Il Mobile nella cultura

Valore culturale del mobile

Come accadde con gli dei, spesso anche mobili, oggetti e materiali, hanno una seconda esistenza e passano dall’uso ingenuo al barocco culturale.”
Jean Baudrillard, Il sistema degli oggetti

Il valore culturale del mobile merita un analisi in profondità. Tuttavia è un argomento ineludibile, per l’importanza che assume nell’ambito della conservazione, perciò cercheremo di tracciare almeno un profilo generale della questione.

Questo ci obbliga a fare, in via preliminare, una serie di amare constatazioni: in seguito a non si sa bene quali oscure circostanze politiche, sociali o psicologiche, il mobile manca della considerazione culturale che merita, rimanendo quindi in secondo piano nel panorama delle arti. Salta a l’occhio, in primo luogo, il fatto che il mobile antico, insieme al resto delle così dette arti applicate, industriali, decorative o come vogliamo chiamarle (), è poco spesso protagonista delle politiche culturali di molti paesi: scarseggiano le iniziative ad esso dedicate e la maggior parte delle volte la sua presenza si limita ad una semplice funzione di riempitivo in mostre o convegni che sviluppano altre tematiche.

Qualcosa di simile accade nelle sale di molti musei, dedicati al esposizione di pezzi appartenenti alle altre arti, ove incontriamo mobili di eccezionale valore artistico in funzione strettamente decorativa. E il panorama migliora solo di poco se parliamo di musei o collezioni di arti applicate, poiché sono per la maggior parte carenti di un adeguato supporto didattico che faciliti la comprensione, lo studio e il godimento dei pezzi. Nemmeno le fiere dell’antiquariato aiutano molto: lungi dal rappresentare un occasione importante per la divulgazione, la conoscenza e il godimento pubblico dei pezzi, hanno spesso una carattere puramente commerciale. Come sfondo a questo non brillante panorama, si segnala anche la scarsa attenzione che la politica educativa di molti paesi presta alla ricerca e alla divulgazione della storia non solo del mobile, ma anche delle arti applicate in generale: un attitudine che influisce sul perpetuarsi del disinteresse culturale verso questo tipo di opere, di un ignoranza generalizzata che si fa palese in tutte le iniziative culturali in cui appare il mobile per una qualsiasi regione.

Valore storico del Mobile

Qualsiasi attività umana e qualsiasi destino umano di cui si sia conservata testimonianza o  notizia, ha diritto, senza eccezione alcuna, a  reclamare per sè un valore storico.”
Alois  Reigl, Il culto moderno dei monumenti.

Possiamo considerare questo aspetto del mobile da due punti di vista: quello del suo valore  come documento storico e quello del valore  intrinseco che il fatto stesso di essere antico  attribuisce a tutti gli oggetti del passato  rivestendoli di un aura speciale. Nel primo caso, il valore di documento trova  fondamento nei dati concreti che il mobile  apporta alla storia dell’uomo: ogni mobile è  specchio dell’epoca in cui è stato costruito e  delle successive fasi che ha attraversato per  giungere sino a noi; ossia è testimone oculare  di tutti gli accadimenti storici occorsi durante  il suo . Strumenti di indubbio valore per lo studio e la  conoscenza del nostro passato, i mobili, come  afferma Alvar Gonzàlez-Palacios,. Così il mobile è testimone delle tecniche  artistiche o artigianali del momento in cui è  stato creato, tecniche che a loro volta  riflettono la realtà scientifica e tecnologica  del loro tempo e degli stili artistici  corrispondenti ad ogni momento storico.

A tale  proposito citiamo ancora Gonzàles-Palacios:. L altro punto di vista è quello che ci porta  alla percezione , nel mobile antico, di un  valore storico meno concreto. E senza dubbio la  sua capacità di accumulare memoria che gli  conferisce quella indefinibile forza  immateriale, evocatrice del passato, che  alimenta il nostro spirito senza che si possa  descrivere con esattezza il piacevole stato  emotivo che provoca in noi. Indefinibile, però  nono irreale, posto che di fatto l'”antico” gode  di per sé di un naturale prestigio culturale. 

Forse l’accettazione spontanea degli oggetti  antichi, tradizionalmente legata alla coscienza  collettiva, si basa semplicemente sulla  necessità spirituale dell’uomo di mantenersi  unito al ciclo della storia, alla memoria  collettiva, nel suo desiderio, come dice Isao  Hosoe, “di camminare nella continuità del  Certo è che la contemplazione degli oggetti del  passato provoca in noi un sentimento che va  oltre i canoni estetici del momento ed i gusti  personali di ognuno. Non mancherà certo chi  consideri questo concetto come una sorta di  feticismo derivato dal desiderio nostalgico e  romantico di evocare e recuperare il passato.

A  tale proposito sottoscriviamo senz altro il  pensiero di Gillo Dorfles, il quale lungi dal  considerare il mito “come una malattia, come  qualcosa di negativo che rende difficile la vita  degli uomini”, lo vede come “un fatto necessario  e positivo”. E crediamo, con Walter Benjamin,  che “solo perché la storia viene feticizzata in  oggetti fisici, possiamo capirla”. La stria ha conferito a questi oggetti un valore  di unicità (unicum). Sono irripetibili, proprio  perché appartengono a un epoca precedente a  quella che lo stesso Benjamin definisce come  l'”era della riproducibilità tecnica”. Da qui la  loro speciale aura mitico-poetica, che, pur non  mancando di colpire chiunque non sia del tutto “abbrutito”, vale la pena sottolineare ancora  una volta.

Valore artistico del Mobile

“Artigianato è tutta la sapienza dell’uomo applicata alle opere che crea manualmente.” 
Isao Hosoe

Il riconoscimento del valore artistico del mobile antico implica una rivalorizzazione dell’artigianato, ossia di quegli oggetti che , come dice Ezio Mancini, “supponevano la materializzazione dell’attenzione e dell’energia di un individuo”, in cui “non emergeva soltanto il substrato naturale dei materiali di cui erano fatti, ma anche l’apporto soggettivo,la mano, la fatica e il cuore dell’artigiano che li aveva prodotti”. Come suggerisce Giulio Carlo Argan, le tecniche del fare artigianale, spesso in relazione con quelle dell’arte, in certi momenti hanno prodotto valori d’arte assoluti. E Fulvio Carmagnola ci ricorda, per esempio, come nel primo Rinascimento italiano non esisteva separazione tra artigianato e arte, come la “teche febbrile” degli “artigiani superiori” costituiva il punto d’incontro fra la tradizione umanistica e quella scientifica. In questo senso va detto che durante il Rinascimento italiano la sperimentazione scientifica nel campo della prospettiva pittorica avvenne simultaneamente nella tarsia lignea (spesso applicata al mobile) e nella pittura . I risultati della tarsia lignea vanno chiaramente oltre un mero senso decorativo.

La riuscita è infatti tale da andare al di là della bidimensionalità dei pannelli.In tutte le epoche sono esistiti mobili di grande valore artistico, a volte opera di autori anonimi ma spesso realizzati da grandi artisti di fama nel campo dell’ebanisteria o anche in altri settori dell’arte, come pittori, architetti o scultori. Ricordiamo, a tale proposito, che nella realizzazione di alcuni tra i più bei cassoni italiani del Quattrocento e del Cinquecento intervennero pittori di grande prestigio come il Pollaiolo, Filippo Lippi , Botticelli, Paolo Uccello o lo stesso Leonardo e scultori e architetti della statura del Buontalenti. Nomi a cui possiamo aggiungere quelli di molti altri artisti che, a livello di progetto o di esecuzione pratica, hanno dato il loro apporto nella realizzazione di mobili come il Bernini, Robert Adam, Baccio D’Agnolo, Benedetto da Maiano, Giuliano da Sangallo, Antonio Barile, Pedro Ribera, Ventura Rodrìguez, Juan de Villanueva, David, Rubens, Sabatini….la lista potrebbe essere infinita.

Tuttavia è importante precisare che non dobbiamo giudicare il valore artistico del mobile basandoci esclusivamente sulla categoria del suo arteficie, poiché si tratta, in un certo senso, di un valore autonomo. Come afferma Alexanre Cirici, seguendo uno dei concetti di base di Gillo Dorfles e in sintonia con l’affermazione di McLuhan “il mezzo è il messaggio”, “l’incarnazione necessaria al mezzo artistico non nasce solo dalla mente dell’artista ma anche, in gran parte, dalla tecnologia stessa, dai mezzi impiegati”.Alcune volte l’intenzionalità artistica di certi mobili fa sì che la sua funzione d’uso non esista o per lo meno che resti in secondo piano, rifuggendo così dalla schiavitù della funzionalità. In questo senso nel ricordare che da sempre si sono creati mobili inutili come, ad esempio, alcuni tavolini di Martin Carlin che, “cosparsi di bronzi ispidi come daghe e di placche di porcellana fragili come vetri, erano scrivanie destinate a fanciulle che non scrivevano mai”. Un precursore di Dalì, quindi, secondo cui “una sedia può servire per sedersi, però a una sola condizione: che ci si sieda male”.Sono molti i casi in cui le tecniche decorative applicate tradizionalmente al mobile raggiungono una qualità così eccezionale da trasformare il mobile in un mero supporto, in un pretesto per tale virtuosismo tecnico.

E’ questo il caso (nell’enorme varietà di esempi che possiamo citare) dei mobili scultorei di Andrea Brustolon, dei cassoni dagli intagli preziosi della fine del Cinquecento romano e dei sedili rococò veneziani con lo schienale così finemente intagliato e traforato che, come dice Casto Castellanos, “perdono la loro funzione di appoggio per la schiena”, o quello degli squisiti manufatti di ebanisteria di J. Henri Riesener, alcuni dei quali Pierre Verlet ha definito “immateriali”. Oggetti in cui, in definitiva, la funzione estetica riesce a superare la funzione d’uso. Una funzione che, senza dubbio, non va disprezzata, considerato che in molti mobili arriva ad essere fondamentale, senza per questo sottrarre loro valore artistico. Per concludere, occorre segnalare che la valutazione artistica del mobile antico implica il superamento di certe idee preconcette basate sulla scarsa conoscenza della storia dell’arte e del mobile, come quella che l’arredamento e i mobili siano in ritardo rispetto alle altre arti.

Generalmente, le caratteristiche che definiscono un determinato stile si manifestano, senza gerarchie, in tutta la produzione artistica del momento, che si tratti di pittura, scultura, architettura, oreficeria, porcellana e ceramica, vetri, mobili ecc. Questo non ha impedito al mobile, in alcune occasioni(com’è successo con tutte le categorie artistiche), di essere guida o fonte d’ispirazione per le altre arti.È questo il caso dei mobili eseguiti da Jacob Desmalter (1770-1841) su incarico di David affinché egli potesse rappresentarli nei suoi quadri. Così come, in determinate epoche, un certo tipo di arredi hanno espresso in modo più convincente di altri oggetti artistici uno stile particolare. Potremmo citare l’ esempio dei mobili Impero, che manifestarono in modo più evidente l’architettura, della scultura o della pittura gli ideali di grandezza di Napoleone Bonaparte, in cui possiamo vedere un altro precursore – non meno geniale, né meno paranoico – di Dalì quando afferma:”una sedia deve servire per far sorgere lo spettro orgoglioso, ornamentale, intimidatorio e quantificato di un’epoca: lo spettro supremo dello stile”.

Valore sociologico del Mobile

 “Ogni oggetto d’arte è un punto di convergenza ove incontriamo la testimonianza di un numero più o meno grande, che può però arrivare ad essere considerevole, di punti di vista sull’uomo e sul mondo.”
Pierre Francastel, Studi di sociologia dell’arte

Il mobile, come prodotto dell’attività umana, è come un anello in più della catena delle manifestazioni culturali che riflettono i diversi stili di vita dell’uomo nel corso del tempo.Il suo studio risulta essere di grande utilità per conoscere la sensibilità particolare di una determinata società, in quanto la sua forma e la sua tipologia riflettono aspetti sociali della più diversa natura, che vanno dalle correnti di pensiero, passando per le condizioni di vita, i gusti, gli usi e costumi, i tipi di habitat, la moda, fino alla personalità stessa degli uomini di governo.

Vediamo alcuni significativi esempi di epoche diverse. Nel Settecento, com’è noto, la donna accede a un progressivo protagonismo all’interno della società francese (ricordiamo Madame de Pompadour e l’influenza determinante esercitata dalla sua forte personalità). Ebbene, durante il regno di Luigi XV, notiamo come non solo la moda delle sottane ampie dia luogo a un allargamento dei sedili e al rientrare dei braccioli delle poltrone rispetto all’asse della gamba per far posto al nuovo abito femminile, ma anche come, in accordo con la maggior libertà nei costumi e nelle abitudini sociali – che tra l’altro porta la donna ad adottare nell’intimità posture più rilassate -, si produca il successo della chaise-longue in tutte le sue varianti: non è casuale che questa tipologia (creata durante il regno precedente, ma che si diffonde solo adesso) permetta di distendere le gambe e offrire una maliziosa, incipiente visione della caviglia….

A un altro ordine di questioni ci rimanda l’apparizione della tipologia dello stipo del Rinascimento italiano, in piena esplosione dell’antropocentrismo filosofico. Mobili destinati a contenere oggetti da collezione: quale simbolo migliore di questo nuovo atteggiamento, che rivendica la dignità dell’uomo e non solo delle sue produzioni, ma anche di quelle di una natura messa al suo servizio, oggetto di amore e studio sistematico?L’Ottocento offre a sua volta esempi interessanti. L’estrema semplicità decorativa e lo spirito pratico dei mobili degli Shakers in Nordamerica esprimono in modo evidente le ascetiche idee religiose, sociali ed estetiche della setta che li costruiva (riferendosi a loro, si arrivò a parlare di una “religione del legno”). E se vogliamo cogliere lo spirito della borghesia centro-europea tra il 1815 e il 1848, cosa abbiamo di meglio del contemplare un mobile Biedermeier, la cui sobria eleganza esprime le esigenze di praticità e comodità dei suoi destinatari, amanti di una vita domestica e discreta?Alludevamo prima alla possibilità di vedere riflessa nel mobile la personalità di un uomo di governo: questo è ciò che accade durante, il regno di Luigi XV, che dà nome a uno stile caratterizzato dall’opulenta monumentalità e ricchezza dei materiali direttamente collegato all’assolutismo monarchico, il potere universale a cui aspirava questo re ed era monarchico, il potere universale a cui aspirava questo re ed era improntata la rigida e formale etichetta della sua corte.

Valore simbolico del Mobile

“Non vi è fascino più potente di quello dei simboli misteriosi il cui senso sia stato dimenticato. Chi può dire quale antica saggezza possa incarnarsi in quelle configurazioni e forme enigmatiche?” 
Ernst’H. Gombrich, Il senso dell’ordine 

Il valore simbolico del mobile, aspetto scarsamente studiato e insufficiente messo in evidenza da parte degli storici – come dimostra l’inesistenza di uno studio specifico che metta a fuoco questo tema -, sarebbe un altro valore da aggiungere a quelli già menzionati e che giustificano la considerazione del mobile come bene culturale. Sicuramente il mobile ha sempre manifestato un significato simbolico, agendo come oggetto comunicativo all’interno di un contesto storico o sociale determinato, e tale carica simbolica si può individuare sia nella tipologia del mobile sia nel suo aspetto formale, nella decorazione o negli stessi materiali utilizzati per la sua costruzione. Sebbene il mobile abbia rappresentato in tutte le epoche un indice della struttura della società, è in particolare nell’antichità e nel Medioevo che il contenuto simbolico ha messo in ombra gli altri aspetti del mobile. Così, ad esempio, nell’antico Egitto alcuni degli arredi più lussuosi erano destinati unicamente alle tombe degli alti dignitari, i faraoni e i sacerdoti.

Nel Medioevo il mobileEra uno dei segni esterni che, in maniera intenzionale, evidenziava la forte gerarchizzazione sociale, e a tale proposito va segnalata la grande distanza che intercorre tra i mobili a carattere esclusivamente utilitario (destinati ad esigenze primarie: mangiare, riposarsi e immagazzinare; come gli sgabelli, i cassoni e i tavoli con cavalletti), di estrema semplicità strutturale e decorativa, e quelli a cui si attribuiva maggior importanza, in quanto ostentavano un valore simbolico-cerimoniale, che, mettendo in secondo piano il loro calore d’uso, erano espressione di autorità politica, sociale e religiosa. 

Si vedano, ad esempio, tipologie come quella del trono, della sedia con schienale o del faldistorio, della credenza con ripiani per esibire il vasellame o del letto di apparato.D’altra parte, è curioso osservare come luogo tutta la storia-e non solo nel Medioevo – ad alcune tipologie, come la sedia o il letto, è stato attribuito più che ad altre un valore simbolico. Le cause non sono chiare, ma potremmo provare a formulare qualche ipotesi: nel caso della sedia questo fatto potrebbe essere dovuto alla sua associazione formale con il trono, massimo simbolo di potere umano e divino in tutte le epoche e culture, mentre la carica simbolica del letto potrebbe derivare dal suo legame con aspetti magici e trascendentali della vita dell’uomo, come la procreazione, la nascita, il sonno e la morte.Oltre a queste tipologie generalizzate ne esistono altre circoscritte a determinate epoche e culture, in cui alcuni autori hanno voluto riconoscere una certa carica simbolica. E’ questo il caso del caratteristico poggiatesta detto uol nelle culture orientali, a cui, oltre al suo carattere pratico, è stata attribuita una connotazione simbolica, in quanto serviva a proteggere la testa del dormiente (fonte di vita) allontanando gli spiriti maligni.

Altri esempi: la culla, elemento morbido e caldo che ricorda l’utero, potrebbe simbolizzare il seno materno, e il suo dondolio si associa alla felicità della sicurezza senza preoccupazioni; oppure il baule, presente in molti racconti mitologico-religiosi (Arca dell’alleanza degli ebrei ecc.), la cui apertura è simbolo di una rivelazione, essendo lì depositato un tesoro materiale o spirituale.in qui ci siamo riferiti al valore simbolico di determinate tipologie di mobili. Però anche alcuni elementi costruttivi o decorativi connotavano il livello sociale delle persone che avevano il possesso esclusivo di tali arredi. Ad esempio, per tornare al Medioevo, la presenza o assenza di baldacchini nei letti o nei sedili, così come le loro dimensioni, l’uso dello sgabello per appoggiare i piedi o il numero variabile di scansie nelle credenze secondo il titolo nobiliare del proprietario.Capitolo importante, anche se il suo studio si scontra con difficoltà enormi, è quello del simbolismo nei motivi decorativi, che possono avere carattere sia figurativo sia astratto. Nel primo caso questa carica simbolica si può trasmettere tanto attraverso un programma iconografico completo quanto per mezzo di elementi naturalistici isolati, come quelli presenti nei mobili dell’antichità e che si ripetono lungo la storia anche se con il tempo vanno perdendo la propria connotazione simbolica.

Elementi zoomorfi, come la zampa di leone, l’artiglio dell’aquila, lo zoccolo del toro, del cervo o del capriolo, la conchiglia ecc., o vegetali, come la foglia di alloro e il giglio. Questi elementi, al di là di una semplice intenzionalità decorativa, potrebbero rivelare, in certi momenti storici e culturali, il desiderio di conferire al mobile un significato simbolico. Potrebbe quindi darsi che i motivi zoomorfi presenti nei mobili dell’antichità obbedissero alla profonda intenzione di conferire loro un contenuto antropomorfico, animista, come afferma Renato De Fusco, citando Battisti: “E’ come se l’uomo facesse molta fatica a convincersi che egli ha la possibilità di fabbricare oggetti interi compienti funzioni meccaniche. Il sedile resta per molto tempo con le sue zampe di animale….. un solerte e paziente animale che fa da intermediario fra chi si siede e la terra”.In questo modo il leone, il toro, l’aquila, l’ape (solo per citare alcuni esempi) presenti nei mobili trasferirebbero a chi li usa le qualità loro attribuite. Ossia, il potere, la forza, l’intelligenza o la regalità che si aveva bisogno di riaffermare e trasmettere. In quanto ai motivi decorativi di tipo astratto come quelli geometrici, potrebbero aver avuto, in certi periodi, il carattere di segni ideomorfici per esprimere concetti magici o religiosi. Chi può affermare con sicurezza che il rombo inquadra le teste femminili di certe caqueteuses francesi non abbia l’intento di conferire al sedile un carattere femminile, proprio per il fatto che il rombo simbolizza l’utero? Tutta la tradizione popolare occidentale si trova costellata di mobili decorati con motivi di tipo geometrico e il fatto che alcuni svolgano un ruolo esclusivamente decorativo non toglie che originariamente abbiano avuto un carattere simbolico, anche se questo si è perduto o trasformato nel corso dei secoli.Altro aspetto da non dimenticare è il carattere simbolico che acquisiscono in determinati momenti alcuni materiali di cui è costituito il mobile. Per esempio la madreperla, materiale molto utilizzato nei mobili, che secondo la cultura islamica protegge dal malocchio, o le pietre preziose, che rappresentano la Sapienza nella tradizione biblica. E, naturalmente, i vari tipi di legno, come il cedro, la cui incorruttibilità lo converte nell’emblema della nobiltà, della forza e dell’eternità, il frassino, considerato in Scandinavia simbolo di immortalità, o il legno mitico per eccellenza, l’ebano, che includeva tra le sue molteplici proprietà quella di allontanare la paura (da cui il suo uso nella costruzione delle culle). 

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