Arte e RestauroLe Antiche Chiavi

Le chiavi in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria

Fonte: Testi e immagini nella forma integrale sono pubblicati sul libro “Le antiche chiavi, tecnica, arte e simbologia” di Roberto Borali, Burgo editore 1993.

Uno dei problemi più urgentemente sentiti dalle nascenti officine metallurgiche fu l’approvvigionamento della materia prima a basso costo e in tempi brevi. I luoghi di estrazione e produzione della materia prima condizionarono ovunque l’evolversi e il consolidarsi, negli stessi luoghi, delle lavorazioni successive: forni per la fusione, fucine per la forgiatura e botteghe per il commercio.

Chiavi da porta e da mobiletto. Valle d’Aosta, XVI e XIV secolo. (immagine di copertina). Le chiavi costruite in quest’area, a partire dal periodo gotico, hanno sempre l’impugnatura piatta, piena, con uno o più fori. I tre fori nell’impugnatura della grande e il disegno a croce della mappa dell’altra simboleggiano, in un’epoca di grande spiritualità e religiosità, rispettivamente la “Trinità” e la “Cristianità”. Lunghezza 13 e 8 centimetri. 

Le regioni confinanti con le valli alpine furono, sotto questo aspetto, molto favorite, in quanto poterono disporre di grandi riserve di minerali di ferro, di abbondanti quantità di legname e di inesauribili corsi d’acqua indispensabili per la produzione del ferro grezzo e le successive sue lavorazioni. C’è da ritenere che questi siano stati tra i motivi determinanti dell’intenso sviluppo dell’arte fabbrile in Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria. L’ispirazione ai temi decorativi francesi si mantenne a lungo nella Valle d’Aosta, dove le suggestioni gotiche dell’eleganza d’oltralpe si protrassero sino al XVI secolo.
In seguito la Valle d’Aosta, valle chiusa, spesso isolata, pur non rimanendo esclusa dalle evoluzioni dei vari stili, ebbe una propria esclusiva produzione fabbrile. I locali maestri artigiani del ferro battuto interpretarono secondo disegni e gusti propri le forme dei loro manufatti. Le chiavi sono molto semplici, talvolta forgiate in maniera rustica, ma con gusto e buone proporzioni.
L’impugnatura è quasi sempre tonda, piatta e piena, con uno o più fori centrali per l’inserimento della chiave nel portachiavi; raramente esiste la base; l’asta è sempre liscia; il pettine piatto, rettangolare a sezione rettangolare con intagli verticali e orizzontali.

Antiche Chiavi e serramenti

Chiavi da cassaforte di tipica conformazione barocca. Piemonte, XVIII secolo. La grande: impugnatura dalle decise forme a “corna di bufalo” rovesciate, base con modanature, canna triangolare con profilo rettangolare in rilievo sul lato del pettine, pettine rettangolare di sezione trasversale triangolare con mappa a disegni geometrici e fronte sporgente, incisioni a bulino su tutto il manufatto. La piccola: impugnatura bilobata di grande effetto decorativo per la soluzione tecnica usata per la congiunzione dei due lobi, base modanata, fusto di sezione a forma di “fiore”, pettine di grande ingegnosità, come si può vedere dal particolare. Lunghezza 14 e 9.5 centimetri.  

La tecnica più usata dai fabbri di questa regione per la costruzione delle chiavi fu quella della chiave femmina forgiata da un pezzo di lamiera. È molto raro infatti trovarne di maschie, se non in epoche molto avanzate (metà dell’800 in poi). Il Piemonte, regione confinante con la Francia e per molti secoli sede dei Re d’Italia, vanta in ogni epoca un cospicuo patrimonio di opere in ferro battuto. È la regione d’Italia che più di ogni altra ebbe una produzione che ricorda in toni minori gli stili e le forme dei manufatti francesi.

Antiche Chiavi e serramenti

Chiavi maschie da portone. Liguria, secolo XIX. Impugnature ovali, fusti con fermo di guida, pettini molto robusti con mappe a disegni geometrici. Lunghezza media 14 centimetri.  

Le chiavi, le serrature e le ferramenta in genere, infatti, hanno spesso un tocco di particolare virtuosismo e di elegante raffinatezza, mai disgiunto però dalla signorile semplicità d’assieme, tipica dei manufatti in ferro battuto italiani. Fu soprattutto il barocco piemontese che coinvolse l’arte fabbrile in maniera tale da portare i propria maestri artigiani del ferro battuto alla produzione di ogni tipo di ferramenta ad altissima qualità; a Casale, nel novarese, in Val Sesia, in Val d’Ossola e nella zona di Orta fiorì invece un ricco artigianato di tradizione familiare.
In Liguria, regione costiera di uomini coraggiosi, parsimoniosi e che hanno sempre vissuto senza farsi condizionare dalle mode e dai facili entusiasmi, la forma dei manufatti in ferro forgiato riflette il carattere degli abitanti. I manufatti relativi al chiudere, in generale, sono sempre piuttosto massicci e senza particolari decorazioni, anche perchè costruendoli in questo modo avevano la possibilità di resistere più a lungo alla corrosione salina.
La produzione artistica del ferro raggiunse risultati assai piacevoli nel ‘600, interpretando secondo un gusto prettamente regionale e locale i temi decorativi barocchi. Genova infatti conobbe, soprattutto in quest’epoca, una particolare prosperità nell’arte del ferro, che sviluppò anche nei paesi vicini. Le chiavi e le serrature sono di fattura semplice, piuttosto solida e prive di particolari decorazioni superflue.

Antiche Chiavi e serramenti

Serratura a “scatola” da cassaforte a due punti di bloccaggio. Piemonte Inizi XVIII secolo. Coperchio (mostra) con bocchetta rotonda modanata, perno girevole di riscontro, cavo, di forma lanceolata, con all’interno perno pieno della stessa forma. È stato tolto il coperchio per evidenziare la cura, la perfezione e la raffinatezza che l’artigiano poneva anche nelle rifiniture di quelle parti nascoste alla vista. Chiave con impugnatura ovale con modanature nella parte superiore, canna di sezione lanceolata, sia esterna sia interna, con profilo rettangolare in rilievo sul lato del pettine, pettine a “S” con fronte a cinque denti. Dimensioni della serratura: lunghezza 29 centimetri, altezza 15.5 centimetri e profondità 5 centimetri; lunghezza della chiave 21 centimetri.

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