AntiquariatoStoria del mobile

06 – Antiquaria: Storie di Mobili – il Barocco

prima parte

Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.

Il Barocco è quello Stile dominante l’Arte Italiana durante i secoli XVII e XVIII in architettura, pittura, scultura, ma che coinvolse nel suo sviluppo, tutte le altre forme d’arte e d’espressione. Caratteristiche del Barocco sono la grandiosità, il movimento, lo sfarzo.

Quadro storico

Raggiunto l’apice della grandezza rinascimentale con il genio di Michelangelo, nella seconda metà del Cinquecento l’arte comincia ad avere labili fermenti di rinnovamento scambiati in un primo tempo per servile imitazione dei sommi rinascentisti: il cosiddetto Manierismo. Sarà solamente nei primi anni del 1900 che una analisi più serena riconsidererà il concetto spregiativo fino ad allora adottato. Il Manierismo secondo la critica moderna è stato quel movimento artistico che pose le basi per la nascita del Barocco che da Roma invase tutta l’Europa occidentale.

06 Antiquaria: Storie di Mobili – il Barocco

Lo storico dell’arte Luigi Lanzi nella sua STORIA PITTORICA (1795-96) definisce, nelle intenzioni, in maniera lapidaria l’arte del ‘500 dopo il sacco di Roma: “La pittura divenne luogo di pratica, e quasi un meccanismo, un’imitazione non del naturale a cui non guardavasi, ma delle idee capricciose che nascevano in testa agli artefici”. Proprio però questa sua critica alludendo alle “idee capricciose”, ne riconosce in fondo il concetto di ricerca, cosa essenziale per il progredire dell’arte.

Fu essenzialmente arte della Corte, della Chiesa, dell’aristocrazia: arte solenne, sfarzosa, ricchissima. Il termine Barocco venne usato per la prima volta con intento spregiativo dai neo-classici della seconda metà del settecento, come reazione contro le degenerazioni o ritenute tali che vennero attribuite a tutta l’arte Barocca. In Francia il Dictionnaire de Trèvoux del 1771 definisce “in pittura, un dipinto o una figura di gusto barocco, dove le regole e le proporzioni non sono rispettate e tutto è rappresentato secondo il capriccio dell’artista”. Cioè il termine Barocco viene inteso dai neoclassicisti come la stravagante ricerca del nuovo e del bizzarro, la perdita di razionalità naturale e di equilibrio classico. In questo giudizio negativo vengono coinvolti il Bernini, il Borromini ed addirittura l’arte di Michelangelo.

Cupola del Guarini

La reazione vittoriosa della chiesa contro la Riforma, contribuì grandemente al delinearsi e al propagandarsi dell’arte barocca; tornata in modo più vivo alla Sua funzione spirituale, specie dopo il Concilio di Trento, la Chiesa sentì rafforzato il Suo prestigio; l’arte che era sempre stata una delle Sue glorie, diviene allora nelle Sue mani un mezzo di glorificazione di quella Religione che, oltre alle sue ragioni divine di esistenza e di efficacia, aveva pure bisogno di incentivi per attirare le moltitudini.

Come già si è avuto modo di dire, al raccoglimento della religione protestante, la Chiesa romana contrappose la teatralità e il fasto della liturgia post tridentina. Dagli edifici, alle celebrazioni di messe solenni, alle processioni ai santuari tutto faceva parte dello strumento propagandistico. Per contro un’esecuzione capitale o un rogo diventavano uno spettacolo educativo e monito che chi deteneva il potere offriva ai sudditi.

Questa tendenza non si limiterà alla sola Chiesa cattolica ma tutto il potere si spettacolarizza. Le famiglie regnanti nelle incoronazioni, nei battesimi, nei genetliaci, nei funerali, si offrivano agli occhi del popolo. In queste occasioni le città diventavano immenso scenario: falsi archi di trionfo e false facciate diventavano parte integrante della rappresentazione, all’insegna del travestimento.

Le Arti figurative divennero quindi un mezzo per diffondere tra le masse i contenuti cattolici; affinché questo avvenisse le scelte iconografiche di pittori e scultori cominciarono a passare al vaglio dei teologi. La rappresentazione di scene bibliche o di vite di santi doveva aderire fedelmente alle Sacre Scritture, ma allo stesso tempo doveva essere efficace e comprensibile per tutti.

Tra il 1560 e il 1660 la maggior parte delle chiese italiane venne restaurata, modificata, arricchita di decorazioni, di nuove quadrerie, di nuove cappelle e oratori. (Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, Gregorio XV, Urbano VIII)

Questa situazione andava modificando anche la posizione sociale dell’artista. In una società più utilitaristica, l’artista occupava ora un posto sicuro e gli artisti di successo ricevevano somme enormi. Ben consci di questo nuovo ruolo gli artisti del Seicento si fecero interpreti della nuova visione del mondo.

Già alla fine del ‘500 vi è la tendenza a rifiutare l’idea rinascimentale dell’arte come sistema di regole. Ciò attenzione non vuol dire che venga abbandonata e rifiutata l’esperienza degli antichi; anche un artista come Caravaggio che sovente la critica indica come un anticlassico convinto, secondo una recente interpretazione di Federico Zeri, anche lui non poté sottrarsi all’influenza dei grandi artisti antichi. Contemporaneamente ed apertamente i Carracci e la loro Accademia promossero la ricerca su come rappresentare realisticamente i sentimenti e realizzare la naturalezza delle immagini, pur recuperando l’insegnamento degli antichi. La tendenza del Barocco è stata quella di voler liberare il mondo dell’arte da leggi e a rivendicare un’autonomia estetica e una libertà tecnica; un po’ come avviene oggi. Il letterato Algarotti scriveva: “la vera regola è il saper rompere le regole a tempo e a luogo, accomodandosi al gusto corrente e al gusto del secolo”.

Ogni artista ebbe il suo linguaggio: caduta la tesi Classica dell’arte come imitazione, una concezione tecnica dell’arte, o meglio del fare artistico, prese il sopravvento. In questo periodo nasce la pittura di Genere – nature morte, paesaggi, scene di vita popolare – l’autonomia di indagine invitò infatti gli artisti a sperimentare tutte le direzioni conoscitive. Persuasione e fascinazione delle anime furono i segni principali del nuovo linguaggio barocco.

Come detto prima accanto a questo intendimento di suscitare meraviglie e provocazione sensoriale, il Seicento italiano vide anche il persistere di un radicato atteggiamento classicista. Più che la ricerca di canoni formali o imitazione di modelli antichi, il barocco trae libera ispirazione dalle forme antiche classiche e rinascimentali mettendole e adattandole al servizio delle aspirazioni idealizzanti e retoriche della società.

Accanto al patrocinio artistico ufficiale, quello che faceva capo al Papa, agli ordini religiosi, alle grandi famiglie aristocratiche, si sviluppò una vasta committenza stimolata da uomini di cultura (letterati, medici, avvocati), da imprenditori, da collezionisti privati o anche da alcuni viaggiatori stranieri che si interessavano di cose d’arte.  In quest’epoca i quadri sempre più venivano comprati, venduti, ereditati. Una testimonianza dell’epoca ci dice: “non solo in Roma, in Venezia e in altre parti d’Italia, ma anco in Fiandra e in Francia modernamente si è messo in uso di parare i palazzi completamente co’ quadri, per andare variando l’uso de’ paramenti sontuosi usati per il passato massime in Spagna [….] e questa nuova usanza porge anco gran favore allo spaccio delle opere de’ pittori ai quali ne dovrà risultare alla giornata maggiore utile per l’avvenire”.

Al significato culturale e sociale dell’opera d’arte si affiancò così il concetto di bene di consumo attorno al quale si svilupparono interessi economici di investimento e di profitto. Con il passare degli anni divenne sempre più importante la figura dell’intermediario e del mercante d’arte.

Visione d’insieme e Luigi XIII

Contribuì enormemente allo sviluppo della pittura come fenomeno culturale pubblico, l’esposizione organizzata in occasione di cerimonie religiose. La festa del Corpus Domini, la ricorrenza di San Giuseppe che vedeva l’esposizione di quadri nel Pantheon, di San Bartolomeo, di San Giovanni decollato, di San Salvatore, erano occasione per gli artisti di esporre le loro opere assieme ad altri artigiani.

Da Roma il Barocco si diffonderà in Europa. Basti visitare dopo Roma le città di Genova, Bologna, Venezia, Torino, Napoli per farsi un concetto della sua grandezza e della sua potenza.

L’arte barocca si intende spesso dividerla in due periodi che hanno fisionomie speciali soprattutto dal punto di vista stilistico anche se non da quello strettamente artistico:

IL PRIMO BAROCCO che si estende dalla seconda metà del 1500, fin verso il primo quarto del 1600; in Francia circa il regno di Luigi XIII (1610 – 1643).

IL BAROCCO che si estende dal secondo quarto del 1600, fin oltre la metà del 1700. (Con sensibili differenze tra secolo e secolo).

Come abbiamo detto tale evoluzione stilistica si preannuncia già nella prima metà del 1500. Ne dobbiamo ritenere il precursore Michelangelo: egli mirò a imporsi con la grandiosità dei concetti, richiamò con ardite combinazioni le forme antiche e fu presto imitato dagli artisti secondari, che vennero rapidamente elaborando elementi nuovi; quasi tutte le forme usate nel primo barocco non sono altro che imitazioni o sviluppi di quelle create da Michelangelo.

L’architettura barocca è eminentemente decorativa; rompe sistematicamente le superfici piane, spezza le linee rette; e dove fu possibile, caricò ogni spazio e ogni linea di maschere, di cartelle, di conchiglie, di frutti, di fiori, di ornamenti svariati, di figure e di statue nelle più ardite posizioni.

Il più grande artista del 1600 è Lorenzo Bernini, di Napoli (1598-1680) ed è pure il più grande architetto e scultore che l’Italia abbia avuto dopo Michelangelo; proseguendo la traccia del grande Maestro, non si accontenterà del grandioso e del potente, ma imprimerà nelle sue opere quell’aspetto scenografico e prospettivo, che è caratteristica di tutto il Barocco.  

Il secolo XVIII vede la fine dell’evoluzione del Barocco; ma è proprio in questo secolo che ne vediamo il suo raffinamento ed aggraziamento e poi la sua naturale decadenza per fare spazio già dalla metà del secolo al nuovo stile.

Lo stile del settecento è essenzialmente decorativo e si esplica in modo speciale nella decorazione delle sale e nei mobili; in Italia viene definita Arte dei Principi e per il suo frequente plasmarsi sulle mode francesi viene spesso, soprattutto nell’arte decorativa, chiamato coi titoli francesi, corrispondenti al regno di:

Luigi XIV (1643-1715)

Reggenza (Filippo d’Orleans) (1715-1723)

Luigi XV (1723-1774)

Luigi XVI (1774-1793) – Avvento del Neoclassico

Va comunque notato che l’arte del 1700, per quanto normalmente indicata con nomi stranieri, ebbe tuttavia la sua nascita ed il suo maggior sviluppo in Italia. Il suo grande precursore fu il Bernini (1598-1680) scultore, pittore ed architetto, come già fu il grande Michelangelo; egli fin già dalla prima metà del 1600 elaborò un’arte che, non accetta agli artisti contemporanei, conteneva in sé elementi avanzati i quali costituiranno la caratteristica della prima metà del 1700. Fu ancora la grandezza di Roma ad affermarsi perché ivi aveva essenzialmente lavorato il Bernini; gli artisti che passavano un periodo dedicato alla loro formazione artistica nell’Urbe, esportavano poi nei loro paesi le novità imparate. Ancora una volta possiamo affermare che l’Arte del 1700 è originale solo presso di noi e che negli altri paesi è, per buona parte, solo arte di riverbero.

Mobili del Seicento

Nel 1600 vengono ancora usati mobili dell’epoca precedente e contemporaneamente ne vengono costruiti di nuovi con nota caratteristica di ricchezza e lusso di ornamentazione; i materiali pregiati già usati durante il Rinascimento, quali avorio, madreperla, bronzo, argento, svariate varietà di legno per l’intarsio, durante questo periodo trovano ampia e crescente utilizzazione; molti mobili sono dorati o dipinti e molti altri laccati.

Un mobile caratteristico del ‘600 è lo Stipo; proviene dalla cultura cinese e l’uso viene diffuso presso di noi dai Missionari che, tornati dalle loro missioni in oriente, recavano svariati oggetti ricordo; tra questi vi erano contenitori in legno divisi in scomparti, con piani e cassettini, con chiusure per mezzo di congegni segreti, dentro ai quali custodivano medaglie, monete, carte, statuette, vasetti, pipe ed altri simili oggetti da collezione. Tale contenitore era riccamente ornato con paesaggi, figure ed altre decorazioni a soggetto orientale, il tutto era chiuso da due sportelli anch’essi con ricche decorazioni. Da questi curiosi oggetti gli artisti del ‘600 trassero ispirazione, creando così lo Stipo.

I motivi di decorazione diventano quelli tipici del periodo, l’insieme prende l’aspetto di una facciata di palazzo per cui troveremo trabeazioni sorrette da colonne, lesene, erme, cariatidi, nicchie con statuette, cartelle, stemmi e le varie sagome intagliate; analogamente con analoga preziosità vengono decorati i cassetti raffiguranti soggetti storici, mitologici, cacce, battaglie, carte geografiche. Gli Stipi più preziosi vengono costruiti in ebano e sono verniciati in nero con parti in bronzo ed applicazioni in avorio e madreperla; come per i loro modelli orientali venivano utilizzati per custodire gioielli, monete, oggetti antichi, statuette e simili.

Tavolo da Stipo

Quelli grandi in genere non avevano sportelli, mentre gli sportelli erano spesso presenti su quelli più piccoli utilizzati per il trasporto delle collezioni da una residenza all’altra. Come possiamo facilmente intuire lo Stipo assume la funzione che nei secoli precedenti ebbero i cofanetti. I tavoli che sostengono gli Stipi hanno anch’essi forma architettonica e riprendono i motivi decorativi del mobile a cui sono destinati.

I Tavoli traggono all’inizio forte ispirazione da quelli presenti nel 1500 pur presentando nuova trattazione negli elementi decorativi che rispetto a quelli del periodo precedente presentano una esecuzione dell’intaglio “più svelta” cioè meno accurata e precisa, cosa tipica del Barocco ‘600 che intende la scenografia, cioè la percezione dell’insieme, molto importante e considera non determinante l’accuratezza esecutiva dei particolari.

Tavoli tipici del periodo sono tavoli con colonne tortili oppure tornite con rigonfiamenti simili a delle sfere variamente deformate. I sostegni sono quasi sempre congiunti per mezzo di traverse tornite o frastagliate o dritte come già si è visto per i tavolini degli Stipi. Di forma sferica sono anche gli appoggi a terra. Anche sul tavolo rappresentato in basso si possono notare varie forme ad andamento sferico.

Come già accennato prima le sculture sui mobili del periodo sono in genere ricchissime però vengono eseguite alla maniera cinese e giapponese, cioè in modo appena abbozzato e trascurate nell’esecuzione; si presentano dunque con un aspetto assai diverso rispetto a quelle del 1500 che erano assai meglio definite. Questa ispirazione verso le forme orientali si evidenzia anche nelle sagome dei mobili e come vedremo nelle cornici degli specchi; imitazione o ispirazione nei confronti dell’arte cinese e giapponese si accentuerà in Europa durante il periodo barocco settecentesco.

In questo periodo i Letti si avvicinano nella loro forma sempre più a quelli moderni. Sono formati da un telaio che si innesta sui quattro sostegni spesso torniti; detto telaio sorregge poi per mezzo di corde o altre traverse il pagliericcio, di solito fatto con foglie di granoturco. I sostegni alzandosi vengono a formare la testata del letto.

La parte più ricca di questi letti è rappresentata dai quattro sostegni, in generale molto grandi, sono a forma di colonne intere lisce o scanalate o tortili. Le colonne terminano in alto spesso con vasi, fiori, pennacchi decorativi, altre volte assumono anche la forma di candelabri e prolungandosi verso l’alto sostengono una trabeazione con un cielo di tela o di legno a cui vennero appese delle tende per isolare, a scopo di riscaldamento, dal resto dell’ambiente. Anche detta trabeazione può essere ornata molto riccamente e in corrispondenza delle colonne si possono elevare oltre a vasi e pennacchi decorativi anche statue. Questi letti con cortine in stoffa vengono definiti Parati.

Le spalliere possono essere costituite da semplici stoffe che congiungono i due sostegni oppure da pannelli in legno ornati in vari modi e riccamente intagliati alla cinese, come detto più sopra. La tinta maggiormente usata per i letti è il nero, oppure, in modo meno frequente, lasciati al naturale o tinti di verde come accadeva per i portoni per simulare il bronzo; a volte le parti in rilievo sono dorate su fondo azzurro.

Essendo l’uso nel ‘600 di ornare solo le parti in evidenza, troveremo letti privi di ornamento perché destinati ad essere coperti completamente con stoffe lisce o ricamate. Nel caso le decorazioni fossero presenti solo in parte, le stoffe venivano rimboccate in modo da lasciar bene in vista solo le parti ornate.

Nel 1600, pur sopravvivendo in contesti rustici e rurali, possiamo affermare che tendano a scomparire negli arredi i cassoni. In realtà sopravvivono nelle anticamere ma con sostanziali modifiche come già abbiamo visto alla fine del 1500; viene aggiunto uno schienale di solito a schema triangolare, molto alto, sagomato e intagliato, o più frequentemente dipinto a olio o tempera con particolari architettonici, festoni di frutti o fiori, e a imitazione della stoffa o dell’intarsio.

La sedia del ‘600 è ancora come nel periodo precedente molto rigida, i quattro sostegni a sezione quadrata oppure torniti, sono congiunti da traverse. La tornitura è a fusarola (serie di elementi sferici e fusiformi variamente alternati) o a colonna a spirale come già abbiamo visto sui sostegni dei tavoli da Stipo.

forme di Balaustri architettonici

Qui sono riprodotte le forme di alcuni Balaustri architettonici tipici del periodo, da cui possiamo evincere come gli stessi abbiano fortemente ispirato anche gli elementi decorativi dei mobili. 

Quando i sostegni sono torniti hanno una parte a sezione quadrata, per ovvia comodità di innesto, all’altezza delle traverse. I sedili hanno forma rettangolare mentre nei seggioloni la forma diventa trapezoidale con uno schienale leggermente inclinato a scopo di maggior comodità e aggiunta di braccioli ricurvi. Accanto a seggiole totalmente in legno intagliato, ne troveremo altre coperte da stoffe o cuoi ornate nella parte anteriore con chiodi dalla capocchia emisferica aventi anche 3 o 4 centimetri di diametro. I cuoi sono tesi sulle traverse, neri, con motivi ornamentali dorati o dipinti impressi con ferri a caldo.               

Un altro mobile caratteristico del ‘600 e che prende ispirazione dallo Stipo ma di dimensioni assai diverse è il Canterano. I canterani nell’utilizzo sostituiscono i cassoni dell’età precedente e servono essenzialmente per deporvi la biancheria.

Gli elementi decorativi continuano ad essere gli stessi già visti per lo stesso periodo, gli intagli continuano ad essere eseguiti in maniera “svelta”. Spesso l’insieme trae ispirazione dalle facciate architettoniche.

Spesso nel 1600 troveremo delle credenze costituite da due corpi. Quello inferiore simile ai canterani ma senza cassetti, chiuso con ante e all’interno muniti di piani; quello superiore è alquanto indietreggiato sul piano rispetto a quello inferiore. Gli ornamenti sono costituiti da cariatidi, erme, teste di puttini, colonne torte, lesene. I pannelli hanno sagome intagliate e motivi in rilievo spesso a “punta di diamante”. L’utilizzo di questo tipo di credenza è parecchio usato nel centro Europa e meno in Italia.

Accanto al tipo di credenza descritto permangono i mobili composti dalla sola parte inferiore, come già descritto per le epoche precedenti. Gli elementi decorativi continuano ad essere gli stessi del periodo, ricchi di motivi intagliati.

Le forme delle credenze con alzata ricordano quelle degli armadi che in generale coprono le pareti delle sagrestie. Intagliati o intarsiati sono generalmente ricchissimi di motivi architettonici, di cariatidi, di festoni; l’insieme, per le chiese più ricche, ha aspetto monumentale.   

Con identica disposizione di quelli rinascimentali troveremo gli stalli corali del sec. XVII; le ornamentazioni si compongono naturalmente con gli elementi dell’epoca barocca usati, come già visto, spesso con sovrabbondanza.

Le cornici assumono nel 1600 grande importanza; i quadri erano dipinti su tela e non più sopra tavole di legno. Le cornici sono spesso di proporzioni molto grandi, a differenza di quelle rinascimentali che erano più piccole. Le cornici rinascimentali avevano importanza quale funzione di contorno dei quadri, mentre quelle del ‘600 hanno importanza intrinseca come lavoro d’insieme scenografico.

I motivi ornamentali sono a rilievo bassissimo, sovente fatti con pasta dorata; il motivo decorativo inserito nel piano del telaio tra le cornici interna ed esterna, invece di girare tutt’attorno è limitato agli angoli e nei quadri di maggiore dimensione anche nelle mezzarie. Un motivo decorativo frequente è il ramo di rose, legato alla devozione per la Madonna del Rosario. Sagoma caratteristica è la forma torica che proseguirà ingrandendosi con la cultura settecentesca.

I quadri da chiesa quando inseriti sopra l’altare o non hanno cornici lignee o se presenti sono molto piccole e lineari, ciò perché hanno come decorazione la cornice sempre assai ricca che accompagna l’altare stesso, con contorni di marmo o stucco o legno, ricchi di forme architettoniche, sagome, frontoni, colonne, cariatidi, statue…

Cornice ‘600 con gancio a testa di cherubino
Esemplare de Seicento con dettagli in vetro dipinto e coprigiunto in metallo dorato

Gli specchi nel ‘600 ebbero grande sviluppo. Nel periodo rinascimentale si usavano ancora come specchio, semplici lastre d’argento o di rame levigate e lucide; con l’inizio del barocco si inizia a costruirne di vetro argentato, essi erano, per problemi tecnici legati alla produzione, non più di 70/80 cm. per lato; per aumentarne la proporzione a scopo decorativo si mettevano in cornici molto larghe.   

Come detto prima il Barocco è un periodo culturale molto lungo che si estende dalla seconda metà del ‘500 fin oltre la metà del ‘700. Le differenze stilistiche dei vari periodi sono evidenti ma l’intento propagandistico della Chiesa e delle classi abbienti rimane immutato.    

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