La pelle di cigno, menzionata da De Montaigne nei suoi diari di viaggio, che la descrive trattata nelle terre di Siena in modo sì sublime da venire utilizzata per i lenzuoli della nobiltà, è uno dei materiali più pregiati e privilegiati delle “pagine” dei ventagli italiani del XVII e XVIII secolo.

I cigni sono in stretta relazione con gli dei luminosi e sono simbolo di saggezza, amore sincero, fedeltà, innocenza, purezza, forza e coraggio; donano la capacità di interpretare i sogni e rappresentano l’evoluzione spirituale, sono legati all’acqua dove nuotano, all’aria dove volano, e alla terra dove si posano, ma rappresentano soprattutto il fuoco del sole da cui traggono il loro potere per padroneggiare gli altri tre elementi: rappresentano la comunicazione fra i diversi mondi, benefici e sacri possessori di poteri magici legati alla musica e al canto, uniti ai poteri terapeutici del sole e dell’acqua, essi rappresentano altresì la luce interiore e l’armonia dello spirito umano, la scintilla divina nell’uomo.

Il loro volo è paragonato al ritorno dello spirito verso la propria sorgente e rappresenta la parte dell’uomo che tende al bene e al meglio di sé, alla percezione, alla spiritualità.

Ed ecco che il legame inscindibile con l’elemento fuoco ritorna, non solo fisico, ma alchemico, interiore, spirituale. Il bellissimo “accessorio” di cui stiamo parlando ha una funzione di spiritualizzazione della materia.

Possederlo e muoverlo, guardarlo, dialogando con esso, suscita emozioni superiori, percezioni sottili.

Tutte le volte che esprimiamo un’emozione elevata, stiamo aprendo un varco che permette un dialogo con i mondi superni.

Accade quindi che ci troviamo nel punto d’incontro fra Piccola e Grande Opera: ci distacchiamo da emozioni negative, lavoriamo su di esse (Nigredo), poi, quando la quantità e la qualità raggiungono un certo livello, quando la materia si fa spirito (Albedo), l’emozione sublimata che ne deriva ci consente di accedere ad una fonte più raffinata di energia (Rubedo).

Potreste chiedervi come è possibile che questo possa avvenire grazie ad un semplice ventaglio: è ovvio che io non sto parlando dei ventagli venduti a pochi euro sulle bancarelle, per quanto, se appartenuti ad una persona cara, ed entrati in nostro possesso, ugualmente questo possa accadere…

Tutti gli articoli di Anna Checcoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Translate »