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L’ARTE DEL MINIARE – il supporto e la scrittura

 Fonte: Francesca CristiniFoto di copertina: LA PERGAMENA – immagine medievale di una bottega specializzata nella produzione di pergamene – particolare di una miniatura conservata alla Biblioteca Universitaria di Bologna, ms. 1456 (= Sorbelli 963), f. 4r – foto tratta da internet

Iniziamo con l’analizzare il lavoro che precede la decorazione, seguiremo poi passo a passo la tecnica usata dai miniaturisti medievali.

Nell’articolo precedente, dopo una breve introduzione abbiamo accennato alle fasi fondamentali della realizzazione di un manoscritto. Adesso iniziamo con l’analizzare il lavoro che precede la decorazione, dopodiché seguiremo passo a passo la tecnica usata dai miniaturisti medievali. La trattazione è integrata da una serie di fotografie scattate durante i Corsi di Arte Antica,  queste ultime ci permetteranno di veder prendere forma una pagina di uno dei corali conservati presso il Museo Diocesano di Genova.

Il supporto

Iniziamo con lo spendere alcune parole sul supporto. Come sappiamo i codici medievali erano realizzati su pergamena ottenuta dalla lavorazione di pelli animali (vitelli, capre, agnelli, …etc) trattate in modo da ottenere fogli spianati e lisci. Una volta che la pelle era stata privata del pelo e dei residui di carne, veniva immersa in acqua corrente, quindi si procedeva ai bagni di calce alternati a lavaggi e raschiature per asportare il grasso, le macchie ed altre eventuali impurità. Successivamente le pelli venivano stese su appositi telai, lavate, lasciate asciugare all’aria e raschiate, il tutto ripetuto più volte fino ad eliminare ogni asperità da entrambi i lati ed ottenere il giusto spessore.

LA PERGAMENA – foglio di pergamena con ancora la caratteristica forma dell’animale – foto Ianua Temporis
LA PERGAMENA – fogli di pergamena tagliati – foto Ianua Temporis

Perfettamente essiccata, la pergamena veniva a lungo levigata con la pietra pomice (pomiciatura). Allo scopo di rendere la superficie adatta alla scrittura, il trattamento era completato con un appretto leggero composto da creta o altra polvere bianca, mescolata a gomma arabica, in assenza di questa ottime alternative erano la colla di pelle o quella di pesce.

Nell’alto medioevo, per i codici di pregio, prima di procedere alla scrittura in oro o argento si usava tingere la pergamena con un colore rosso violaceo (pergamene purpuree). Il color porpora fu indubbiamente il più usato inizialmente, ma diventando sempre più raro e costoso si preferì sostituirlo con altre materie coloranti come il chermes (che si ricavava da alcune specie di cocciniglia). Nella rubrica VI del “De clarea”, sono riportate due ricette che usano questo colorante per tingere pergamene a seconda della qualità, per quelle più pregiate delle Fiandre e della Normandia era sufficiente usare come legante la chiara d’uovo, per le altre si consigliava l’impiego del solo tuorlo.

Esistono anche casi più rari di codici tinti in giallo o in nero.

A causa dell’alto costo della pergamena era abbastanza frequente riadoperare i fogli già scritti per produrre nuovi codici detti palinsesti o codices rescripti. Per eliminare le vecchie tracce d’inchiostro si immergevano le pagine nel latte, si sfregavano fortemente con una spugna e, dopo averle fatte asciugare, venivano a lungo raschiate con pietra pomice. Interessanti sono i quattro suggerimenti che l’ignoto autore del “Liber de coloribus qui ponuntur in carta” fornisce per sopperire ai danni che durante il lavoro il calligrafo o il miniaturista potevano arrecare alla pergamena.

Per togliere l’olio “...prendi cenere di ramoscelli e gambi di fava e poni questa polvere tiepida sulla carta e rinnova la polvere per due o tre volte in successione; lascia per un giorno e una notte o di più a libro serrato”.

Per eliminare il sego “…prendi una pezza bianca e poni(la) sopra il sego, ovvero sopra altro grasso, e sopra la pezza poni una sottilissima polvere calda di gesso, e sopra al gesso poni un’altra pezza e chiudi il libro”.

Per rimediare all’annerimento per fuliggine “…prendi una pezza bianca e poni(la) sopra la carta da entrambe le parti e lascia(la) finché la carta non diventi umida; poi togli la pezza e distendi il foglio e chiudi il libro”. Infine per eliminare la cera “…se è passata da entrambe le parti, scalda due piastre non a lungo e poni(le) sopra: poi chiudi il libro per un’ora scarsa”.

Codici e quaderni

I codici si componevano di quaderni. Il quaderno era costituito da un fascicolo di fogli cuciti insieme, inizialmente quattro come suggerisce il nome, ma con il tempo il numero divenne variabile. Ogni foglio era ottenuto dalla pergamena piegata a metà ed era formato da quattro facciate, ogni singola facciata veniva denominata pagina e la coppia di queste era definita carta. Essendo la pergamena composta da due facce non perfettamente identiche una più liscia (recto) e l’altra più ruvida (verso), la piegatura del foglio veniva predisposta in maniera tale che a libro aperto le pagine presentassero le stesse caratteristiche.

Strumenti di scrittura

Per assicurare regolarità ed armonia al testo, il calligrafo prima di  iniziare a scrivere, segnava sulla pergamena con una punta metallica o dell’inchiostro una serie di righe orizzontali e due righe verticali da usare come margini.

PENNA e CALAMO – immagine tratta da Christopher De Hamel, Medieval Craftsmen. Scribes and Illuminators (London: British Museum Press, 1992), fig. 21, p. 27 – foto internet
LA SCRITTURA – prove di scrittura con penna d’oca
corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis

Per comporre i testi si utilizzava la penna d’oca  oppure il calamo ottenuto da canne di giunco. Per temperare calami e penne si usava un coltello chiamato scalprum librarium o moderatorium ad temperandum pennas da cui deriva il termine temperino.

LA SCRITTURA – scrittura su pergamena del testo della pagina miniata con il calamo
corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis
LA SCRITTURA – scrittura su pergamena del testo della pagina miniata con la penna d’oca
corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis
Gli inchiostri

Gli inchiostri usati per la scrittura erano in genere di color nero, fabbricati con metodi artigianali si rifacevano a molteplici ricette. Il più diffuso era ricavato dalle galle della quercia con aggiunta di vetriolo, acqua piovana e gomma arabica.

LA SCRITTURA – inchiostri colorati – rosso al carminio di cocciniglia e blu all’indaco vegetale – foto Ianua Temporis
LA SCRITTURA – inchiostro rosso al carminio di cocciniglia – inchiostro nero alla noce di galla – foto Ianua Temporis

Un altro procedimento prevedeva l’uso del pigmento nerofumo temperato con una soluzione di acqua e gomma arabica. Esisteva anche l’inchiostro al nero di seppia, ma raramente utilizzato perché molto costoso. Oltre alle già menzionate scritture in oro ed argento altre colorazioni presenti nei codici erano il rosso, ottenuto da inchiostri di origine minerale a base di cinabro o ricavati dal chermes; il blu che veniva prodotto da sostanze vegetali quali l’indaco o il tornasole; e il verde, anch’esso di origine vegetale, ma usato in rari casi.

Nel“Liber de coloribus qui ponuntur in carta” sono riportate due curiose ricette per inchiostri lucenti  di notte: “…prendi fiele di cane, legno di sambuco putrido, o radici di esso oppure di salice, e piccoli vermi lucenti di notte e prendi pesci lucenti di notte e albume d’uovo, stempera tutto insieme e scrivi. Un altro colore per lo stesso scopo. Prendi piccoli vermi lucenti di notte e fai un olio al fuoco e mescola con argento vivo e scrivi”.

LA SCRITTURA – tracciatura delle linee guida sulla pergamena
corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis
LA SCRITTURA – tracciatura delle linee guida sulla pergamena
corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis
Lettere capitali

Talvolta agli usuali compiti del copista si aggiungeva anche quello di eseguire alcune lettere capitali che potevano essere arricchite da eventuali decori a penna (lettere filigranate). Nel “De clarea” l’autore fornisce alcuni utili consigli su come procedere: rubrica XI – “Quando avrai messo il chermes o il minio sulla pergamena per formare le lettere capitali, che tu mantenga la penna ben ferma non soltanto poi per questo colore ma anche per l’azorio. Per il colore verde poi sia meno ferma che per il precedente, perché si mette più facilmente. …”, rubrica XII – “Quando dunque componi la lettera, dapprima con la penna ricurva aggiusta torno torno le estremità della lettera affinché non appaia sfrangiata; fatto ciò aggiusterai e distribuirai equamente il colore per tutta la lettera, affinché il colore non sia troppo in un punto e troppo poco in un altro, o sia troppo chiaro dentro la lettera. Dopo (aver eseguito) queste cose poni la stessa opera da asciugare in un luogo piano. …

LA SCRITTURA – prove di scrittura con il calamo corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis
LA SCRITTURA – scrittura su pergamena del testo della pagina miniata con inchiostri colorati
corsi di arte antica lezioni di calligrafia – foto Ianua Temporis

Una volta che il calligrafo aveva eseguito tutte le scritture lasciando scoperti gli spazi destinati alle decorazioni, le pergamene passavano al miniaturista. Poteva capitare che il copista avesse dei dubbi sulle capacità interpretative dell’alluminatore, in tal caso soleva indicare con un tratto leggero la lettera da ornare, dando anche qualche suggerimento sul soggetto da dipingere. Sia in ambito monastico che nelle botteghe laiche erano conservati dei veri e propri archivi con modelli d’immagini, lettere e forme decorative dai quali attingere.

Con il passaggio del manoscritto dal copista al miniaturista si conclude la fase dedicata alla scrittura ed inizia l’opera di decorazione ma questo lo vederemo nei prossimi articoli…

Gli altri articoli de “L’ARTE del MINIARE” di Francesca Cristini

Un pensiero su “L’ARTE DEL MINIARE – il supporto e la scrittura

  • Gabriella Lussana

    Estremamente interessante anche questo secondo articolo sull’Arte della Miniatura. Inutile scrivere che si rimane con il “fiato sospeso” in scalpitante attesa di ciò che verrà svelato nel prossimo “Capitolo”.
    Grazie infinite per rendere “visibile” uno scrigno di conoscenza così prezioso!
    Gabriella Lussana

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