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La Tarsia: origini, tecniche e diffusione

Fonte: Mastro Santi Del Sere restauratore in Anghiari

La tarsia

L’ origine della tarsia lignea è da ricercarsi nelle antiche civiltà orientali e mediterranee, come ci testimoniano le fonti letterarie e alcuni ritrovamenti archeologici. Certamente era conosciuta e praticata sotto l’impero romano e dopo un momento negativo, legato alla dispersione di quest’ultimo, ritorna in auge nel 1300 quando sempre meno mobili e arredi sono rivestiti da stucchi e pitture.

Si tratta di una tecnica decorativa simile al mosaico; le tessere, di dimensioni notevolmente più grandi, vengono ritagliate seguendo un disegno preciso, il cartone, assemblate secondo colori diversi e fissate ad un supporto.
Vasari nell’Introduzione alle “Vite” riferendosi alle tarsie afferma: “sono state fatte da nostri vecchi di piccoli pezzetti di legno commessi ed uniti insieme nelle tavole del noce, e colorati diversamente: il che i moderni chiamano lavoro di commesso, benché a vecchi fosse tarsia”. Ancora il Baldinucci nel 1681 scrive: “Una sorta di mosaico fatto di legname”. In realtà occorre precisare che per “lavoro di commesso” si intende l’accostamento di elementi di forme e colori diversi, ma il termine raramente è riferito al legno ed è solitamente usato per marmi, pietre dure, drappi.

Tarsia Certosina

E la tecnica più antica di intarsio; si tratta di tagliare i diversi legni in lamine sottili che vengono inserite in cavità, ricavate con un bulino nella superficie di legni massicci, di solito noce, e fatte aderire con il mastice. Oltre all’accostamento di legni diversi -il più ricercato è l’ebano ma si usano molto anche bosso, tasso, o legni ricavati da alberi da frutto- spesso vengono introdotti materiali come l’avorio, l’osso, la madreperla. In questo caso i tasselli sono molto piccoli e formano motivi geometrici che ricordano la tradizione araba e cosmatesca. La tarsia certosina è solitamente usata per piccoli oggetti di arredo, cofanetti o scrigni, ma vi sono alcuni esempi anche in mobili e in cassoni per corredi o da sagrestia, specialmente in Italia settentrionale. La bottega degli Embriachi nel 1300-1400 si dedicò a questo tipo di intarsio sia a Firenze che a Venezia.

Tarsia Geometrica

A differenza della tarsia certosina, le superfici da decorare non vengono scavate ma rivestite interamente da lamine di legni diversi assemblate tra loro. Esistono due varianti: la tarsia “a secco” e la tarsia “a toppo”. Nel primo caso i tasselli vengono disposti su una superficie lignea, delimitata da un telaio, a formare disegni geometrici; non utilizzando il mastice occorre una grande abilità nel far corrispondere perfettamente i contorni e gli spessori. Nel secondo caso si usa il “toppo”, termine toscano per indicare un parallelepipedo creato con l’assemblaggio di vari listelli di legni poliedrici diversi, uniti dal mastice. Il toppo viene tagliato trasversalmente in lamine sottili, cosicché si ottengono figure geometriche da applicare nei profili dei mobili, come elementi decorativi.

Tarsia Prospettica o Pittorica

Ebbe grande diffusione nella Toscana del Quattrocento, riproducendo scorci urbano-architettonici e temi figurativi. Adatta a decorare superfici di grandi dimensioni, si trova soprattutto negli stalli corali, nelle porte, nei prospetti di cassoni. Il tema da rappresentare veniva disegnato su cartone e ritagliato in più parti a formare delle sagome, queste venivano sovrapposte a lamine lignee, naturalmente di legno differente a secondo delle parti da realizzare, che si ritagliavano in base al disegno del cartone e si incollavano con un mastice ad una superficie di base.
Per creare effetti di ombre in un primo tempo si adoperava il legno di quercia, tenuto immerso nell’acqua fino a quando non diventava nero, in seguito vennero usati sabbia e ferri roventi direttamente sull’intarsio. Per le luci venivano utilizzati legni molto chiari come l’acero (il “silio” vasariano).
Variazioni cromatiche più raffinate si ottennero con la colorazione del legno tramite la bollitura in varie tinte o l’uso di oli e miscele fatte penetrare direttamente nel legno stesso.

Tarsia Boulle

Nel XVII secolo ha origine un tipo di intarsio che prende il nome da André Charles Boulle, famoso ebanista di Luigi XIV. Boulle sovrapponeva due lamine di legni diversi, sia per quanto riguarda il colore che lo spessore, ritagliando i contorni secondo un disegno stabilito. Separando poi le lamine si ottenevano quattro sagome, due piene e due vuote. Nello stesso mobile, spesso, si possono vedere identici disegni di colori cromatici opposti (parte e controparte dell’intarsio). I mobili di Boulle erano però contraddistinti più che dal legno dai preziosi materiali: madreperla, rame, tartaruga, ottone, oro e argento .

Tarsia ad incrostazione o marqueterie

Nel Settecento si diffonde, soprattutto in Francia, l’uso di legni nuovi proveniente dalle colonie -palissandro, mogano- che arricchiscono la gamma cromatica dell’intarsio, il quale nel frattempo viene eseguito più superficialmente e chiamato appunto “ad incrostazione”.


Diffusione e protagonisti: Italia centrale

L’ opera figurativa più antica, realizzata attraverso la tecnica della tarsia lignea, è l’Incoronazione della Vergine che apparteneva alla decorazione del coro di Orvieto, realizzata da un maestro senese, Vanni dell’Ammanato, e datata prima del 1357. Verso la metà del Trecento Siena è la patria dei più importanti intarsiatori; i cori lignei delle chiese più rappresentative dell’epoca, oggi perduti, sono infatti opera di maestri senesi.
Nel secolo XV a Firenze la tarsia prospettica conosce un momento di grande sviluppo e diffusione, in seguito alle teorizzazioni di Brunelleschi e Leon Battista Alberti e alle ricerche di Paolo Uccello e Piero della Francesca. Una differenza che caratterizza l’Italia Centrale da quella Settentrionale è che non necessariamente disegnatore del cartone e intarsiatore coincidono nella stessa persona, anzi spesso si tratta di figure diverse. La più importante bottega fiorentina, quella di Giuliano e Benedetto da Maiano (1444-1496), allievi di Francesco di Giovanni di Matteo fondatore della scuola fiorentina, operava su cartoni forniti da artisti come Alessio Baldovinetti, Maso Finiguerra e Botticelli.
Uno dei massimi traguardi nel campo dell’intarsio ligneo sono senza dubbio le raffigurazioni dello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino, simbolo della cultura di corte dell’epoca, che comprendono un repertorio molto vasto di raffigurazioni dalla figura umana, al paesaggio, al trompe-l oeil.


Diffusione e protagonisti: Italia settentrionale

La bottega di intarsio più rappresentativa dell’Italia Settentrionale è senza dubbio quella dei fratelli Lorenzo e Cristoforo Canozzi da Lendinara, che svolgono la loro attività in Veneto verso la metà del 400. A conoscenza dell’opera di Piero della Francesca, lavorano a Ferrara nello studiolo di Belfiore (1449-53), a Padova nel coro, oggi perduto, e alle porte della sacrestia della Basilica (1462-69).
Mentre Lorenzo fu attivo soprattutto in Veneto, Padova, Vicenza, Cristoforo lavorò con il figlio Bernardino in Emilia, Modena e Parma (stalli del Battistero), e in Toscana, a Pisa e a Lucca, dove si conservano al Museo di Villa Guinigi cinque tarsie, datate 1484-88, con figure e paesaggi destinate al Duomo.
Nella bottega dei fratelli Canozzi si formarono molti intarsiatori tra cui Giovanni Maria Platina, attivo a Cremona e Fra Giovanni da Verona, inventore secondo il Vasari della tarsia pittorica e autore nel 1503 del famoso coro di Monte Oliveto presso Siena.
Altri due personaggi da segnalare in quest’area sono Giovan Francesco Capodiferro, che a Bergamo lavora sui cartoni di Lorenzo Lotto, e Fra Damiano Zambelli, attivo a Bologna.


Diffusione e protagonisti: Europa

Verso la fine del Cinquecento si diffondono in tutta Europa, soprattutto come doni della corte fiorentina dei Medici, i mobili intarsiati con legni preziosi e pietre dure.
In Germania l’arte della tarsia è diffusa a Dresda, Norimberga, Asburgo; la bottega di Hans Kraus è una delle più fiorenti ma nel 1576 Hans si trasferisce a Parigi.
In Francia la tarsia comincia a svilupparsi con Luigi XII e Francesco I, per avere il suo massimo sviluppo nel Seicento, sotto Luigi XIV, con C. Boulle e nel XVIII secolo con F. Oeben e J.H. Reisener. L intarsio francese è caratterizzato da estrema raffinatezza e impiego di materiali preziosi.
In Inghilterra verso la metà del Settecento vanno segnalati i mobili in stile Adam.

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Mastro Santi del Sere

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