Antiquariato e storiaProposte dell'antiquario

19 – Cinque Minuti di Antiquariato: Luigi Prinotto

Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.

Luigi Prinotto

Poche notizie si hanno sui primi anni di lavoro e sulla stessa Sua formazione; lo stesso dicasi, a causa di una lacuna nel registro dei battezzati della chiesa di Cissone, nelle Langhe in Piemonte, a riguardo dell’anno di nascita; sapendo però che morì all’età di 95 anni il 22 aprile 1780, si può ipotizzare che nacque intorno al 1685.

Luigi Prinotto viene annotato nel Registro dei Mastri dell’Università dei Minusieri, l’8 ottobre 1712. Il primo lavoro per cui si registra un pagamento a favore di Prinotto è una modesta riparazione eseguita per Madama Reale intorno al 1717.

Nonostante questo esordio non certo dei più brillanti, Prinotto, nonostante per buona parte della carriera costretto ad una convivenza con altro importante ebanista, godette sempre una buona considerazione. Invece il primo lavoro degno di nota lo ritroviamo nei registri dei pagamenti del Palazzo Reale di Torino nel 1721, dobbiamo quindi presumere che in tale data sia in proprio ed abbia già una avviata bottega di mobili.

19 – Cinque Minuti di ANTIQUARIATO: Luigi Prinotto

Caratteristiche della Sua “marchettatura” sono l’utilizzo del legno di noce in varie tonalità, accoppiato al bois de rose ed altri legni di frutto con inserti di madreperla e avorio. Famosa è la scrivania a ribalta eseguita per il Palazzo Reale con figure in avorio che rappresentano episodi dell’Assedio di Torino del 1706. Altra scrivania con scene campestri e vedute di caccia è conservata al Museo Civico d’Arte Antica a Palazzo Madama ed è databile intorno al 1723-1725; del medesimo periodo è uno scrittoio a più cassetti con marqueterie in legni di palissandro e ebano e figure in avorio rappresentanti figure familiari e campestri.

Nel 1723 Filippo Juvarra commissiona al Prinotto un altare in legno destinato alla Cappella del Beato Amedeo, nella Cattedrale di Sant’Eusebio a Vercelli; forse per dissidi tra le parti, non venne mai consegnato. Depositato per un periodo nella Sacrestia della Chiesa di S. Uberto presso la Reggia della Venaria, per circa 70 anni se ne persero le tracce; dal 1843, non sapendo comunque l’anno esatto della sua collocazione, se ne registra la presenza al Santuario di Forno Alpi Graie posto a 1340 mt. di altezza al termine della Val Grande di Lanzo. La decorazione è costituita da ebano, palissandro e avorio inciso. Gli arredi che uscivano dalla Sua bottega erano eseguiti in modo raffinato ben interpretando lo stile in voga, un unico appunto si potrebbe fare in merito alla troppo radicata tradizione stilistica.

E’ probabilmente per questo motivo che l’8 febbraio 1731 Pietro Piffetti, di cui abbiamo parlato nella puntata n. 12, prese servizio presso la corte sabauda. Infatti il Piffetti, ricco dell’esperienza acquisita nella permanenza a Roma, era in grado di meglio interpretare e proporre modelli più all’avanguardia. Le commissioni assegnate a Prinotto anche quelle Reali, rimasero comunque numerose ma diminuirono di prestigio. Rimase attivo fino al 1776 e dopo la sua morte avvenuta, come ricordato all’inizio, nel 1780, la Sua bottega risulterà ancora attiva per circa 12 anni.

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