Portale di un convento
Fonte: Serena Fortin restauratrice in Rovigo
Oggetto: Porta in due ante con arco sovrastante. Proprietà: Museo Civico di Rovigo già Monastero degli Olivetani
Descrizione
L’ essenza legnosa è noce nazionale. L’ epoca è da stabilirsi anche se essendo collocata nel convento degli Olivetani si presume sia 1400-1500
E in discreto stato di conservazione e l’insieme appare di buona fattura .
La superficie è ricoperta da uno spesso strato scuro e disomogeneo dato da colori, oli e polvere.
Mancano segmenti di cornici nelle ante ed alcuni sono stati sostituiti (in precedenti interventi) però con essenza diversa (abete e pioppo).
L’ attacco d’ insetti xilofagi è esteso a tutta la superficie rendendo alcune parti fragili e spugnose.
Il rosone centrale traforato che decora ciascun anta era stato chiuso (in un precedente intervento) da una fitta retina metallica fissata sul retro, con l’ausilio di chiodi, e assicelle in abete a formare un quadrato.
La superficie posteriore della porta non è stata ricoperta da vernici o altro mostrando così più chiaramente l’entità dei danni provocati dai tarli.
Una fessura di 4mm si è aperta in tutta la lunghezza di entrambe le ante.
Nella parte posteriore sono presenti due fascioni di abete applicati in un precedente intervento dove è stata collocata una serratura
Nell‘anta di sinistra sono stati applicati anche due chiavistelli (non originali) che permettevano di fermare la stessa poiché era solo l’altra anta ad aprirsi e dove, infatti, qui troviamo l’unica maniglia (autentico).
L’ arco: la superficie e ricoperta dallo stesso materiale presente sulle ante.
Anche qui una retina metallica è fissata sul retro da un gran numero di chiodi che, assieme al massiccio logorio causato dai tarli, contribuisce all’indebolimento della struttura. Sono presenti altri grossi chiodi nel perimetro che servivano ad assicurarlo al sito originario.
Fase operativa
Considerato lo spesso strato che ricopriva l’intera superficie, ho preferito procedere a saggi per la pulitura su una piccola parte con sverniciatore universale, in tre fasi successive che hanno portato alla luce, sotto lo strato scuro di superficie, uno strato di colore giallo ocra, uno di colore scuro e asportando quest’ultimo con paglietta di ferro, ho portato a nudo la superficie del legno. Constatata la validità di tale procedimento me ne sono avvalsa su tutta la parte anteriore delle ante e dell’arco. Nella parte posteriore è bastata una sola fase (come la terza di cui sopra). Ho asportato tutte le vecchie stuccature a bisturi scoprendo fori di tarli e di chiodi. Ho rimosso le retine metalliche nel retro dei rosoni e dell’arco e un gran numero di chiodi.
La pulitura ha portato alla luce i vari pezzi non originali in legno di abete e pioppo: segmenti di cornice attorno alle ante e dei rosoni, e cinque delle nove raggiere sagomate che formavano l’arco.
Nella parte inferiore delle ante, in un precedente intervento, erano stati applicati due regoli di circa 2 cm di spessore che andavano a contatto col pavimento ed erano stati tagliati e sostituiti due degli angoli delle ante probabilmente perché troppo compromessi.
Chi era intervenuto precedentemente aveva cercato di rispettare l’estetica e la funzionalità dell’oggetto, ma tale intervento, non risulta adeguato ad un vero e proprio restauro così come lo intendiamo oggi. Così ho rimosso tutti i pezzi non originali salvo il fascione centrale della parte posteriore, poiché ho ritenuto desse solidità all’intera struttura e resta come testimonianza del precedente intervento.
L arco aveva subito grossi interventi che mi hanno costretta ad uno smontaggio quasi totale, per rimuovere le parti non originali e una miriade di chiodi che ne assicuravano una stabilità oramai precaria.
Disinfestazione: ho steso a pennello un antitarlo a base di permetrina in petrolio
Consolidamento: ho usato Paraloid B 72 sciolto in acetone steso abbondantemente a pennello, in modo da impregnare il legno in profondità, su tutta la superficie; con una siringa nei punti più deteriorati e spugnosi, nei fori più ampi e nelle fessurazioni.
Integrazioni: a questo punto ho sostituito i pezzi tolti e quelli mancanti con noce nazionale con venatura il più simile all’originale, cercando di ottenere di volta in volta un uniformità di lettura. Anche nei fori più grandi e fessurazioni sono intervenuta con il legno, mentre per i piccoli fori con stucco colorato con terre.
Finitura: ho preferito una tecnica mista con gommalacca stesa a pennello in più mani e cera per conferire al tutto un aspetto morbido.