Antiquariato e storia

32 – Cinque minuti di Antiquariato: Henry Thomas Peters

Nello stesso periodo in cui Gaetano Descalzi, di cui abbiamo parlato nella puntata n. 24, si impone a Chiavari per innovazione e genialità creativa, sbarca a Genova un mobiliere inglese: Henry Thomas Peters.

Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.

Di padre inglese e madre francese, nacque a Windsor l’11 novembre 1792 e nulla si sa della Sua formazione giovanile. A 25 anni, nel 1817, lo troviamo a Genova. Presto si contraddistingue per l’abilità dimostrata nella realizzazione di mobili e divenuto fornitore della borghesia genovese, ottiene particolare favore e supporto dalla famiglia Durazzo.

32 – Cinque minuti di Antiquariato: Henry Thomas Peters

I mobili, spesso da Lui stesso disegnati, sono realizzati con legni pregiati di importazione quali mogano, noce d’india, bosso; il successo deriva dalla buona fattura, da intagli e decori accurati e per i prezzi relativamente bassi in rapporto all’ottima qualità. Il Peters avvalendosi di molti lavoranti e di strumenti perfezionati tra cui le prime macchine a vapore, giunte in città, per la lavorazione del legno, produceva con celerità mobili di serie che portavano quasi sempre la stampigliatura a secco: PETERS MAKER GENOA. Fu il primo a sovvertire il sistema della produzione da parte delle botteghe artigiane, introducendo a Genova sistemi di costruzione ormai affermati in Francia ed Inghilterra, con la ricerca del cliente in una fase successiva alla produzione. La costruzione, impostata su scala industriale, con il conseguente crollo dei prezzi, indusse i concorrenti a coalizzarsi contro di Lui, contribuendo assieme ad altri fattori a decretarne nel tempo, la rovina economica.

In breve tempo diviene fornitore anche delle importanti famiglie Brignole-Sale e De Mari.

Parallelamente alla produzione “borghese”, fu in grado di sviluppare e consolidare l’incontro, nel 1828, con Casa Savoia, che si concretizza con opere per il Palazzo Reale di Genova e dal 1833 per il Castello Reale di Racconigi e quello di Pollenzo. Nel 1835 ottiene il titolo di “ebanista di Sua Maestà” e continuerà a operare per la Casa Reale, fino al 1848.

Per poter soddisfare le pressanti richieste di nobiltà e borghesia, negli anni di maggior successo, importa e ne fa commercio, mobili dall’Inghilterra e dalla Francia, riuscendo così a soddisfare appieno le esigenze delle famiglie genovesi con attenzione maggiormente internazionale.

L’alto tenore di vita e i numerosi figli, 6 avuti dalla prima moglie e dopo essere diventato vedovo, altri 6 concepiti con la seconda moglie, lo portano ad accusare problemi finanziari già dal 1832. Dal 1836 contrasti con varie personalità cittadine e il governatore Filippo Paulucci che volutamente lo avrebbe sfavorito in più occasioni, inducono il Peters a spendere cifre considerevoli in avvocati e tribunali. La rovina finanziaria è ormai segnata. I contrasti erano dovuti al Suo perseguimento ostinato delle posizioni politiche di tendenza estremamente liberale, arrivando addirittura a contrastare, lui che per primo aveva introdotto macchine utensili a vapore, l’uso dell’automazione perché portatrice di disoccupazione e bassi salari per le classi lavoratrici. Condividendo parte degli ideali di Giuseppe Mazzini, come emerge dai suoi scritti, provò a favorire un dialogo con Carlo Alberto di Savoia che Peters definiva “re costituzionale d’Italia”.

Nel 1846 vinse la medaglia d’argento per un tavolo presentato all’esposizione organizzata in concomitanza del “Congresso degli Scienziati Italiani”, al ritiro del premio si prodigò in una filippica di stampo politico in cui affermava di non aver ottenuto la medaglia d’oro solo per ragioni ideologiche.

Ma il destino della ditta è ormai segnato, ne verrà decretato il fallimento e al Peters non venne risparmiato il carcere.

Henry Thomas Peters muore a Genova nel 1852.

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