AntiquariatoStoria del mobile

Stile Secondo Impero – Stile Napoleone III – Storia del Mobile

Fonte: Associazione Senzatempo – Paolo Cesari

Secondo Impero (Dal 1848 al 1870) e Stile Napoleone III (Dal 1848 al 1870)

Stile Secondo Impero

Per più ragioni la mobilia di stile Secondo Impero è ad ogni evidenza facente parte di quella fase comunque definibile Eclettica, pur tuttavia, questo singolo fenomeno ebbe una vita propria di portata così significativa che a buon diritto merita una differenziazione e con giusta causa un capitolo a se stante.
Viene così chiamato quel periodo compreso in realtà tra il 1852 con la nomina a imperatore di Napoleone III (già presidente in Francia fin dal 1848) e l’abdicazione dello stesso avvenuta nel 1870 al suono di cannonate prussiane.

Stile Napoleone III (Dal 1848 al 1870)

Con Napoleone III imperatore, la Francia vive una stagione di straordinaria prosperità economica, un fattore che permise di ricostituire un altrettanto formidabile macchina bellica. In breve si rivive il sogno che già fu del Bonaparte: la Francia grande potenza egemone europea. L euforia e la grandeur trovano perfetta corrispondenza anche negli arredi che caratterizzarono il Secondo Impero.
Certamente questo stile fiorì tra pulsioni eclettiche di diverso indirizzo, ma l’autocelebrazione della rinnovata potenza francese sospinse proprio a preferire quella mobilia che più in nel passato si era contraddistinta per qualità e perfezione tecnica: quella Luigi XVI e Neoclassica, che in Francia per sfarzo e raffinatezza aveva finito per superare anche i capolavori realizzati nel Secondo Seicento per Luigi XIV. La realizzazione pratica di un organigramma d arredo così ambizioso era peraltro tecnicamente possibile grazie alle nuove tecnologie e alla facilità di reperire materiali un tempo pregiatissimi a costi ora praticabili. Essenze lignee pregiate come il palissandro, l’ebano e altri prodotti esotici tornarono a impreziosire ogni tipologia di mobile, ma disposti con spessori di così ridotta millimetria da incidere sul costo finale ben poco. Lo scheletro del mobile ora era eseguito serialmente, in centinaia o migliaia di esemplari, con parti montanti in faggio e fondi e soffitti in lamellare o panforte (già introdotto fin dagli Anni Quaranta), spesso anche gli elaborati giochi a intarsio, a bouquets o a marchetteria era prestampati con processi meccanici seriali.
A questo quadro generale si aggiunga che l’ornamentazione metallica, tanto cara alla committenza di Secondo Impero, era ora sbrigativamente stampata a mezzo di fusione a stampo seriale e successivamente dorata con placcatura mediante galvanostegia (rivoluzionaria innovazione ideata nel 1844 da Ruolz). In quest’epoca si realizza l’antico sogno illuminista di produrre mobilia alla portata di ogni ceto sociale.
Se l’industrializzazione consente di elevare all’ennesima potenza la produzione di massa è peraltro vero che ancora riescono a prosperare ebanisti degni di emulare in bravura i grandi maestri del passato: si pensi al celebre serre-bijoux eseguito per la regina Eugenia da Fossey, ora al Museo di Compiègne. Sarà peraltro Eugenia stessa a stimolare la produzione del tempo verso revival di mode Luigi XVI, tanto era affascinata dalla figura di Maria Antonietta. Relativamente all’esecuzione di mobilia sfoggiata o aulica, è emblematico il ritorno in auge dello stile Boulle (ovvero di arredi la cui superficie era rivestita di elaborati intrecci arabescati, con alternanza di lamine di ottone su sfondi in tartaruga, a imitazione di modelli eseguiti da Charles André Boulle, grande ebanista al servizio del Re Sole, moda che in verità vanta origini che datano fin agli Anni Trenta dell’Ottocento: lo stesso re Luigi Filippo ne commissionò un gran numero nel 1837, allorquando si provvide ad adibire Versailles a sede museale). Nondimeno, buona parte degli ebanisti attivi in questo secolo offrirono nei loro cataloghi una vasta selezione di mobilia incrostata alla moda Boulle.
Si è dunque compreso come tendenze tardo settecentesce e finanche Rococò fossero le predilette dal pubblico del tempo, talvolta eseguite come pedisseque copie ma altrettanto spesso concepite e ideate con gran sfoggio di fantasia. Nascono proprio in questo periodo tipologie prima mai segnalate: l’indiscret, il borne, bizzarri puofs, e in ogni dove gran affollamento di appliques in bronzo dorato o lumeggiato.
Tra gli ebanisti di maggior successo segnalo Fischer, Soriani, Tahan, Monbro, Wassmus, Charon, Peindrelle e Winckelsen.
In Italia lo Stile Napoleone III ebbe dapprima effetti insignificanti, imponendo arredi di imitazione Luigi XVI con valenza ornamentale solo risolta a intaglio e del tutta priva di orpelli bronzei, in ossequio a un gusto più sobrio che sempre caratterizzerà la committenza italiana. Solo nei primi decenni del Novecento trovò importanti sbocchi commerciali nel nostro paese il mobile “alla francese”.

Commento del dott. Alessandro Marsico, esperto antiquariale

Napoleone III

A differenza degli altri “stili”, quello convenzionalmente definito “Napoleone III”, si presenta come uno stile tipicamente “eclettico”, con la caratteristica cioè di non avere una sua particolare peculiarità se non il gusto del “revival”. Fino a non molti anni fa veniva addirittura “snobbato” dal mondo antiquario e ancora oggi viene considerato solo come un discutibile tentativo di far rivivere mode o gusti attraverso arredi che, costruiti per celebrare il passato, spesso però cadono in esagerazioni improbabili e di maniera.

Inoltre per comprendere bene il senso di ciò non va dimenticato che ormai siamo nella seconda metà dell’Ottocento e che le tecniche costruttive e decorative si avviano rapidamente verso l’industrializzazione. Certamente non siamo ancora di fronte ad arredamenti “in stile” prodotti in serie, ma siamo ben lontani dalla raffinatezza e novità dei modelli soprattutto settecenteschi da cui prendono ispirazione. Tra l’altro va ancora precisato che accanto a copie fedeli di arredi del passato, si diffuse una grandissima quantità di prodotti che mescolavano svariati elementi di più stili nell’illusoria convinzione si superare le opere dei secoli precedenti.(Basti come esempio per tutti il dilagare di mobili “Boulle”).

Parlando più precisamente di cassettoni o meglio commode “Napoleone III”, gli stili prescelti per la loro realizzazione furono il “Luigi XV” e soprattutto il ” Luigi XVI”, la vera passione dell’imperatrice Eugenia, moglie di Luigi Napoleone. Gli esemplari “Luigi XV” sono riconoscibili per la forma bombata (spesso a doppia mossa) di fronte e fianchi, due o tre cassetti impreziositi da guarnizioni in bronzo cesellato e dorato a mercurio, sostegni alti protetti da sabot anch’essi in bronzo … impiallacciati in essenze diverse. Quelli Luigi XVI presentano forme più lineari, neoclassiche, a due cassetti e mezzo o tre, intarsiati con impiallacciature geometriche o motivi floreali, bronzi meno vistosi rispetto ai precedenti. Entrambi i modelli sono per lo più completati da piani in marmo.

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