Come riconoscere un falso ovvero una opera “non autentica”
Secondo lo storico dell’arte Friedrich Winkler: «Per affinare la propria capacità di distinguere ciò che è autentico, il migliore esercizio è riconoscere ciò che è falso».
Fonte: Studio Verdi Demma: Tecnologie diagnostico-analitiche e informatiche per l’attribuzione, l’autenticazione e la valutazione economica delle opere d’arte
CONSERVATION SCIENCE IN CULTURAL HERITAGE . Cit. pdf Analytical- diagnostic- and computing technologies
Secondo lo storico dell’arte Friedrich Winkler: «Per affinare la propria capacità di distinguere ciò che è autentico, il migliore esercizio è riconoscere ciò che è falso».
Eric Hebborn, il noto falsario di cui si è già fatto cenno, rispondendo a quest’affermazione aggiunge: «E chi meglio di un falsario consumato può riconoscere ciò che è falso?»: in entrambi i casi si fa riferimento ad una valutazione soggettiva.
In effetti nella realtà nazionale ed internazionale del mercato dell’arte e delle case d’asta, fondamentalmente la valutazione svolta dagli esperti è una valutazione di carattere soggettivo, basata sulla analisi degli elementi storici, stilistici, estetici, iconografici e, quindi, di carattere visivo del manufatto che si completa con la riconosciuta competenza del valutatore. Le indagini svolte dagli esperti delle case d’asta sono riassunte dal “Condition Report”, una scheda contenente informazioni di carattere qualitativo e non quantitativo.
L’esperto d’arte, quindi, con il proprio giudizio critico e sulla base di confronti valutativi tra le qualità artistiche dell’opera d’arte in esame ed il suo ipotetico corrispettivo “autentico”, ne decreta l’autenticità o non, fornendo l’expertise.
L’aleatorietà del mercato dell’arte, come fatto presente, non sufficiente a fornire adeguate ed esaurienti risposte al problema, ha favorito lo sviluppo della falsificazione. Ne deriva, quindi, la necessità per gli acquirenti di avere garanzie sull’autenticità. La valutazione soggettiva dovrebbe essere integrata dalla valutazione oggettiva basata sull’utilizzo delle tecnologie diagnostiche e analitiche appropriate che, nel rispetto dell’unicità e non rinnovabilità del bene, sono preferibilmente non distruttive, non manipolative, non invasive e, come tali, non implicano prelievi di campioni materici del manufatto.
Ne deriva che la problematica attuale, in materia di falsi e, in genere, di opere non autentiche, è proprio quella di accertare mediante metodi scientifici l’autenticità o meno di un’opera d’arte. A tal riguardo di seguito viene proposto il progetto di ricerca che si prefigge di mettere a punto il corretto e completo percorso metodologico, che comprende la fase conoscitiva relativa all’analisi di carattere estetico, stilistico, iconografico, storico, e si completa con la fase tecnico-sperimentale mediante l’utilizzo di tecnologie diagnostico-analitiche ed informatiche . Il contributo scientifico dei vari esperti, ciascuno con le rispettive competenze, permetterà tramite il confronto e il vicendevole completamento fra valutazione soggettiva e valutazione oggettiva, di fornire la risultanza più prossima alla “verità scientifica”.
Testi curati da: Salvatore Lorusso Dipartimento di Beni Culturali Alma Mater Studiorum Università di Bologna (sede di Ravenna), Italia Vincenzo Barone Scuola Normale Superiore di Pisa, Italia Lucio Colizzi Centro di progettazione, design e tecnologie dei materiali (CETMA), Brindisi, Italia Cosimo Damiano Fonseca Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Italia. CONSERVATION SCIENCE IN CULTURAL HERITAGE . Cit. pdf Analytical- diagnostic- and computing technologies
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