Madonna Addolorata
Fonte: Restauro della Madonna Addolorata di Frasso Telesino di Ezio Flammia
Arte devozionale
La Madonna Addolorata (alt cm. 160) é una statua di legno policromo vestita con un abito di seta finemente ricamato.
La scultura appartiene ad un tipo di statua devozionale con abbigliamento introdotto tra la fine del XVII e i primi del XVIII sec. per connaturare le immagini sacre di “credibilità rappresentativa“: vestiti, scarpe, monili sono autentici e ricercati; volti, colli e mani sono scolpiti in legno con particolare cura e colorati con l’intento di imitare la cute umana; per gli occhi sono impiegate calottine di vetro, dipinte dall’interno e “incastonate” tra le palpebre (realizzate a stucco). Gli occhi di vetro imitano alla perfezione quelli umani: il luccichio, il languore e le espressioni dei santi “sembrano veri“.
L’ intento degli scultori è anche quello di evidenziare la regalità e la magnificenza soprattutto delle Madonne: …”l’ attenzione alla vestitura“,… e ai dettagli,…” è fondamentale ai fini dell’unità espressiva” (Fittipaldi).
Icastiche sculture dell’Addolorata e del Cristo Deposto erano esposte nelle chiese, in occasione della settimana di passione e trasportate in processione nel venerdì che precede la Pasqua.
La Madonna di Frasso è una scultura della seconda metà dell’800, il suo aspetto è di una donna sofferente, esprime il tormento e l’angoscia della Passione. E’ scolpita secondo la tipologia di bellezza dell’epoca e con precisione di dettagli: occhi grandi, bocca piccola, dentatura infantile, naso regolare, ovale del volto perfetto, mani con dita sottili e delicate. Le braccia articolabili, come quelle dei manichini, sono costruite per facilitare la vestizione che avveniva, in più occasioni: per lavare e stirare il vestito, per sistemare e ricucire qualche strappo causato durante le processioni, forse anche per la sostituzione dell’abito in particolari ricorrenze (Il restauro delle vesti della Madonna è stato eseguito da una restauratrice di stoffa).
La testa, il busto e i fianchi, sono ricavati da un unico pezzo di cirmolo collocato, tramite due grossi chiodi, su di un trespolo a forma di cono tronco sul quale le pieghe della bella gonna di seta nera ricamata si adagiano con armonia; i due spinotti degli snodi degli avambracci s’ innestano su appositi fori ricavati all’altezza delle spalle. La Madonna ha il capo cinto di corona, della quale è rimasto solo il perno di sostegno (Don Valentino ha consegnato una corona che ha cinto il capo della Madonna di Campanile sino a prima dell’ultimo restauro, si presume che la corona appartenesse alla Madonna Addolorata, pertanto è sistemata in testa a quest’ultima.).
Stato di conservazione
La sfera, simbolo del mondo, sovrastata dalla Croce, è stata sostituita da un pomo d’ ottone che per l’eccessivo peso contrasta con il resto di metallo argentato; manca un braccio della “Croce Sfavillante”
Il volto e le mani sono scolpiti con grande maestria e senza ripensamenti: il legno non è nemmeno stuccato e una lievissima imprimitura fa da base alla sottile pellicola cromatica, pallida per il volto e le mani, un velo roseo per le guance e un accentuazione del color carne per la bocca.
I grandi occhi di vetro, imploranti, rivolti verso il cielo, dai quali sgorgano rivoli di lacrime, sono fortemente espressivi. Le articolazioni delle braccia permettono di realizzare “gestualità accentuate” in concerto con la teatralità della rappresentazione sacra.
La statua dell’Addolorata, se si esclude la splendida Madonna di Campanile, può essere considerata una delle migliori opere conservate a Frasso Telesino. L’ autore potrebbe essere uno dei tanti valenti scultori campani che, nel sette/ottocento dirigevano botteghe di produzione d’ opere in legno policromato a carattere sacro e profano e di statue presepiali a dimensione umana.
Altri dati sullo Stato di conservazione:
- La statua si presenta sporca e ricolma di polvere, alcuni fori da tarlo deturpano il viso, così come la rottura delle palpebre, le due incrinature negli occhi di vetro, la lieve fenditura sulla fronte, causata dalla stagionatura del legno;
- I capelli, ormai ridotti a pochi esemplari, ricolmi di polvere e invecchiati da qualche tempo, sono da sostituire;
- Il dito medio della mano destra è privo dell’ultima falange;
- Il busto e i tronconi del braccio di sinistra e dell’avambraccio di destra sono tarlati in più parti;
- Il trespolo è fortemente compromesso nella parte bassa, tale da rendere precaria la stabilità di tutta la statua;
Intervento di Restauro
- Per la disinfestazione dei tarli, la statua è stata trattata con prodotto antixilofagi in due riprese e in apposita camera chiusa;
- Per l’eliminazione della polvere e dello sporco sono state tamponate tutte le superfici, a più riprese, con solventi leggeri;
- Il trespolo è stato rinforzato con nuovo legno e le parti più compromesse, rese fragili dall’opera devastatrice dei tarli, sono state “scavate” e riempite con pasta di legno;
- Tutte le zone tarlate del busto, delle braccia e dei piani del trespolo sono stati trattati, in due riprese, con prodotto impregnante a base di paraloid;
- Sono state ricostruite con stucco a gesso le palpebre e in pasta di legno la falange del dito medio della mano destra;
- I fori dei tarli sul viso e sul petto sono stati stuccati con gesso alabastrino stemperato con acqua e “primal” al 50%;
- Sono stati eliminati, con solventi, sia il “giallore” sul petto e sul collo, causato dal trasudo della resina del legno e sia le macchie di sporco sul collo e sul viso; i residui persistenti sono stati asportati tramite bisturi;
- I capelli sono stati sostituiti con altri dello stesso colore castano; sono state ritoccate: le parti ricostruite, le stuccature dei fori dei tarli e i rivoli delle lacrime;
- Su tutta la superficie è stato nebulizzato un velo di fissativo e un lievissimo strato di cera.
Indicazioni per buona conservazione
L’ opera dovrà essere collocata in bacheca di vetro con telai di legno e isolata dal pavimento.
Se quest’opera ha recuperato il suo antico aspetto ed è restituita al culto, è anche merito dell’iniziativa di don Valentino Di Cerbo: “Adottiamo una statua“.