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I tagli alla Cultura

Il patrimonio storico-artistico e naturalistico italiano è il più importante al mondo. E’ questo il nostro petrolio che non inquina e che attrae i flussi culturali, turistici

Fonte: Ezio Flammia

In un paese come il nostro, il ministro della cultura dovrebbe avere un ruolo e un potere politico pari, se non superiore, al ministro dell’economia. Il patrimonio storico-artistico e naturalistico italiano è il più importante al mondo, non teme il confronto con altri paesi. E’ questo il nostro petrolio che non inquina e che attrae i flussi culturali, turistici e di conseguenza quelli economici da parte degli operatori del settore.

E’ stato calcolato, per difetto, che il 52% del patrimonio artistico mondiale è presente nella nostra nazione, “con eccellenze di straordinario valore nel campo dell’arte, dei beni culturali e ambientali, dello spettacolo”. Il cinema, il teatro, la moda, la lirica, il restauro sono le discipline più conosciute all’estero, dove eccellono autori e tecnici di altissimo profilo capaci anche di formare le personalità di domani.  Una classe dirigente responsabile che guarda al futuro, nei momenti di crisi, investe nella scuola, nella ricerca, nella cultura proprio per sostenere la ripresa economica che, quando si realizzata, si scopre che è il frutto d’idee nuove e vincenti.

Avremmo  bisogno, nei momenti di stagnazione morale ed economica, di una classe politica colta, un’élite con le idee chiare capace di scontrarsi con il vecchiume e capace di fare scelte anche dolenti ma finalizzate al bene di tutti. Che paese è il nostro se il ministro della cultura dichiara di essere stato esautorato, di non aver avuto la possibilità di decidere quali enti sopprimere, alcuni dei quali sono tutt’altro che inutili.
In un’intervista a RepubblicaTV, Vincenzo Cerami, sostiene che la cultura è un’opportunità per il paese, crea occupazione e perciò va sostenuta con investimenti alla creatività e alla produzione culturale, soprattutto per il sostegno ai giovani talenti .
In Italia s’investe per la cultura solo lo 0,3 di Pil, in Europa circa 1,5 per cento.

Per chi ci governa, la cultura è zavorra che grava sulla economia, non crea consensi e sputtana il nostro paese all’estero (vedi il film Draquila della Guzzanti al festival di Cannes). Eppure da sempre la creatività è considerata la “forza trainante dell’economia, per i suoi effetti di contaminazione nel tessuto produttivo, in termini di innovazione, valore aggiunto, competitività“. (Donata Marrazzo su il Sole 24 ORE. com ).
L’Italia, però eccelle in “auto blu“, una flotta di 626.760 unità. In questo settore si continua ad investire, in Abruzzo alcune auto blu sono dotate di televisori al plasma. E’ un bel primato se si considera che negli Stati Uniti le vetture sono appena 72.000. Questa eccellenza a chi giova?
L’ultima manovra finanziaria di Tremonti (che non sarà l’ultima), continua a sforbiciare e a tagliare, di questo passo l’albero della cultura sarà senza foglie e rami, si seccherà. Un giovane su tre è senza lavoro, vive da “bamboccione”, non cerca più un’occupazione, tanto non la troverà.
In Germania la Merkel taglia la spesa più dell’Italia, 80 miliardi di euro, ma eroga 12 miliardi in più a quelli già stanziati  per la ricerca e per l’istruzione fino al 2013.  

La Merkel punta al futuro, ma quale futuro avrà il nostro paese se i nostri giovani (molti laureati e diplomati)  hanno perso la speranza?

Ezio Flammia

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