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Guardare l’Arte: il gatto

Fonte: Studio Verdi Demma: Tecnologie diagnostico-analitiche e informatiche per l’attribuzione, l’autenticazione e la valutazione economica delle opere d’arte

L’Arte va letta e interpretata, non sempre ciò che vediamo è quello che realmente è rappresentato. Spesso ha tutto un altro significato.

Il gatto, nell’immaginario collettivo compagno prediletto delle streghe, è stato generalmente guardato con sospetto forse causa della sua misteriosa capacità di vedere nell’oscurità.

Argomenti del ciclo: Guardare l’Arte

“In Grecia e a Roma si riteneva che il gatto fosse sacro a Diana, divinità lunare. Si racconta peraltro che la dea della caccia, per sfuggire al terribile Tifeo, gigante dalle cento braccia, avesse assunto le fattezze di un gatto.
Nonostante la cultura religiosa lo consideri un animale funesto, collegandolo all’immagine del diavolo e dell’oscurità, in realtà al gatto sono state attribuite anche simbologie positive.

Secondo alcuni, infatti, in quanto abile cacciatore, può essere paragonato a Gesù cacciatore di anime. Inoltre l’animale può apparire come attributo della Madonna, poiché un’antica leggenda narra che la notte in cui Cristo venne al mondo una gatta diede alla luce i suoi cuccioli.
Talvolta nell’iconografia dell’Ultima cena appare un gatto che affronta minaccioso un cane, a indicare contrasto e inimicizia (vedi foto di copertina. ndr).

Lo stesso significato è stato attribuito alla personificazione del contrasto, descritta come un giovane armato di spada ai piedi si affrontano con toni minacciosi un cane e una gatta. Si dice inoltre che l’animale sia traditore poiché è solito uccidere i topi dopo essersi divertito con loro. Proprio a significare il tradimento, può apparire, sempre nell’iconografia dell’Ultima cena, addirittura ai piedi di Giuda. Per lo stesso motivo è stato associato alla lussuria.
Infine, poiché non sopporta di essere chiuso in gabbia, il gatto è diventato attributo della Libertà, e come tale animava gli emblemi nobiliari di alcune antiche famiglie sveve e borgognone”.

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