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Caratteristiche ed utilizzo delle oleoresine

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(@alessandro-livi)
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Estimable Member
Topic starter
 

So di aprire (se chiuse si sono) recenti ferite però mi sembra utile approfondire un argomento che è stato solo sfiorato.
Ho letto andando sui siti delle case produttrici più nominate nel sito che tutti i prodotti   
oleoresinosi  non hanno una specifica indicazione al loro utilizzo nella verniciatura dei manufatti antichi, al contrario per esempio dei prodotti a base di gl già in soluzione per i quali è sempre ben specificata.
Ppm secondo te qual'è il motivo che induce a non dichiarare espressamente tale indicazione?

 
Pubblicato : 16/01/2012 1:53 pm
(@pierpaolomasoni)
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Noble Member
 

Finalmente qualcuno che usa la testa! Scusa Alessandro, ma sono un po esasperato e trovare finalmente una domanda intelligente anziché affermazioni preconcette e, quindi, ottuse è una boccata d’ossigeno!
I motivi sono parecchi. In primo luogo l’ignoranza storica dei fabbricanti di vernici. Alcuni fabbricano usando certe formule per tradizione; altri hanno copiato formule tradizionali casualmente simili a formule antiche. Io conosco molto bene la Geal. Ebbene, era una ditta che per generazioni ha creato prodotti per la casa, poi è subentrato un giovane rampollo assai brillante (che ora è andato in pensione) che ha deciso di ampliare la produzione a prodotti per il trattamento di parquet e cotto. Semplicemente ha copiato una formula usatissima in Svezia. Per pura combinazione si trattava di una vernice tradizionale; semplicemente al posto di una resina naturale è stata messa una resina alchidica, più resistente e che semplifica la fabbricazione. Sono stato io tanti anni fa a spiegare loro che tale vernice assomigliava molto alle vernici antiche, ed a spiegare come potevano essere usate nel campo del restauro. Ora capirai perché sono tanto affezionato al Linfo: è anche grazie a questo prodotto che ho iniziato le ricerche storiche che mi hanno appassionato.
Secondo motivo: il restauro rappresenta un bacino d’utenza minimo. Queste ditte vendono molto di più se sfruttano il settore della bioedilizia.
Terzo motivo: i prodotti accettati dalle Sovrintendenze devono essere materie prime. Può sembrare un controsenso, ed a volte lo è, ma è rigorosamente così. Le sovrintendenze sono pronte ad inserirti nell’elenco dei fornitori di fiducia se produci olio di lino e resine, ma ti snobbano se produci l’unione dei due prodotti.
Ho assistito alla nasata che la suddetta ditta ha preso allorché, impegnando parecchi soldi, ha creato una linea “restauro” e si è presentata presso le sovrintendenze. È stato un fallimento totale. E non senza ragione. Le sovrintendenze hanno bisogno della conoscenza dei principi attivi. Le ditte produttrici di prodotti più o meno complessi tendono a nasconderli. E per un sovrintendente, col misero stipendio che gli danno, risulta troppo oneroso consultare schede che, fra l’altro, potrebbero essere anche non aggiornate. Se dichiari “consolidamento con estere etilico dell’acido silicico” va bene, e non importa la concentrazione; se dichiari “consolidamento con Solid rock (che è la stessa cosa) non va bene. Quando sono riuscito a far accettare le olioresine è stato soltanto perché si fidavano di me e preferivano non scontrarsi con una testa dura come la mia.

 
Pubblicato : 16/01/2012 5:50 pm
(@cassiopea)
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BRAVO ALESSANDRO ti ringrazio per la tua domanda è da un mese che cerco di farglielo dire adesso finalmente è caduta la maschera, questa domanda l'ho posta milioni di volte non ha mai voluto rispondere. Finalmente siamo arrivati a quello che sostenevo da settimane non è un prodotto indicato per il restauro del mobile antico che consiste essenzialmente nella conservazione e non nell'applicazione di impregnanti di dubbia provenienza di cui non si sa con certezza delle materie prime contenute, grazie finalmente è caduta la maschera, questo prodotto viene semplicemente consigliato per pura è semplice amicizia con i titolari della ditta che onestamente non possono dire che si tratta di un prodotto per il restauro, dichiarerebbero semplicemente il falso......BRAVO ALESSANDRO qualcuno si è svegliato, la verità viene sempre a galla, aspettavo la risposta del nostro dotto Pierpaolo che ha fatto del restauro del bricolage riducendo un mestiere meraviglioso a una schifezza.....FINALMENTE! 

La sovrintendenza fa benissimo a non accettare questi prodotti, non sono degli stupidi, il restauro consiste nel rispettare il manufatto e non si risolve assolutamente applicando un impregnante, ma richiede ben altri interventi di cui il nostro caro Pierpaolo non sa neanche l'esistenza, ma non per ignoranza ma perchè lui fa altro non il restauratore del mobile antico, non avrebbe a questo punto titolo per parlare, sono prodotti per bioedilizia per travi infissi pavimenti.....non da mettere sul mobile antico, adesso capisco finalmente i motivi dell'atteggiamento di Pierpaolo amicizia, questo non è corretto, anche nei confronti di altre aziende, io mi vergognerei.

 
Pubblicato : 16/01/2012 6:28 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Sì, dovresti proprio vergognarti se solo avessi una scintilla di dignità! Malafede, ignoranza ed una forte dose di nevrosi ti spingono a questi sproloqui osceni. Dimostri di non riuscire a capire (o non voler capire) nemmeno concetti elementari. Ti muovi fra luoghi comuni ed astio. Capisco che vivere nel tuo stato sia frustrante, ma dovresti smetterla di prendertela con chi, più fortunato, vive in pace con se stesso. Per l’ennesima volta dimostri di non saper affrontare una discussione civile: sputi veleno e rancore. Mi ispiri una grande pena: la tua vita deve essere ben triste!

 
Pubblicato : 16/01/2012 8:14 pm
(@cassiopea)
Post: 0
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I tuoi insulti non mi toccano, ed era molto prevedibile una reazione del genere, finalmente dopo un po di tempo è arrivato qualcuno che ti ha smascherato, è profondamente sbagliato quello che hai fatto negli ultimi anni in questo forum, a discapito di aziende migliori è più qualificate della GEAL, la verità brucia, lo so, ma sono tue parole, con il tuo aiuto immagino come sia cresciuto il fatturato di questa azienda, lo consigli anche come antitarlo, chiunque a provato a contraddirti ci ha rinunciato dopo poco tempo lasciandoti agire come più ti piace, è molto scorretto quello che hai fatto, se c'è qualcuno che ha un minimo di cervello trarrà le sue conclusioni, altro che preconcetti, sono parole tue, vanti una lunga amicizia con i titolari dell'azienda, quindi puoi dire quello che vuoi sulla sottoscritta, fino adesso ti ho sempre smentito, alla prossima con piacere ne riparleremo.
E stata provvidenziale la domanda di Alessandro, te l'ho fatta centinaia di volte hai evaso sempre la risposta, speriamo che adesso si possa parlare finalmente di restauro del mobile antico è non solo di LINFOIL servito in tutte le salse.

 
Pubblicato : 16/01/2012 10:01 pm
(@alessandro-livi)
Post: 146
Estimable Member
Topic starter
 

Quindi il motivo per cui non viene inserita la specifica indicazione d'uso per mobili antichi dipende da quale preciso motivo?
Perchè la Sovrintendenza non lo consente?
Perchè non conviene alle ditte produttrici?
Esiste in Italia una specifica procedura  che dia una linea di indirizzo nella elaborazione delle indicazioni di uso di questi prodotti?
Oppure chiunque può dire o scrivere qualsiasi cosa?

 
Pubblicato : 16/01/2012 10:17 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Non ho detto che le Sovrintendenze non consentono l’uso delle olioresine; semplicemente le Sovrintendenze preferiscono che vengano specificati i singoli componenti anziché il prodotto. Solitamente se si propone per es. olio di lino con resina alchidica, non vi sono problemi. Se specifichi la marca del prodotto la procedura può diventare più lunga, soprattutto se non sei conosciuto. Nell’ambito del restauro professionale è consuetudine citare i principi attivi, non il nome del prodotto. Se consulti i cataloghi delle grandi ditte che forniscono prodotti per il restauro professionale (l’altro giorno ne ho fornito un elenco) su 100 prodotti chimici troverai due o tre prodotti già elaborati, e di solito sono quelli che non possono essere realizzati da un artigiano.  Vi sono poche eccezioni. Una di queste è l’AB57 perché si tratta di un formulato dell’ICR. Nelle schede di intervento va citato il nome del formulato, non della ditta di produzione.
A ditte produttrici come la Geal che vende in tutto il mondo, oltre che inserire il prodotto nella linea restauro non interessa granchè spingere le vendite in tale campo perché il mercato è potenzialmente minimo. Pensa alla differenza di potenziale rispetto al restauro del cotto o di soffitti lignei, o finitura sul nuovo! Non sono a conoscenza delle cifre, ma ad occhio direi che siamo 100 a 1. Quindi conviene investire soldi in pubblicità diretta alla pavimentistica o alla bioedilizia: il ritorno in termini economici è di gran lunga superiore. In più devi calcolare che noi artigiani difficilmente rinunciamo a tecniche e prodotti che abbiamo imparato ad usare, per tecniche e materiali che non conosciamo. Non me lo vedo un rappresentante che gira per le botteghe di restauro a pubblicizzare prodotti che non siano gl., alcol o vinavil! A tali ditte non importa nulla vendere 10 o 20 litri di prodotto ad un restauratore di mobili; preferiscono impegnarsi per venderne 1000 ad un’industria di serramenti.
In Italia nel restauro ligneo non vi è alcuna normativa che dia indicazioni sui prodotti da usare e quelli da non usare. Vi sono le direttive NORMAL e ultimamente quelle della UNI che riguardano solo il lapideo, ma anche quelle sono solo delle direttive alle quali qualunque sovrintendente può derogare. Negli ultimi anni abbiamo assistito a restauri che sono entrati in violenta rotta di collisione con tali direttive, suscitando molte polemiche. Quindi in pratica ogni Sovrintendenza fa ciò che vuole con la speranza che vi siano competenza e buonsenso. Anni fa la UNI aveva in progetto una normativa per il legno, ma non so dove si sia arenata.

 
Pubblicato : 16/01/2012 11:45 pm
(@cassiopea)
Post: 0
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Pierpaolo come ho detto voglio preparare questo miscuglio di cui parli olio di lino è cera, ti chiedo gentilmente delle precisazioni in merito, che genere di cera sciogliere carnauba, cera d'api oppure un miscuglio delle due componenti, logicamente le cere si sciolgono a caldo a bagno maria è poi si aggiunge l'olio vero?  A freddo è un po complicato......che genere di olio di lino crudo o cotto, si aggiunge anche essenza di trementina o quant'altro, ho intenzione di approfondire è vedere se effettivamente questo prodotto lo possiamo eguagliare ad una lucidatura a tampone, se mi dai una ricetta vediamo, grazie.

Attendo una tua risposta....

 
Pubblicato : 19/01/2012 9:39 pm
(@cassiopea)
Post: 0
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Pierpaolo ci sei?
Non sto scherzando aspetto tue indicazioni per provare questo tipo di rifinitura....

 
Pubblicato : 21/01/2012 11:04 am
(@aporia)
Post: 833
Prominent Member
 

Ti rispondo io perchè è un po' che provo ad usare la cera composta da trementina, cera d'api e olio di lino (uso il cotto per velocità). Scaldo a bagnomaria la cera e trementina, spengo ed aggiungo l'olio. Puoi usare cere più dure, come la carnauba, o sintetiche, come la paraffina, per ottenere maggior lucentezza, ma a mio avviso non è necessario.

 
Pubblicato : 21/01/2012 11:38 am
(@cassiopea)
Post: 0
New Member
 

Grazie Aporia ma in che proporzioni, ti chiedo questo per non sbagliare, va dosato per ottenere risultati validi penso, come del resto con tutto quello che prepariamo noi. Documenterò questa prova e sopratutto la sua resistenza, grazie.

 
Pubblicato : 21/01/2012 1:13 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Di ricette ve ne sono un’infinità. Poco tempo fa ho postato una piccola bibliografia: spulciando un po’ se ne trovano parecchie che danno risultati diversi. Ma l’approssimazione è nemica degli esperimenti. Nemmeno in passato gli artigiani pasticciavano troppo con le materie prime a causa della loro discontinuità organolettica. Quando si dice cera d’api, si dice ben poco. È come dire miele: vi è una notevole differenza fra quello d’acacia e quello, per es., di castagno! In commercio vi sono cere di tutti i tipi, con le quali si possono ottenere risultati svariati, e l’industria, grazie ai metodi di raffinazione ed ai grossi quantitativi di prodotti che elabora, offre quella continuità di risultati della quale l’artigiano ha bisogno. Se si vuole una cera che dia un lucido pari ed in certi casi superiore a quello della gl. basta comprare la Cera Manila della Colorlegno, senza perdere tempo in esperimenti che non dicono nulla. L’aggiunta di olio di lino ad emulsioni cerose (da fare accuratamente a freddo, a meno che non si aspiri a trasformarsi in torce umane), conferisce soltanto più resistenza alla finitura.

 
Pubblicato : 21/01/2012 8:45 pm
(@cassiopea)
Post: 0
New Member
 

Grazie Pierpaolo finalmente sei resuscitato, se te ne vai non c'è gusto, sai a me serviva una ricetta, non ti preoccupare so maneggiare questi prodotti non divento una torcia umana 🙂 della cera manila non so che farmene, si parlava di un prodotto da preparare, non di prodotti già pronti non avrebbe senso non ti pare?

Consulterò il Turco GRAZIE!!

Mi piace la discontinuità organolettica!  ;D

 
Pubblicato : 21/01/2012 9:54 pm
(@fulvio)
Post: 354
Reputable Member
 

Confermo, la cera Manila da finiture ottime e brillanti....e si applica con il tampone.

 
Pubblicato : 21/01/2012 11:46 pm
(@cassiopea)
Post: 0
New Member
 

Fulvio, di cere già pronte c'è ne un infinità liquide solide da dare a tampone, questo è scontato, ma la discussione non era impostata su questo, non cambiamo sempre le carte in tavola, si stava discutendo di una finitura preparata con olio di lino e cera che dalla descrizione fatta sembra qualcosa di straordinario, voi dite di praticare questo tipo di finitura quindi in poche parole dovrebbe essere una consuetudine per voi, oppure devo pensare che questo argomento è come la storia dell'olio solubile in alcol, non so ditemi voi cosa pensare, io sono disponibile a provare, ma le risposte sono evasive, mi lascia perplessa questa cosa.... ???

 
Pubblicato : 22/01/2012 12:50 am
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