Arte&Dintorni

Il culto del Divino Infante

Il Divino Infante della Chiesa di Campanile a Frasso Telesino: Storia, arte e tradizioni

Nel nostro monastero evvi un bambino fatto fare da S. Alfonso M. de Liguori. Questo Bambino prima di morire.

Qualche religiosa da un segno un mese prima.

Quando venne da Napoli si scotichò nella punta del naso, e per quanto si sia fatto per accomodarlo, il tutto è rimasto vano.”

La notizia documenta la donazione, la provenienza e la data approssimativa di realizzazione del Gesù Bambino – Chiesa di Campanile a Frasso Telesino (BN). La notizia c informa, inoltre di una lieve rottura subita dalla statua, durante il trasporto da Napoli.

S. Alfonso Maria de Liguori è stato vescovo di S.Agata dei Goti (BN) dal 1762 al 1775, in questo spazio di tempo dona al Monastero di Gambacorta (attiguo alla chiesa) e nel contempo alla comunità di Frasso Telesino, la statua lignea del Gesù Bambino, fatta fare a Napoli. Fin qui niente d insolito, se non che, in questo periodo, il culto per il “Divino Infante” raggiunge il massimo della diffusione, di venerazione e l’inizio del suo declino.

(Cfr. Archivio Vescovile di S.Agata dei Goti-Miscellanei Nuovi vol.XXVIII p.415 at.).
Il culto del divino Infante
Napoli fu, nel sei-setecento, un luogo importante di divulgazione del culto e di produzione di statue di Gesù Infante. Gli Scolopi, nella loro chiesa alla Duchesca a Napoli, conservavano un Bambin Gesù di legno “che si diceva operasse miracoli alle partorienti e alle donne sterili” (Gian Giotto Borrelli).
Il Divino Infante della Chiesa Il Campanile  (Frasso Telesino)
Il culto non è legato alla sola festività del Natale, ma durate tale festività la venerazione raggiunge la solennità maggiore. Verso la metà del secolo XVIII, il crescente interesse per l’allestimento del presepe, favorito dalla corte borbonica (Carlo III), contribuisce all’appannamento del culto del Bambinello Gesù e ad un lento declino.

S. Alfonso quando regala la scultura alle suore di Gambacorta è probabile che abbia esaudito un enorme desiderio delle religiose che è quello di possedere e adorare un Bambinello che, ogni convento, chiesa e casa privata custodiva con grande rispetto e devozione.

Il culto del Bambinello ha origini antiche, risale al Medioevo, alle rappresentazioni dei “Drammi sacri”. Alcune parti di santi e del Bambino Gesù erano sostituiti da sculture di legno (Nota 1). Con l’abbandono delle rappresentazioni dei “Drammi sacri”, da parte della Chiesa, il culto dell’infante divino andò ad attenuarsi (Nota 2). Verso la fine del cinquecento e agli inizi del seicento, con la riscoperta dei valori legati all’infanzia, il culto si riaffermò con grande vigore. Il convento femminile, all’inizio, fu il luogo ideale per la sua diffusione e, in breve tempo, dall’Italia si propagò in tutta l’Europa, nelle Americhe, (in Brasile in particolare) e nelle Filippine (Nota 3).
Molti conventi femminili furono, anche, luoghi di produzione di opere di culto: suore, artiste – artigiane, secondo i risultati che raggiunsero, si dedicarono a realizzare statue di Gesù Bambino, prevalentemente in cera. La cera (Nota 4), il più delle volte, era un composto di residui di candele e le stoffe dei vestiti erano avanzi di paramenti sacri, dismessi o logorati.

Nota 1 Il Bambin Gesù per esigenze sceniche, durante il Natale, poteva avere dimensioni più grandi del reale.
Nota 2 Dal XIV al XVI sec. il culto sopravvisse nel privato delle case, il Bambinello aveva una funzione apotropaica e di buon auspicio.
Nota 3 I nuovi ordini religiosi: i Teatini, gli Scolopi e soprattutto i Gesuiti ebbero un ruolo importante per la diffusione del culto.
Nota 4 I Bambinelli di cera colorata erano realizzati dentro stampi.

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