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Definire cosa è un’opera d’arte

Fonte: Studio Verdi Demma: Tecnologie diagnostico-analitiche e informatiche per l’attribuzione, l’autenticazione e la valutazione economica delle opere d’arte

CONSERVATION SCIENCE IN CULTURAL HERITAGE . Cit. pdf Analytical- diagnostic- and computing technologies

Argomenti del ciclo: Conoscere l’Arte

Per definire cosa è un’opera d’arte è necessario porsi le seguenti domande:

  • Le opere d’arte si riconoscono in base a proprietà specifiche?
  • Sono tali perché lo decidiamo noi o perché lo decidono gli esperti o lo sono in modo completamente indipendente?
  • E ancora, sono tali in ogni tempo o lo sono in forza di determinate condizioni storiche e culturali o per circostanze tecnologiche?
  • Le opere d’arte si possono replicare a piacere o devono essere uniche e originali?
  • Sono un puro lusso oppure il bisogno di arte è una necessità primaria degli esseri umani?

Queste domande sono caratteristiche di quella che nel gergo dei filosofi si chiama “ontologia dell’arte”, ossia l’impegno a definire di che tipo di oggetti si tratta. Sotto questo profilo, la distinzione fra oggetti d’arte antica e moderna è abbastanza netta: gli oggetti d’arte antica sono valutabili per le proprietà estetiche; gli oggetti d’arte moderna sono valutabili per i significati che rappresentano per una comunità.

L’ultimo risultato di questa tendenza è l’arte concettuale del Novecento, secondo cui qualunque cosa può essere un’opera d’arte, purché una comunità umana, o un gruppo, o al limite il suo autore la considerino tale.

È pur vero, come sostiene Umberto Eco, che l’opera d’arte contemporanea è essenzialmente un’opera aperta, ma è altrettanto vero che l’interpretazione ha necessariamente dei limiti.

Tale limite è l’uomo: ovvero quello che l’uomo può percepire in termini di tempo e spazio. Alla luce di tali limiti si ritiene che si possano fornire dei criteri, sia pure minimali, per definire le condizioni necessarie, ma ovviamente non le condizioni sufficienti, per valutare un’opera d’arte, quali:

  • Le opere d’arte sono anzitutto oggetti fisici, malgrado nell’arte concettuale si parli d’arte e di realtà come finzioni complementari.
  • L’arte ha a che fare con l’estasi, con la sensazione – non è un’opinione ma è un fatto – che può verificare chiunque provi a sostituire la visione di un dipinto con un racconto del dipinto o, d’altra parte, sostituire una poesia con la sua parafrasi.
  • Le opere sono oggetti sociali: non avrebbe senso parlare di opere d’arte senza uomini che condividano la nostra cultura o culture simili.
  • Le opere d’arte provocano solo accidentalmente conoscenza: è vero che ci sono opere d’arte che possono avere una portata conoscitiva, ma questo non significa in alcun modo che la funzione prioritaria dell’arte sia la conoscenza.
  • Le opere provocano necessariamente sentimenti ed emozioni.
  • Le opere sono umanizzate: i giudizi che si formulano sulle opere sono molto simili ai giudizi che si formulano sulla persona. Tutti gli oggetti, i prodotti o gli eventi con cui si ha a che fare ogni giorno possono piacere o meno. Alcuni si valutano per la loro bellezza, altri per la loro bruttezza, altri ancora non si valutano affatto. Solo di alcuni di questi prodotti però, che appaiano belli, brutti o lasciano indifferenti, si dice solitamente che sono opere d’arte.

Questa espressione porta con sé un giudizio di valore: non a tutti i quadri riconosciamo nello stesso modo o con la stessa sicurezza lo stato di opera d’arte. Si potrebbe usare l’espressione anche in senso non valutativo, ma semplicemente descrittivo, così che opera d’arte sarebbe qualsiasi oggetto prodotto dalle arti tradizionali, ma questa accezione è altrettanto problematica di quella valutativa.

Quelle che vengono definite opere d’arte sono in verità molto diverse fra loro. Una piccola parte di essi è raccolta nei musei, ma anche i musei contengono oggetti piuttosto eterogenei. Una opera d’arte può essere fatta di suoni, colori, parole, pietra, immagini di ogni genere, gesti e persino di oggetti o prodotti che non si differenziano, in alcun modo osservabili, da oggetti d’uso comune.

Quindi sembra che le opere d’arte non abbiano caratteristiche osservabili che le accomunino né una chiara funzione. Appare evidente la loro eterogeneità:

  • alcune opere d’arte richiedono evidentemente una grande abilità tecnica, ma non tutto ciò che richiede abilità tecnica viene considerato opera d’arte, né tutte le opere d’arte sono di difficile produzione (l’avrei saputo fare anch’io!);
  • alcune sembrano riprodurre la realtà, altre non sembrano riprodurre alcunché di noto;
  • alcune conservano tutto il valore che viene loro riconosciuto, anche se vengono riprodotte in un gran numero di copie, altre invece perdono tutto il loro valore quando non costituiscono l’originale stesso, alcune lasciano subito esterrefatti e pieni di ammirazione, altre risultano del tutto incomprensibili;
  • alcune ci appaiano chiaramente belle, armoniose, godibili, altre sembrano brutte, dissonanti e magari inquiete, ma può accadere che restino memorabili.

Nell’ultimo secolo sono entrate nella storia dell’arte le cose più diverse, che non posseggono nemmeno la benché minima caratteristica di essere opere dotate di un loro significato o di una durata nel tempo (body art, land art, performance). Di fronte a tali manifestazioni, c’è sempre qualcuno che si chiede: ma è ancora arte questa? La domanda naturalmente non è affatto ingiustificata. Ma c’è un problema: la domanda suppone che si sappia già con qualche chiarezza che cosa sia veramente un’opera d’arte, e si metta in dubbio soltanto l’opera inaspettata, il prodotto provocatorio o l’evento incomprensibile.

Ma siamo sicuri di sapere che cos’è un’opera d’arte, persino nei suoi significati canonici? Siamo sicuri, per esempio, di sapere perché sarebbero opere d’arte un dipinto (la Gioconda di Leonardo da Vinci) o una scultura (Il ratto di Proserpina del Bernini)? Eppure chi negherebbe che lo sono? L’opera d’arte, secondo Heidegger, è la messa in opera della verità rappresentando uno squarcio storico, quindi, l’esposizione di un mondo in cui l’uomo fonda il suo abitare e la sua terra

Testi curati da: Salvatore Lorusso Dipartimento di Beni Culturali  Alma Mater Studiorum Università di Bologna (sede di Ravenna), Italia Vincenzo Barone Scuola Normale Superiore di Pisa, Italia Lucio Colizzi Centro di progettazione, design e tecnologie dei materiali (CETMA), Brindisi, Italia Cosimo Damiano Fonseca Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Italia.  CONSERVATION SCIENCE IN CULTURAL HERITAGE . Cit. pdf Analytical- diagnostic- and computing  technologies

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