Dove non comprare l’arte
Fonte:Studio Verdi Demma: Tecnologie diagnostico-analitiche e informatiche per l’attribuzione, l’autenticazione e la valutazione economica delle opere d’arte
“Volete comprare un’opera? È sconsigliato farlo in Italia. Parola della piattaforma Mutualart, che insieme allo stivale, tra le nazioni in cui è più difficile comprare arte elenca anche Germania e Brasile.
Le severe leggi sull’esportazione in Italia per anni hanno reso difficilissimo per i compratori internazionali acquisire pezzi di artisti del dopoguerra e contemporanei come Lucio Fontana e Alberto Burri, influenzando in modo significativo la competitività del mercato. La legge stabiliva che qualsiasi opera creata oltre 50 anni fa richiedeva una licenza per lasciare il paese, indipendentemente dal suo prezzo di mercato.
Dal 29 agosto 2017, tuttavia, una nuova legge ha reso leggermente più semplice l’acquisto dei nomi più importanti del paese. Questa infatti estende il periodo a 70 anni e introduce anche una soglia di valore minimo più elevata per facilitare lo spostamento delle opere oltre confine.
Nonostante tutto pare che queste modifiche alla legge non abbiano sortito gli effetti sperati: se tecnicamente dovrebbe essere più facile esportare l’arte, il cambiamento non si è riflesso nelle vendite dedicate all’Arte Italiana da Christie’s o Sotheby’s nel 2017, entrambe hanno infatti presentato un numero inferiore di lotti rispetto al 2016.
L’altro muro da abbattere è in Germania: quando il governo ha scelto di cambiare le sue leggi sull’importazione e l’esportazione, nel 2016, è stata accolta con scalpore dai professionisti dell’arte del paese. La legge che protegge il patrimonio artistico tedesco è molto ferrea e stabilisce sia criteri di valore che di età per le esportazioni all’interno e all’esterno dell’UE, richiedendo l’approvazione dello Stato per opere create meno di 50 anni fa valutate oltre 150mila euro per l’esportazione al di fuori dell’UE, e, con meno di 75 anni e un valore di oltre 300mila, se all’interno dell’UE.
Questa mossa non ha rivoluzionato il mercato, anche se ha provocato le ire di artisti come Baselitz e Richter.
Nell’ultimo decennio, la crescita ha portato un afflusso di gallerie, fiere e progetti creativi in Brasile. Nonostante questo interesse, tuttavia, le tasse nazionali sui beni culturali restano tra le più alte al mondo, con una tassa sulle vendite compresa tra il 50 e il 60 per cento.
Sebbene ci siano molti collezionisti brasiliani di alto livello, pochi muovono le opere dal paese, spesso preferiscono acquistare opere per seconde case in luoghi con regimi più generosi”. (RP) – cit. exibart.com