Sculture Policrome

L’arte devozionale

Fonte: Il “Cristo Deposto” e la “Madonna Addolorata” due esempi di arte devozionale riflessioni con il prof.Ezio Flammia

La Madonna Addolorata ed il Cristo Deposto o Cristo Morto, sono due statue complementari. Icastiche sculture dell’Addolorata e del Cristo Morto, insieme o separate, dalla metà del seicecento in poi, erano esposte nelle chiese, in occasione della settimana di passione e trasportate in processione nel venerdì che precede la Pasqua.

Mi riferisco alle sole sculture della Madonna e del Cristo Morto, viceversa composizioni con diverse opere, rappresentanti i personaggi delle tappe del Calvario ed in alcuni casi anche di episodi che lo precedono, erano presenti in Chiesa sin dal tardo Medioevo.

La Madonna Addolorata che ho restaurato qualche anno fa ed il Cristo Deposto che, dopo il mio intervento conservativo, è presentato nel suo originario aspetto, sono composti in forma di Pietà o di Compianto. L idea di unire le due statue nell’atteggiamento iconografico della Pietà, è scaturita da un dialogo tra me e Don Valentino. La proposta di questa nuova lettura è di mostrare le due opere in una luce nuova che accentua la loro funzione di culto. La composizione si è potuta realizzare per la facoltà di articolare a piacimento le braccia e le mani della Madonna. Le articolazioni delle braccia permettono di compiere “gestualità accentuate” in concerto con la teatralità della rappresentazione sacra.

La Madonna in piedi, con il viso rivolto verso l’alto invocando compatimento e pietà, ha le braccia aperte a mostrare il figlio deposto dalla Croce, disteso ai suoi piedi, con i segni dei patimenti (piaghe e tumefazioni).

Nell’iconografia classica la Pietà è stata raffigurata, di solito, con la Madonna seduta che ha in grembo il figlio: la più bella (in assoluto, per me) è quella in S. Pietro a Roma, opera giovanile del sommo Michelangelo. L artista, aveva 24 anni quando l’ha realizzata. La composizione della Madonna Addolorata e del Cristo Deposto di Frasso Telesino, può essere avvicinata alla Pietà di Sebastiano del Piombo (Venezia 1475-Roma 1547 circa), conservata presso il Museo civico di Viterbo, dipinta nel 1517.

E’ una Pietà molto bella anche se poco nota al grande pubblico. Oltretutto, l’opera è una novità iconografica e di ricerca di un nuovo stile che prelude alla grande stagione del manierismo. La scelta di quest’opera è dovuta anche alla grande ammirazione che ho per Michelangelo e non potendo ispirarmi a lui (la Madonna Addolorata ha solo le braccia che si articolano), ho scelto un artista che a lui fu legato da amicizia e stima. “_ La forza del plasticismo michelangiolesco dà a Sebastiano del Piombo la spinta per rendere la tragedia della morte, del Dio-uomo, non solo con la crudezza dell’esibizione del cadavere in primo piano e la contrapposta e grandiosa figura della madre, ma mediante il valore emotivo del brivido d orrore della natura rivelata dalla livida luce lunare.” (Bairati /Finocchi – Arte in Italia- Loescher editore).

Dopo il restauro del Cristo, ho costatato che sino alla metà del seicento, sia in pittura e sia nella scultura non è quasi mai rappresentato il solo Cristo Morto, isolatamente e privo della compagnia d altri personaggi come la Madonna, i discepoli o altri. La venerazione per il Corpo di Cristo (morto), ha inizio verso la metà del seicento e si diffonde con grande partecipazione popolare in alcune regioni dell’Italia e della Spagna.

Nel mezzogiorno d Italia a seguito d eventi tragici: peste, terremoti, carestie la partecipazione e la venerazione diviene intensa, con manifestazioni anche di fanatismo, soprattutto durante la settimana di Passione. Gli eventi tragici furono vissuti dal popolo come una condanna divina che doveva essere riparata attraverso l’espiazione “compiendo opere di carità e accentuando penitenze e mortificazioni”. Il flagello della peste colpì Napoli nel 1656, la città fu decimata: dei trecentocinquantamila abitanti sopravissero poco più di centomila. In precedenza la città aveva subito una disastrosa eruzione del Vesuvio.

Il territorio di Frasso, non fu indenne dall’eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631: le campagne furono coperte di cenere e lapilli e la peste del 1656 “spopolò paesi e campagne, determinando un largo abbandono dei campi” (don. Antonio Abatiello). Il Cristo di Frasso Telesino è inserito in quella tendenza tardo barocca che enfatizzando sentimenti estremi vuole indurre a meditare sulla vanitas.

Forme di venerazione, espiazione e penitenza furono indirizzate al Corpo del Cristo, deposto dalla croce, e lacerato di piaghe, quale simbolo salvifico. Per questi motivi, dalla metà del seicento, in poi, si produssero un gran numero di Cristi Morti, destinati al culto, in marmo, in legno e in cartapesta. Cristi di marmo e di legno furono realizzati per soddisfare committenze facoltose e raffinate, quelli di cartapesta per commissioni meno pretenziose ma forse con più necessità di devozione.

La dominazione spagnola che perdurò per tutto il seicento, influì sulla creazione artistica partenopea e del Sud dell’Italia. Le opere degli scultori Alonso Berruguete, Juan de Juni e Gregorio Fernández, che sono i massimi esponenti del manierismo espressionista e del naturalismo barocco, suggestionarono soprattutto gli artisti, autori di opere religiose ed in particolare del Cristo Morto. Moltissime opere, di questo periodo, si conservano a Napoli, a Lecce e in diversi luoghi del Sud. L opera più suggestiva è Il Cristo Velato che fu scolpita nel marmo nel 1753 da Giuseppe Sammartino presso la cappella dei principi di Sansevero, su commissione di Don Raimondo di Sangro, duca di Torremaggiore e principe di Sansevero. La scultura rappresenta il Cristo Deposto, coperto da un sudario. Lo scultore ha reso, in forma naturalistica con evidenza rappresentativa il Cristo Morto: il corpo, s intravede attraverso la velatura in tutte le sue fattezze anche con le vene gonfie. Il Cristo di Frasso Telesino appartiene a questa corrente artistica anche se è stato realizzato sul finire del secolo XVIII, periodo in cui va scemando l’enfatizzazione ed il forte espressionismo rappresentativo a favore di un nuovo rigore e compostezza figurativa. La Madonna Addolorata è, della metà dell’ottocento e, pur essendo di qualche anno più giovane, rispetto al Cristo, si completa, come si diceva all’inizio, in quest’atteggiamento di rappresentazione sacra di compassione e di Pietà.

Il tema della Pietà ha ispirato gli artisti di tutte le epoche e di diversi paesi sin dalle prime opere su tavola ed è per questo che Don Valentino ed io, collaboratori in questa composizione, abbiamo voluto esibire le due statue nel periodo della liturgia a loro connaturale e far apprezzare i valori storici, antropologici, artistici e naturalmente quelli di culto. Considerando la fragilità materica delle due statue, soprattutto quella del Cristo, sono assolutamente sconsigliabile il loro trasporto processionale.

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