Antiquariato e storiaStoria del Mobile

07 – Antiquaria: Storie di Mobili – Neoclassico, Luigi XVI e Impero

Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.

Alla metà del ‘700 in Europa viene profilandosi una sostanziale svolta culturale. Nel 1759 il filosofo e matematico francese Jean Baptise Le Rond d’Alembert afferma: “Un notevolissimo mutamento delle nostre idee stà avvenendo, un mutamento di tale rapidità che sembra promettere un mutamento ancora maggiore in seguito. Sarà il futuro a decidere il fine, la natura e i limiti di questa rivoluzione, il costo e le perdite che la posterità sarà in grado di giudicare meglio di quanto non possiamo fare noi.”

Neoclassico
07 Antiquaria: Storie di Mobili – Neoclassico

Alla metà del ‘700 in Europa viene profilandosi una sostanziale svolta culturale. Nel 1759 il filosofo e matematico francese Jean Baptise Le Rond d’Alembert afferma: “Un notevolissimo mutamento delle nostre idee stà avvenendo, un mutamento di tale rapidità che sembra promettere un mutamento ancora maggiore in seguito. Sarà il futuro a decidere il fine, la natura e i limiti di questa rivoluzione, il costo e le perdite che la posterità sarà in grado di giudicare meglio di quanto non possiamo fare noi.”

Dipinto di Charles Gabriel Lemonier rappresentante la lettura della tragedia di Voltaire, in quel tempo esiliato, L’orfano della Cina (1755), nel salotto di Madame Geoffrin a Rue Saint-Honoré. I Personaggi più noti riuniti intorno al busto di Voltaire sono Russeau, Montesquieu, Diderot, d’Alembert, Buffon, Quesnay, Richelieu e Condillac.

Il pensiero Illuminista, con la sua carica eversiva, stava scalzando gli antichi valori, il futuro era in nome della ragione, della fiducia nelle capacità critiche dell’uomo e nell’assoluta superiorità dello spirito scientifico su ogni forma di tradizionalismo.

Londra ma soprattutto Parigi divengono i maggiori centri europei di produzione di idee e di sapere. Nel 1751 esce in Francia il primo volume dell’Enciclopedia. L’opera era prevista in 17 volumi ed illustrava in ordine alfabetico i grandi progressi della scienza e della tecnica e discuteva i grandi problemi teologici, filosofici e politici. Dirigevano il progetto Denis Diderot e il d’Alembert; ma al compimento dell’impresa vennero chiamati i migliori pensatori del partito dei philosophes.

Dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri

Il primo volume di questo “Dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri” incontrò l’opposizione delle forze più conservatrici ed in primo luogo i Gesuiti.

L’Opera però riuscì a superare tutte le opposizioni e nonostante la condanna da parte del Papa Clemente VIII, l’Enciclopedia arrivò al suo termine. Nel 1772 i 17 volumi di testi e gli 11 volumi di tavole erano completati (più tardi si aggiungeranno altri 5 volumi di complementi); le 4250 copie stampate, nonostante il prezzo elevato dell’opera, erano state tutte vendute.

In tutto questo ambiente culturale si afferma una graduale trasformazione del gusto e viene superato il tradizionale concetto di separazione tra Arti Liberali e Meccaniche.

L’espressione artistica si configurò in primo luogo come reazione alle formule tardo barocche e rococò e a tutti quei valori che esse, si pensava, si identificassero. Il Rococò era individuato come il gusto dell’ancien regime criticato per frivolezze, superficialità, corruzione.

All’interno di questa situazione viene sviluppandosi un nuovo orientamento artistico, che noi chiameremo neoclassicismo. Questa nuova tendenza influenzerà gli ultimi decenni del sec. XVIII e i primi del successivo.

Le scoperte archeologiche di Ercolano (1738) e Pompei (1748) promossero indubbiamente il rinnovato e diffuso interesse per l’antichità che contraddistingue questo periodo.

Ma l’interesse per l’antichità classica sottintendeva anche altri importanti valori al di là di quelli estetici. Winckelmann, il maggior teorico del neoclassicismo scrive in “Pensieri sull’imitazione dell’Arte Greca” (Dresda 1755): “L’unica via per noi per divenire grandi e, se possibile, inimitabili, è l’imitazione degli Antichi”. Ma l’imitazione indicata da Winckelmann non vuole essere sterile copia ma tende a ideali estetico-etici ben più profondi. Oltre alla tradizione classica di ascendenza romana, si tende ad una Grecia felice e vagheggiata, depositaria dell’ideale bellezza che si esprime nella “nobile semplicità e tranquilla grandezza”.

Nel 1750 viene riscoperta Paestum, l’antica Poseidonia, in quegli stessi anni vengono pubblicate incisioni che illustrano le rovine dei più bei monumenti Greci. L’arte greca viene assunta come modello unico e liberata dalle interpretazioni vitruviane e rinascimentali.

Appare chiaramente come la semplicità del Bello neoclassico si ponga in netta antitesi alla grazia sensuale e capricciosa del rocaille; questo concetto si esprime con la nobile semplicità e tranquillità delle forme; altresì il Bello coincide con il Buono, l’ideale estetico coincide con quello etico e politico. Winckelmann ricerca appunto nella libertà della Grecia, congiunta alla particolare felicità del clima, uno dei motivi primi dello svilupparsi, in quel tempo e in quel luogo, dell’idea di bellezza assoluta. La Francia rivoluzionaria e giacobina troverà, appunto, i suoi ideali riferimenti e i suoi simboli nel mondo classico e soprattutto nella severa Roma repubblicana, spazzando così impetuosamente le forme dell’antico regime. Ad analoghi modelli greci e romani, si ispirerà anche l’arte dell’impero napoleonico.

Questi modelli verranno utilizzati anche da quegli stati dell’America del nord negli anni che immediatamente seguirono la conquista della loro indipendenza. Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti e architetto, imponeva come stile ufficiale un’architettura romanizzante, intesa appunto a esprimere gli ideali libertari e democratici della giovane repubblica.

Il neoclassicismo si diffonde largamente in tutta Europa ed investe tutti i settori della produzione artistica dalle cosiddette Arti Maggiori fino all’arredo e alla moda. I modelli del mondo greco e romano non sono gli unici a attrarre gli artisti: si recuperano infatti anche motivi Egizi, Etruschi e altri di remote civiltà. Basti citare la poderosa opera pubblicata fra il 1752 e il 1767 dal conte di Caylus, sette volumi dedicati a: “Recueil d’antiquités ègyptiennes, étrusques, grecques, romaines et gauloise”. Lo storicismo e l’interesse scientifico tipici dello spirito illuminista, condurranno poi anche ad un graduale apprezzamento dell’Arte Medievale e del primo Rinascimento.

Luigi XVI

Nel periodo Luigi XVI i piani tornano a essere rettangolari, i sostegni sono a colonnine a forma di faretra, rigidi e scanalati, raramente congiunti da traverse.

Le consoles apparentemente si presentano meno ricche, i piani come già detto, tornano a essere rettangolari ed in alcuni casi la loro forma diventa semicircolare.

Il festone floreale è spesso elemento decorativo predominante.

La finitura è pressoché sempre dorata o laccata, a volte con fondi di azzurro molto chiaro.

Altro elemento ornamentale molto usato nel periodo Luigi XVI è il Vaso nelle forme quali si presentavano agli archeologi.

Anche i Cassettoni tornano alla linea retta.          

    

Nei sedili il Luigi XVI torna a forme più rettilinee ed i braccioli tornano a restringersi anche qui in ossequio alla moda delle Signore che ora si ispira alla tunica greca e romana aderente al corpo con funzione di esaltarne le grazie.       

Altre tipologie Mobili rispettano le impostazioni generali sin qui elencate.      

Impero

Le vicende della Rivoluzione francese porteranno al potere l’ambizioso Napoleone che il 18 maggio 1804 diventa Imperatore dei francesi.

I mobili in quest’epoca nel crescente potere acquisito dalla classe borghese, diventano la vera ricchezza decorativa della casa unendo eleganza e praticità. Hanno forme in generale massicce, sono pesanti a ricordare i mobili romani e greci e sono spesso ispirati all’architettura. Possono essere in legno pregiato a vista oppure laccati e dorati; sono ornati con cariatidi e sfingi di bronzo o con forme ornamentali in ottone sempre lavorati in maniera finissima.  

 

Sedie e Poltrone sono costantemente a pianta quasi quadrata con struttura solida e pesante. Caratteristica è la forma leggermente curva dei sostegni posteriori che continua senza interruzione in quella degli schienali

 In questo periodo si scoperse a Ercolano un tripode in bronzo, ora conservato a Napoli; fu oggetto di ammirazione universale e subito imitato nei sostegni di fioriere, tavoli.                   

Le Consoles (tavoli da muro) diventano estremamente semplici con intagli spesso assenti, piano marmoreo, fregi in metallo applicati.    

    

Lo stesso dicasi per i cassettoni

I letti possono essere di varie forme; la tipologia più comune e quella detta a barcaccia o a barcone ed è destinato a essere appoggiato al muro nel senso della lunghezza. La sola faccia decorata è quella in vista e le due testiere di medesima altezza sono ricurve all’indietro.     

      

I letti Parati hanno tende e baldacchino sorretto da quattro sostegni terminanti in alto con spiumazzi o statue oppure sospeso alla parete. A volte anche questi letti sono disposti con il lato lungo addossato alla parete e la grandiosità e ricchezza è rappresentata più dall’apparato del drappeggio che non dalla struttura in legno.       

Tavolini a forma di sezione di colonna con anta dissimulata apribile

Una particolare menzione meritano i mobili cosiddetti: “Retour d’Egypte”. Il loro stile venne direttamente ispirato a seguito della Campagna militare in Egitto dell’allora ancor giovane Generale Bonaparte, nel 1799. Forte incremento, in Francia ed in Europa, alla conoscenza delle scoperte archeologiche originate da detta campagna, furono in larga parte dovute al barone-egittolo Vivant Denon che divulgò le strabilianti scoperte con la pubblicazione nel 1802 del volume: “Voyage dans le Basse et la Haute Egypte pendents les campagnes du Général Bonaparte”

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