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Cascina con Torre daziaria di Cassine (AL)

La storia della torre daziaria medievale sita nel comune di Cassine in frazione Alvaretta è senza dubbio legata alla storia di questo territorio che presenta ancora oggi dimensioni e confini pressoché immutati rispetto alla configurazione settecentesca

Studio ARC

Notizie dalle fonti documentarie

La storia della torre daziaria medievale sita nel comune di Cassine in frazione Alvaretta è senza dubbio legata alla storia di questo territorio che presenta ancora oggi dimensioni e confini pressoché immutati rispetto alla configurazione settecentesca.

Le principali variazioni hanno interessato il lato est del perimetro e sono dovute a trasformazioni naturali del corso del fiume Bormida.

Mappa del TerritorioSulla mappa del territorio di Cassine raffigurante gli edifici rurali prima del XIX secolo sulla quale sono indicate le variazioni dei confini orientali dal 1762 ad oggi  è possibile individuare l’area di ubicazione della torre nei pressi della zona della Levaretta, oggi Alvaretta,  contrassegnata dalla lettera “h”.

Negli anni l’ampliamento dell’ansa del fiume ha provocato la progressiva perdita di una parte del territorio, movimenti in parte ancora in atto e che hanno chiesto nel tempo reiterati interventi di rinforzo dell’argine fluviale.
Questo territorio in età romana era attraversato da due importanti vie di comunicazione: la via Aemilia Scauri che da Vado Ligure portava attraverso Acqui Terme a Tortona e la strada che da Lomello, Valenza Po, Villa del Foro e Oviglio giungeva attraverso la Val Bormida sino ad Acqui Terme.

La prima via, la Emilia Scauri, venne fatta realizzare dal censore M. Emilio Scauro nel 109 a.C., si trattava di un’importante arteria stradale che partendo dalla riviera di Levante, aggirava l’Appennino e, giungendo a Tortona, puntava nella Valle Bormida, attraversava Sezzadio, Castelnuovo Bormida, Rivalta, Cassine, Strevi, si collegava ad Acqui e valicando la Bocchetta di Altare scendeva a Vado (Vada Sabatia) e da qui alle Gallie.

Questa strada faceva parte degli importanti snodi stradali romani che collegavano Roma alla Gallia e all’Iberia.
In epoca augustea questa arteria venne radicalmente rinnovata acquistando il nuovo nome di “Iulia Augusta“.  Si trattava di una strada larga 9 metri con un fondo da 90 a 150 cm, formato da quattro strati: uno di sassi su cui poggiava uno di pietrisco impastato con calce, poi un altro con malta dura e terracotta e calce e per ultimo il pavimentum superficiale. Questa via lambiva la parte meridionale del territorio cassinese, proprio nei pressi della torre Levaretta dove attraversava il fiume Bormida.

Il toponimo “Levaretta” è ricollegabile alla conformazione sopraelevata assunta dal tratto
stradale rispetto al piano di campagna, senza dubbio “residuo” della antica strada romana.
Toponimi simili come “Levata” o la forma dialettale “Alvà” sono ancora presenti in altre località dislocate lungo questa via come a Sezzadio, a Castelnuovo Bormida e a Bosco Marengo.

Nascita delle torre daziali

E’ senza dubbio presumibile che in epoca tardo medievale si rese necessario controllare i transiti  lungo la Via Emilia mediante il pagamento di pedaggi, dando il via alla costruzione di torri daziarie: nell’area della Levaretta (oggi frazione Alvaretta) fu costruita una torre oggi ancora esistente, benché in pessimo stato di conservazione, alla quale negli annivenne accorpato un fabbricato rurale di modeste dimensioni.

Reperti archeologici nel territorio di Lavaretta

Nell’area della Levaretta, a dimostrazione dell’importanza strategica di questo sito, sono stati effettuati molti ritrovamenti archeologici: nel 1982 affiorarono a seguito dell’erosione della sponda del fiume Bormida i resti di tombe romane. La datazione di questi reperti è quasi certamente collegabile ai primi anni del I sec. d.C. per la presenza di una moneta con l’effigie di Ottaviano Augusto. Tra i pezzi compaiono anche oggetti in bronzo come anelli, un cucchiaio ed una patera; alcuni frammenti appartenenti ad una scatola o cofanetto con serratura munita d’argento, un’urna cineraria frammentata ed ancora di tradizione protostorica, olpi e vari elementi in ferro tra i quali chiodi di un letto funebre ancora in ottimo stato di conservazione.

Una decina di anni prima, intorno al 1971, nelle vicinanze di questo luogo (precisamente nei pressi del passo sulla Bormida in regione Caranzano sempre nel Comune di Cassine), venne ritrovato un piccolo insediamento tardo romano: al di sotto del quale, grazie ad un saggio stratigrafico, furono rinvenute tracce di un insediamento preistorico, un’ascia neolitica in pietra verde e un frammento di ossidiana dalla quale furono ricavati alcuni coltellini .
Rispetto ai numerosi e sparsi rinvenimenti archeologici le fonti documentarie concordano nel
credere che alcune preesistenze dell’età preromana siano legate alla principale direttrice viaria naturale che ricalca il territorio lungo la via della Val Bormida.
Il successivo avvento della romanizzazione non comportò da subito la modifica della realtà preesistente: ciò è dimostrato dal fatto che molti dei reperti ripropongono la tradizione ceramica locale, come nel caso dell’ampia produzione di recipienti di uso comune e funerario in cui sono rintracciabili sia elementi stilistici arcaici che innovazioni tecniche come la lavorazione al tornio da vasaio.

Interesse storico-artistico della Torre

La presenza agli atti del Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte, di una notifica di vincolo datata 20 luglio 1919 trasmessa dall’allora messo del Comune di Strevi per nome e per conto degli allora Ministro della Pubblica Istruzione (Direzione Generale per le Antichità e le Belle Arti) e Soprintendente ai
Monumenti del Piemonte al proprietario del tempo, Signor Giovanni Ratto, evidenzia l’interesse storico-artistico della torre, si legge infatti nell’atto “ (…) la cascina con torre pedaggio in regione Levaretta nel Comune di Strevi ha importante interesse storico-artistico e perciò viene sottoposta per il presente atto di notifica ai vincoli di cui agli articoli 5 e seguenti della legge del 20 giugno 1909 n.364 e art. 1 della legge 23 giugno 1912 n.688 con tutte le conseguenze portate dalle suddette leggi e relativi regolamenti (…)”.

Passaggio dal Comune di Dtrevi al Comune di Cassine

Il documento evidenzia, però, come nel 1919 l’autorità territoriale e catastale della torre appartenesse al Comune di Strevi e che tale competenza, probabilmente errata o modificata negli anni, è stata corretta soltanto oggi (2011) demandandola al Comune di Cassine: per questa ragione il vincolo che grava sull’immobile non risulta recepito nel PRGC di Cassine ed anche i pregressi passaggi di proprietà non sono stati regolarmente denunciati in passato all’autorità ministeriale preposta al controllo.
Oggi entrambi questi aspetti sono stati regolarizzati (cfr., nota della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Alessandria, Novara e Verbano-Cusio-Ossola n.124/NO del 11/01/2011) e nell’ottobre 2011 la signora Luigia De Lucia è riuscita ad acquisire la piena proprietà del bene (atto di acquisto 21/10/2011 rogante Notaio Martucci di Torino).

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